Lunedì 28 settembre

Settimana della 5 domenica dopo il martirio – Lunedì

Questa settimana, 5 del tempo dopo pentecoste nella sezione dopo il martirio di San Giovanni il Precursore, è davvero ricchissima. La festa dei Santi Arcangeli, la memoria di san Gerolamo, il grande traduttore della Scrittura e quella di Santa Teresina che fa anche cominciare il mese missionario; il ricordo degli angeli custodi, dicono la ricchezza di questa settimana che ci introdurrà, localmente anche a quella della festa per la Madonna del Rosario. Cerchiamo di entrare nella spiritualità forte di questi giorni per comprendere il senso.

Vangelo

Lc 20, 9-19
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù prese a dire al popolo questa parabola: «Un uomo piantò una vigna, la diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano per molto tempo. Al momento opportuno, mandò un servo dai contadini perché gli dessero la sua parte del raccolto della vigna. Ma i contadini lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò un altro servo, ma essi bastonarono anche questo, lo insultarono e lo mandarono via a mani vuote. Ne mandò ancora un terzo, ma anche questo lo ferirono e lo cacciarono via. Disse allora il padrone della vigna: “Che cosa devo fare? Manderò mio figlio, l’amato, forse avranno rispetto per lui!”. Ma i contadini, appena lo videro, fecero tra loro questo ragionamento: “Costui è l’erede. Uccidiamolo e così l’eredità sarà nostra!”. Lo cacciarono fuori della vigna e lo uccisero. Che cosa farà dunque a costoro il padrone della vigna? Verrà, farà morire quei contadini e darà la vigna ad altri». Udito questo, dissero: «Non sia mai!». Allora egli fissò lo sguardo su di loro e disse: «Che cosa significa dunque questa parola della Scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo?”. Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e colui sul quale essa cadrà verrà stritolato». In quel momento gli scribi e i capi dei sacerdoti cercarono di mettergli le mani addosso, ma ebbero paura del popolo. Avevano capito infatti che quella parabola l’aveva detta per loro.

Anche oggi ci lasciamo guidare dal filo rosso della sapienza che i testi sacri rivelano. Oggi potremmo riunire le due scritture con il titolo: la sapienza dell’agricoltore. Anzitutto è Gesù che richiama la sapienza dell’agricoltore che sa attendere i tempi giusti e che sa quando è bene fare una cosa piuttosto che l’altra. Questa sapienza è la sapienza di chi, nella fede, attende il ritorno del Signore e, per questo, diventa vigilante. Vigila colui che attende. Forse oggi siamo poco abituati all’attesa. Siamo sempre connessi e, quindi, sappiamo quando deve giungere da noi una persona cara, sappiamo già se ci sono stati ostacoli e imprevisti che ne hanno ritardato la venuta. Sappiamo già come si stanno muovendo le cose, senza dover attendere. Chi nel passato ha atteso, sa bene quanto è coinvolgente lo scrutare i segni che parlano di una venuta o l’ascoltare il rumore conosciuto che ci parla di una presenza, o l’essere attenti a tutta quella serie di cose che parla di una vicinanza che si attende. La sapienza del padrone della vigna è questa: la sapienza di chi attende i frutti, accanto a questa sapienza c’è però anche una consapevolezza terribile: quella di vedere uomini che deliberatamente si allontanano dalla fonte, dall’origine della sapienza e perseverano sulla loro strada di errore, di lontananza dalla verità, di bramosia di possesso, di uccisione di un ipotetico rivale… Cose tutte che possono essere applicate a molti contesti della vita e non certo solo a quello da cui il Signore è partito.

Giacomo

Gc 5, 7-11
Lettura della lettera di san Giacomo apostolo

Siate dunque costanti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina. Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte. Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore. Ecco, noi chiamiamo beati quelli che sono stati pazienti. Avete udito parlare della pazienza di Giobbe e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è ricco di misericordia e di compassione.

Questa è la sapienza che ricerca anche l’apostolo Giacomo: l’attesa con costanza che rende sopportabile ogni cosa è l’atteggiamento di fede che egli propone per saper vivere bene ogni istante dell’esistenza, non solo dal punto di vista cristiano, ma anche dal punto di vista umano. Egli non dice queste cose pensando a minacce da infliggere: l’apostolo sa bene che tutto il messaggio evangelico è un messaggio di amore, pace, riconciliazione, misericordia. Il suo richiamo è perché questo amore possa trionfare, questa misericordia possa creare un varco nel cuore nell’uomo e possa convincerlo di quella presenza di Dio che sa diventare invito alla revisione della vita. La sapienza del cristiano, ci dice l’Apostolo, è quella di chi sa che per ogni cosa c’è il proprio tempo e, per questo, continua ad essere pronto a sostenere ogni sfida per giungere a quella sapienza del cuore che aprirà la strada al definitivo incontro con Dio.

Per noi

Anche questa settimana abbiamo l’occasione per verificarci e per vedere se questa sapienza è davvero quella che stiamo cercando o se stiamo costruendo in un’altra direzione, in un altro senso!

  • Viviamo i giorni con la responsabilità di chi attende l’incontro definitivo con Dio?
  • Riempiamo i nostri giorni di sopportazione delle cose, per lasciare che la speranza trionfi su tutto?

Non perdiamoci d’animo e, anche qualora verificassimo che questa speranza  non è ancora entrata in noi, diamoci da fare per costruire la nostra vita su quella pietra trionfale che è testata d’angolo e che è il Signore Gesù.

2020-09-25T22:03:10+02:00