Settimana della 1 domenica dopo la dedicazione – Giovedì – SS. Simone e Giuda
Vangelo
Gv 14, 19-26
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non l’Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».
Dei santi Simone e Giuda, se non proprio nulla, sappiamo pochissimo. Di San Simone notiamo che è menzionato sempre al decimo o all’undicesimo posto. Di San Giuda abbiamo solo questa domanda del Vangelo: “Signore come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?”. Siamo nel contesto della passione, ovvero siamo alla fine della vita del Signore e siamo in un contesto del tutto particolare: sono le ultime ore che il Signore sta con i suoi discepoli i quali hanno ormai capito di essere stati oggetto di una rivelazione del tutto particolare. San Giuda chiede come mai.
La risposta del Signore non si fa attendere. Certamente l’esperienza degli apostoli è stata unica, particolare, irripetibile. Ma se è stata così è in ordine alla testimonianza che essi dovranno portare al mondo intero. Testimonianza che sarà possibile solo quando lo Spirito Santo porterà ciascuno di loro lì dove Dio vuole essere testimoniato.
La vocazione particolare degli apostoli ha, quindi, un senso speciale. Essi sono stati scelti perché la loro parola possa infiammare altri. Tutto questo avverrà, però, non per la buona volontà degli apostoli, ma per quella forza di amore che guiderà ciascuno di loro in una missione singolare ed autentica.
È lo Spirito che “ricorderà ogni cosa” ai discepoli e, forti del ricordo delle cose dette dal Signore, essi potranno portare a termine quella testimonianza di fede che è stata loro richiesta.
Efesini
Ef 2, 19-22
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, voi non siete più stranieri né ospiti, ma siete concittadini dei santi e familiari di Dio, edificati sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù. In lui tutta la costruzione cresce ben ordinata per essere tempio santo nel Signore; in lui anche voi venite edificati insieme per diventare abitazione di Dio per mezzo dello Spirito.
Questo concetto è anche quello espresso nella lettera agli Efesini, lì dove San Paolo ricordava che la vocazione singolare degli apostoli non nasce dal nulla, ma nasce per volontà di Dio e apre ad una esperienza di comunità nuova. La comunità degli apostoli, che ha il compito di testimoniare la forza del risorto, genera una nuova comunità: la comunità di tutti coloro che, accogliendo quella parola e quella testimonianza, sapranno portare nel mondo la verità di Dio.
Per tutti vale una verità: tutti coloro che si lasciano illuminare dallo Spirito di Dio, “diventano abitazione di Dio, tempio santo del Signore”. C’è quindi una singolarità della vocazione dei discepoli, ma questa singolarità non è esclusione di altri. Tutti siamo chiamati a condividere la medesima forza dello Spirito di Dio che porta tutti ad edificare un aspetto della comunità cristiana che diviene, poi, testimonianza di amore presso tutti gli uomini.
Per noi
In questo mese missionario che volge ormai al termine, stiamo riflettendo sul senso di essere segno e profezia per il mondo. L’esempio dei santi Simone e Giuda ci sta dicendo che anche noi dobbiamo essere segno e profezia per il mondo. Lo saremo se, anche ad imitazione dei santi Simone e Giuda, sapremo fare nostro questo speciale richiamo, per cui anche noi siamo chiamati ad essere vocazioni speciali dentro il contesto di una comunità che si sa aprire alla comune chiamata a Dio.
I Santi Simone e Giuda, di cui sappiamo così poco, ci stanno dicendo questo: tutti abbiamo una chiamata singolare a rivelare un raggio di luce dello Spirito di Dio che diventa luce anche per altri. Faremo bene anche noi a ricordare tutte le cose che il Signore ci ha voluto insegnare nel corso della nostra vita e faremo altrettanto bene a testimoniarle agli altri, come richiamo al cammino verso l’Unica Verità che tutti accoglie in sé. Il Cristo che ha consolato i suoi discepoli, consoli ciascuno di noi e spinga tutti noi a quella testimonianza di verità che rende piena e vera una vita.