Settimana della 7 domenica dopo Pentecoste – venerdì – Santi Marta, Maria e Lazzaro
La Parola di Dio per questo giorno
LETTURA Gdc 16, 22-31
Lettura del libro dei Giudici
In quei giorni. La capigliatura che avevano rasata a Sansone cominciava a ricrescergli. Ora i prìncipi dei Filistei si radunarono per offrire un gran sacrificio a Dagon, loro dio, e per far festa. Dicevano: «Il nostro dio ci ha messo nelle mani Sansone nostro nemico». Quando la gente lo vide, cominciarono a lodare il loro dio e a dire: «Il nostro dio ci ha messo nelle mani il nostro nemico, che devastava la nostra terra e moltiplicava i nostri caduti». Nella gioia del loro cuore dissero: «Chiamate Sansone perché ci faccia divertire!». Fecero quindi uscire Sansone dalla prigione ed egli si mise a far giochi alla loro presenza. Poi lo fecero stare fra le colonne. Sansone disse al servo che lo teneva per la mano: «Lasciami toccare le colonne sulle quali posa il tempio, perché possa appoggiarmi ad esse». Ora il tempio era pieno di uomini e di donne; vi erano tutti i prìncipi dei Filistei e sul terrazzo circa tremila persone fra uomini e donne, che stavano a guardare, mentre Sansone faceva i giochi. Allora Sansone invocò il Signore dicendo: «Signore Dio, ricòrdati di me! Dammi forza ancora per questa volta soltanto, o Dio, e in un colpo solo mi vendicherò dei Filistei per i miei due occhi!». Sansone palpò le due colonne di mezzo, sulle quali posava il tempio; si appoggiò ad esse, all’una con la destra e all’altra con la sinistra. Sansone disse: «Che io muoia insieme con i Filistei!». Si curvò con tutta la forza e il tempio rovinò addosso ai prìncipi e a tutta la gente che vi era dentro. Furono più i morti che egli causò con la sua morte di quanti aveva uccisi in vita. Poi i suoi fratelli e tutta la casa di suo padre scesero e lo portarono via; risalirono e lo seppellirono fra Sorea ed Estaòl, nel sepolcro di Manòach suo padre. Egli era stato giudice d’Israele per venti anni.
SALMO Sal 19 (20)
Il Signore dà vittoria al suo consacrato.
Ti risponda il Signore nel giorno dell’angoscia,
ti protegga il nome del Dio di Giacobbe.
Ti conceda ciò che il tuo cuore desidera,
adempia ogni tuo progetto. R
Esulteremo per la tua vittoria,
nel nome del nostro Dio alzeremo i nostri vessilli:
adempia il Signore tutte le tue richieste. R
Ora so che il Signore dà vittoria al suo consacrato;
gli risponde dal suo cielo santo
con la forza vittoriosa della sua destra. R
VANGELO Lc 10, 1b-7a
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada. In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa».
Giudici
Si conclude la storia di Sansone con un altro colpo di scena. L’autore sacro non vuole tanto insistere sulla morte dei Filistei, e nemmeno molto su quella di Sansone che muore insieme con loro. Piuttosto l’autore sacro vuole insistere sulla preghiera di Sansone. È la preghiera di un uomo a cui, per umiliazione, sono stati cavati gli occhi: egli non deve più vedere il mondo e nemmeno quella sua bellissima moglie, quella che lo aveva consegnato nelle mani del suo popolo. Sansone è costretto a girare la macina quando è in prigione, un lavoro forzato alienante e umiliante, come si faceva con i vinti di quel tempo. Sansone è sfruttato anche nella sua capacità di fare i giochi per far divertire gli altri. È in questa serie di opere, è in questa vita “da vinto” che Sansone recupera la sua forza perché recupera il suo rapporto con Dio. Egli, l’uomo sicuro di sé stesso, l’uomo abituato a vincere, dopo essersi scoperto debole, dopo essersi scoperto fragile, proprio mentre è obbligato a fare tutte queste opere, riscopre la sua fede e prega. “Signore, dammi forza, una volta soltanto”. Sembra che egli chieda la forza per vendicarsi, come anche dice il testo della sua preghiera, con un linguaggio a noi molto poco usuale. Certamente c’è anche questo aspetto nella mente di Sansone, ma primario su tutti è il motivo spirituale per cui Sansone chiede la forza. Egli vuole dimostrare chi è il vero Dio, che non è certo quel dio Dagon, dio dei Filistei, oggetto di quella festa in cui Sansone è trascinato come un trofeo. Sansone chiede il dono della forza per dimostrare chi è il vero Dio. Vero Dio è colui che salva anche dall’alienazione della vita. Sansone impara così a confidare non più in sé stesso ma in Dio. Questa è la meta spirituale verso la quale stava camminando. Questa è la meta spirituale che segna anche la fine della sua esistenza. Sansone ha fatto tutto quello che doveva fare. Ora può riunirsi a quel Dio che lo aveva voluto segno del suo amore per l’uomo e segno della sua misericordia.
Vangelo
Così capiamo anche il Vangelo. La missione del Signore si è svolta in un tempo preciso e in un luogo preciso: la Terra Santa di 2000 anni fa. La missione del Signore è, tuttavia, universale. Il compito dei discepoli che iniziano la missione è proprio questo: portare il nome di Dio, la rivelazione di Cristo fino agli estremi confini della terra. Tutto questo sarà possibile non per le loro forze, non per la loro intelligenza o bravura, ma per la misericordia di Dio che permetterà tutto questo. Sarà la loro preghiera a tenerli sempre uniti a Dio. Sarà il ricordo della Parola del Signore a permettere loro di riportare quel risultato che cercano. Sarà la presenza dello Spirito Santo a guidarli dovunque andranno e a permettere loro di parlare nel nome del Signore. Missione che dovrà compiersi nella solidarietà e nella condivisione, come anche nella povertà. Il discepolo viene educato, come dicevamo ieri, a non confidare in sé stesso, nelle proprie forze, ma solo nella grazia di Dio che può ogni cosa.
Per noi
Credo che sia utile per tutti noi lasciarci educare, come sempre, dalla Parola che ascoltiamo. Anche noi siamo educati dalle cose che capitano nella nostra vita, come Sansone. Cose non tutte positive, non tutte felici, non tutte piacevoli o belle. Eppure in ogni evento della nostra storia, è presente il Signore che non smette di attirarci a sé. Noi potremo scoprirlo se, come Sansone, recupereremo la forza della preghiera che ci permette di custodire i fatti della vita non solo con la memoria ma nella fede.
- Prego a partire da ciò che vivo per comprendere ciò a cui il Signore mi chiama?
Credo poi che un altro spunto di meditazione venga dalla memoria che celebriamo oggi, i santi Marta, Maria e Lazzaro. Tre caratteri differenti, tre modi di servire il Signore differenti, eppure tutti importanti, tutti utili a Dio per portare avanti la sua rivelazione. Nell’accoglienza del Signore, nel servizio alla sua parola, nella condivisione di vita con i discepoli, Marta, Maria, Lazzaro, hanno trovato non solo il senso della loro esistenza, ma hanno anche potuto avere il privilegio di conoscere la Rivelazione attuata in Cristo.
Imitiamo il comportamento accogliente di Lazzaro, la preghiera intensa di Maria, il servizio premuroso di Marta. Scopriremo anche noi come il Signore, a partire da ciò che ci accade, scrive, nei nostri giorni, la nostra storia di santità e di incontro con la sua misericordia.