Settimana della 7 domenica dopo Pentecoste – giovedì
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA Gdc 16, 4-5. 15-21
Lettura del libro dei Giudici
In quei giorni. Sansone si innamorò di una donna della valle di Sorek, che si chiamava Dàlila. Allora i prìncipi dei Filistei andarono da lei e le dissero: «Seducilo e vedi da dove proviene la sua forza così grande e come potremmo prevalere su di lui per legarlo e domarlo; ti daremo ciascuno millecento sicli d’argento». Allora ella gli disse: «Come puoi dirmi: “Ti amo”, mentre il tuo cuore non è con me? Già tre volte ti sei burlato di me e non mi hai spiegato da dove proviene la tua forza così grande». Ora, poiché lei lo importunava ogni giorno con le sue parole e lo tormentava, egli ne fu annoiato da morire e le aprì tutto il cuore e le disse: «Non è mai passato rasoio sulla mia testa, perché sono un nazireo di Dio dal seno di mia madre; se fossi rasato, la mia forza si ritirerebbe da me, diventerei debole e sarei come un uomo qualunque». Allora Dàlila vide che egli le aveva aperto tutto il suo cuore, mandò a chiamare i prìncipi dei Filistei e fece dir loro: «Venite, questa volta, perché egli mi ha aperto tutto il suo cuore». Allora i prìncipi dei Filistei vennero da lei e portarono con sé il denaro. Ella lo addormentò sulle sue ginocchia, chiamò un uomo e gli fece radere le sette trecce del capo; cominciò così a indebolirlo e la sua forza si ritirò da lui. Allora lei gli gridò: «Sansone, i Filistei ti sono addosso!». Egli, svegliatosi dal sonno, pensò: «Ne uscirò come ogni altra volta e mi svincolerò». Ma non sapeva che il Signore si era ritirato da lui. I Filistei lo presero e gli cavarono gli occhi; lo fecero scendere a Gaza e lo legarono con una doppia catena di bronzo. Egli dovette girare la macina nella prigione.
SALMO Sal 105 (106)
Renderò grazie, Signore, al tuo santo nome.
I nostri padri si contaminarono con le loro opere,
si prostituirono con le loro azioni.
L’ira del Signore si accese contro il suo popolo
ed egli ebbe in orrore la sua eredità. R
Li consegnò in mano alle genti,
li dominarono quelli che li odiavano.
Li oppressero i loro nemici:
essi dovettero piegarsi sotto la loro mano. R
Salvaci, Signore Dio nostro,
radunaci dalle genti,
perché ringraziamo il tuo nome santo:
lodarti sarà la nostra gloria. R
VANGELO Lc 9, 57-62
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Mentre camminavano per la strada, un tale disse al Signore Gesù: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo». A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio». Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio».
Giudici
Quando si diviene troppo sicuri di sé! Le due letture di oggi sono davvero un capolavoro, specialmente la prima. Sansone è un consacrato di Dio, uno dei molti “nazirei” che incontriamo nel Primo Testamento. Uno di quei consacrati che, come segno della sua consacrazione, aveva il non radersi il capo. Un uomo di Dio, un uomo di preghiera e di azione, il suo compito è la difesa di Israele. Quest’uomo ha, come tutti, un debole! Si innamora di una donna non ebrea, di una filistea, una straniera, cosa, al tempo, guardata già con molto sospetto. Questa donna, pare bellissima e seducente, cerca di carpire il segreto della sua forza straordinaria per poi venderlo al suo popolo, così che si possa privare Sansone della sua forza e riportare vittoria su di lui. Dalila è il prototipo della donna che, seducendo ma, in fondo anche ricattando Sansone, ottiene ciò che vuole. La lettura è davvero un capolavoro nel mettere in scena l’insistenza di questa donna unita alle sue armi di seduttrice. Sansone casca nella sua rete. Forse fidandosi della moglie, forse stanco delle sue insistenze, forse incapace di resistere alle continue seduzioni, ecco che cede alla provocazione e rivela il segreto della sua forza. Sarà proprio lei, Dalila, non solo a vendere il segreto della forza del marito al suo popolo, ma anche a tagliare quelle sue trecce che sono il simbolo della sua vicinanza a Dio e il segreto della sua forza. Così che, privato di entrambe le cose, quando si presenta un nuovo assalto filisteo, Sansone che pensa: “ce la farò come ogni volta”, cade, invece, in preda al nemico. Una narrazione ricca di pathos. Sansone, uomo certo di fede ma, ormai, molto abituato a contare su se stesso, sulle proprie capacità, sulle proprie forze, si trova solo, sentendosi abbandonato da Dio e in mano ad un nemico ormai più forte.
Vangelo
Possiamo rileggere così anche il Vangelo, con questi tre differenti casi di vocazione. Il primo di essi rappresenta un uomo molto sicuro di sé stesso, uno che sa contare sulle proprie forze, uno che dice: “ti seguirò dovunque tu vada”. Un uomo che si sente forte e che, invece, il Signore rimanda. Non tanto perché non lo voglia, ma per far comprendere a quest’uomo come a tutti, che la vocazione non è mai un contare sulle proprie forze e capacità; ogni vocazione è un mettere a disposizione di Dio quello che si è perché sia la sua forza a trarne ciò che vuole. Così il secondo caso, un uomo che si sente forte nelle sue relazioni in famiglia, un uomo che vuole mantenere un legame forte anche con chi è morto. Cosa, di per sé, non disdicevole e anzi raccomandata dal comandamento. Eppure il Signore insegna che quando uno mette troppa attenzione a queste dinamiche, ne rimane prigioniero. Quando si mette tutto sé stessi a disposizione di tradizioni e legami, alla fine, se ne esce schiavi. Si conta più su queste cose che non su ciò che Dio propone e permette. Così come è nel terzo caso di vocazione, che ovviamente insiste sul legame in famiglia tra vivi. Anche questo legame, se diventa la sola forza su cui ci si basa, diventa un legaccio che, alla fine, stringe e fa morire.
Per noi
- Quanto contiamo noi sulle nostre forze?
- Quanto dipende la nostra vita da ciò che sappiamo fare, da ciò che abbiamo, dai legami che costituiamo?
La meditazione di queste Scritture è importante anche per noi. Tutti noi abbiamo legami da cui, in fondo, dipendiamo. Tutti noi sappiamo bene quali sono le forze della nostra vita, le realtà sulle quali possiamo puntare, le cose che sappiamo essere parte di quel patrimonio di conoscenze e di forze su cui possiamo sempre contare. Ma se dipendiamo da tutto questo in maniera eccessiva, rischiamo di legare la nostra vita eccessivamente a tutte queste cose, fino a diventare schiavi di esse o estremamente orgogliosi per esse. Questo è ciò che rovina l’ottica vocazionale. Quando noi impariamo a contare solo su quello che sappiamo fare, oppure solamente su quello che sappiamo organizzare o ancora solamente sulle relazioni che ci danno sicurezza – relazioni che, pur belle ed incisive che siano, sono pur sempre limitate – noi mettiamo confini precisi alla nostra esistenza e, a volte, perfino impediamo che si manifesti o si realizzi una vocazione. La Scrittura di oggi ci dice che, se da un lato è bene che noi ci conosciamo e sappiamo anche puntare sulle nostre doti e qualità, dall’altro lato non dobbiamo limitarci ad esse sole, per non cadere nella rete di cose che, poi, chiudono, costringono, limitano. Chiediamo questa grazia al Signore, per continuare, anche in mezzo all’estate, a domandarci cosa siamo chiamati a realizzare nel suo nome e come possiamo piacere alla sua Maestà.