Sabato 28 agosto

Settimana della 13 domenica dopo Pentecoste – Sabato

Deuteronomio

Dt 9, 9-19
Lettura del libro del Deuteronomio

In quei giorni. Mosè parlò e disse: «Quando io salii sul monte a prendere le tavole di pietra, le tavole dell’alleanza che il Signore aveva stabilito con voi, rimasi sul monte quaranta giorni e quaranta notti, senza mangiare pane né bere acqua. Il Signore mi diede le due tavole di pietra, scritte dal dito di Dio, sulle quali stavano tutte le parole che il Signore vi aveva detto sul monte, in mezzo al fuoco, il giorno dell’assemblea. Alla fine dei quaranta giorni e delle quaranta notti, il Signore mi diede le due tavole di pietra, le tavole dell’alleanza. Poi il Signore mi disse: “Àlzati, scendi in fretta di qui, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dall’Egitto, si è traviato; si sono presto allontanati dalla via che io avevo loro indicata: si sono fatti un idolo di metallo fuso”. Il Signore mi aggiunse: “Io ho visto questo popolo; ecco, è un popolo di dura cervice. Lasciami fare: io li distruggerò e cancellerò il loro nome sotto i cieli e farò di te una nazione più potente e più grande di loro”. Così io mi volsi e scesi dal monte. Il monte bruciava nelle fiamme. Le due tavole dell’alleanza erano nelle mie mani. Guardai ed ecco, avevate peccato contro il Signore, vostro Dio. Avevate fatto per voi un vitello di metallo fuso: avevate ben presto lasciato la via che il Signore vi aveva prescritto. Allora afferrai le due tavole, le gettai con le mie mani, le spezzai sotto i vostri occhi e mi prostrai davanti al Signore. Come avevo fatto la prima volta, per quaranta giorni e per quaranta notti, non mangiai pane né bevvi acqua, a causa del grande peccato che avevate commesso, facendo ciò che è male agli occhi del Signore per provocarlo. Io avevo paura di fronte all’ira e al furore di cui il Signore era acceso contro di voi, al punto di volervi distruggere. Ma il Signore mi esaudì anche quella volta».

Le pagine di oggi sono in una bellissima progressione che rivela tutta la misericordia di Dio. La prima pagina è tutta incentrata sull’ira di Mosè. Mosè, scendendo dal monte con in mano le tavole della legge e vedendo che il popolo di Dio si era reso responsabile di un culto idolatrico, getta a terra le tavole della legge ed è tutto determinato a fare in modo che Israele sia punito. È un Mosè arrabbiato quello che parla a noi. È un Mosè capace solo di vedere il male che è nel cuore dell’uomo. Male che vorrebbe debellare, sradicare con la forza. Male che, invece, non potrà che essere accolto da Dio e perdonato.

Vangelo

Lc 9, 1-6
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù convocò i Dodici e diede loro forza e potere su tutti i demòni e di guarire le malattie. E li mandò ad annunciare il regno di Dio e a guarire gli infermi. Disse loro: «Non prendete nulla per il viaggio, né bastone, né sacca, né pane, né denaro, e non portatevi due tuniche. In qualunque casa entriate, rimanete là, e di là poi ripartite. Quanto a coloro che non vi accolgono, uscite dalla loro città e scuotete la polvere dai vostri piedi come testimonianza contro di loro». Allora essi uscirono e giravano di villaggio in villaggio, ovunque annunciando la buona notizia e operando guarigioni.

L’opera di grazia si rivela pienamente solo nella predicazione del Signore. Egli non solo predica ed agisce in prima persona perché gli uomini conoscano tutto l’amore di Dio, ma vuole che anche i discepoli facciano altrettanto. Ecco il senso della loro missione. Essi non portano sé stessi, non hanno molte cose da dire, se non richiamare l’uomo alla manifestazione della misericordia di Dio, quella manifestazione di accoglienza, bontà, amore che è lo stesso Cristo Gesù. È questo quello che i discepoli dovranno portare nel mondo. L’atteggiamento di libertà interiore che essi dovranno vivere è proprio in vista di questo rinnovamento culturale e di fede di cui essi saranno i testimoni.

Corinzi

2 Cor 3, 7-11
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi

Fratelli, se il ministero della morte, inciso in lettere su pietre, fu avvolto di gloria al punto che i figli d’Israele non potevano fissare il volto di Mosè a causa dello splendore effimero del suo volto, quanto più sarà glorioso il ministero dello Spirito? Se già il ministero che porta alla condanna fu glorioso, molto di più abbonda di gloria il ministero che porta alla giustizia. Anzi, ciò che fu glorioso sotto quell’aspetto, non lo è più, a causa di questa gloria incomparabile. Se dunque ciò che era effimero fu glorioso, molto più lo sarà ciò che è duraturo.

Paolo riflette sui due eventi e comprende che se già fu gloriosa la manifestazione del nome di Dio che fece Mosè, quella avvenuta con Cristo non ha paragoni, è infinitamente superiore. Ecco perché se già il pio ebreo esultava di gioia per quella rivelazione di vita, quanto più deve essere nella gioia il cristiano, che non ha ricevuto due tavole incise su pietra con norme fredde a cui obbedire, ma, piuttosto, il caldo invito alla conversione alla misericordia di Dio del Signore Gesù. Invito che si unisce alla sua donazione sulla Croce. È da qui che arriva quell’invito alla santità che rende piena l’esistenza di ciascuno.

Per noi

Noi siamo sempre un po’ in bilico quando leggiamo queste pagine. Per un verso noi apparteniamo ancora a quella generazione che ha vissuto una catechesi molto forte sui comandamenti che conosciamo ancora o che, se non li conosciamo proprio nella loro formazione e nel loro significato, sappiamo almeno cosa dicono in generale. La formazione della coscienza che viene dai comandamenti è, per la nostra generazione dagli adulti in su, qualcosa di normale, quasi di scontato. Ma anche la predicazione di Gesù è molto ben conosciuta, anche se in maniera distorta. Non sono pochi coloro che hanno sostituito al comandamento lo sguardo di compassione di Gesù e, per questo, hanno tolto ogni norma morale e di riferimento per la loro vita.

Credo, in realtà, che le due Scritture ci stiano chiedendo di mettere insieme le due cose senza mischiarle. Da un lato c’è il richiamo al bene, al vero, al giusto, che si esprime attraverso le tavole della legge che anche noi siamo tenuti ad osservare. Dall’altro lato c’è la misericordia di Dio che non va mai banalizzata, ma sempre adorata, ricercata, anche nell’impegno a vivere quella legge morale che ha, nei comandamenti, un punto di forza notevole.

Le due cose non sono in alternativa, si compenetrano, si uniscono a vicenda e regalano a noi quell’indimenticabile gusto della santità che è il cuore dell’esistenza cristiana.

Sant’Agostino, di cui oggi facciamo doverosa memoria, aveva intuito molto bene questa verità ed ha lasciato, nelle sue molteplici opere, tracce di quanto la Parola di Dio di oggi ci ha permesso di comprendere. Chiediamo anche alla sua intercessione di poter seguire questa Parola che è luce per i nostri passi e guida alla felicità.

2021-08-20T12:16:29+02:00