Venerdì 28 agosto

Settimana della domenica che precede il martirio di San giovanni il Precursore – Venerdì

Vangelo

Gv 1, 35-42
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo sul Signore Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

Le due scritture di oggi sembrano in grande contrapposizione l’una con l’altra. Da un lato abbiamo il richiamo del Vangelo. Ovviamente il centro del Vangelo è ancora la figura di Giovanni il Battista che, vedendo Gesù, invita i suoi interlocutori a comprendere che Egli è veramente “l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo”. Gli ebrei erano abituati, nei loro riti, a vedere il sacrificio degli agnelli, era il cuore dell’olocausto, era il centro di ogni rito di Israele. Giovanni si serve della medesima immagine per parlare di Gesù. È Gesù il vero agnello gradito a Dio. È Gesù colui che toglie il peccato del mondo. Gli agnelli che vengono offerti ogni giorno nel tempio non sono che un’immagine, un rimando, un’apparenza rispetto a quel grande agnello di Dio che toglie il peccato del mondo che è Gesù. Il suo sacrificio sarà il sacrificio della Croce e sarà il centro della storia, non solo della fede. Ecco perché San Giovanni, ricordando quel giorno sulle rive del fiume Giordano, focalizzava la predicazione di Giovanni sul Signore Gesù. A lui erano rimaste impresse quelle parole, tanto che aveva lasciato la sequela di Giovanni e si era messo alla sequela di Cristo.

Nel rimanere con Gesù vengono associati anche altri uomini. Il primo, come sappiamo bene, è Pietro, che viene subito scelto come punto di riferimento del collegio apostolico. “Cefa”, la “roccia”, non sarà solo il “capo” rispetto ai discepoli, ma sarà colui che deve sempre aiutare tutti a tenere lo sguardo fisso su Gesù, l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Sarà veramente questo il cuore del ministero di Pietro, che custodirà la parola della Croce portandola nel mondo, dopo aver superato le sue difficoltà e le sue reticenze.

Maccabei

1Mac 15, 15-23a. 24
Lettura del primo libro dei Maccabei

In quei giorni. Arrivarono da Roma Numènio e i suoi compagni, portando lettere per i re dei vari paesi. Esse dicevano: «Lucio, console dei Romani, al re Tolomeo, salute! Gli ambasciatori dei Giudei sono giunti a noi come nostri amici e alleati, per rinnovare l’antica amicizia e alleanza, inviati da Simone sommo sacerdote, e dal popolo dei Giudei. Hanno portato uno scudo d’oro di mille mine. Ci è sembrato bene perciò scrivere ai re dei vari paesi, perché non facciano loro del male, né facciano guerra alle loro città o alla loro regione, né combattano insieme a chi entri in guerra con loro. Ci è parso bene accettare da loro lo scudo. Se pertanto uomini pestiferi sono fuggiti dalla loro regione presso di voi, consegnateli a Simone, sommo sacerdote, perché ne faccia giustizia secondo la loro legge». Uguali espressioni scrissero al re Demetrio, ad Àttalo, ad Ariarate e Arsace e a tutti i paesi. Copia di queste lettere scrissero per Simone, sommo sacerdote.

Molto differente è l’impressione della fede che si ottiene leggendo il libro dei Maccabei. Nell’alleanza tra Roma e Simone c’è un certo mercanteggiare che, anche ad una prima lettura, non ci piace, non ci convince. C’è un impegno dei romani a rispettare il culto di Israele, ma a che prezzo? C’è un impegno dei romani a lasciar giudicare i giudei secondo la loro legge, ma questo è un bene o un male? Come già meditavamo ieri, ci sembra davvero che ci sia una sorta di forza che tende ad impadronirsi di tutto e di tutti. Ci sembra davvero che quella violenza che il regno di Dio subisce da sempre, trovi qui uno dei maggior punti di riferimento. Questa scelta relegherà Israele nell’insignificanza, metterà, o per lo meno cercherà di mettere, la fede nell’angolo, senza alcuna rilevanza pubblica, ufficiale, per il bene dell’uomo.

Per noi

Anche da questo punto di vista credo che tutti vediamo ben rappresentato il nostro tempo. Noi viviamo in un’epoca in cui non c’è più grande opposizione alla fede, almeno dalle nostre parti, ma c’è il tentativo di mettere la fede tra le cose poco significanti della vita degli uomini! C’è il tentativo di mettere la fede in un angolo, di rendere la fede sempre meno significativa per gli uomini. È da molti decenni che questo accade e si vede bene il risultato! Cercando di rendere la fede sempre meno significativa nel contesto della vita dell’uomo, si è cancellata la sua coscienza morale  e vediamo molto bene da che parte è sospinta la nostra civiltà, sempre più lontana dai richiami al vero, al bello, al giusto e sempre più immersa nell’immoralità più totale.

Se vogliamo uscire da questa condizione credo proprio che abbiamo tutti bisogno di guardare a Gesù, l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Alla fine dell’estate, mentre magari non siamo ancora di ritorno dalle nostre vacanze estive, facciamo il serio proposito di accostarci con più frequenza alla S. Eucarestia. È solo questo che salva l’anima. Tutto il resto non conta più di tanto. All’inizio di un anno pastorale, invito tutti ad avere sempre a cuore la S. Eucarestia, a non limitarsi alla sola celebrazione settimanale domenicale, ma a cercare di avere almeno una messa infrasettimanale. È questo ciò che conta di più nel proprio itinerario verso Dio.

Un papa che ricorda a noi il richiamo propostoci dal Vangelo e anche dalla sapienza umana, quando questa sa essere attenta ai segnali della storia.

  • Quale preoccupazione mi attanaglia?
  • Cosa dice a me questo Vangelo?

In questa fine del mese che segnerà anche il transito alla ripresa di diverse attività proviamo a domandarcelo, augurandoci che tutto quello che abbiamo vissuto quest’anno sia davvero spunto ed occasione per riflettere meglio e per dare il giusto peso ad ogni cosa.

2020-08-21T08:10:39+02:00