Settimana della 3 domenica di Avvento – lunedì
La spiritualità di Avvento per questo giorno
La spiritualità di ogni giorno di questa settimana potrebbe attingere, oltre che ai simboli delle visioni o dei discorsi dei profeti che ascolteremo attraverso le letture, da una frase del primo libro dei Re che ascolteremo mercoledì, nella festa di Sant’Andrea: “va’ e torna perché sai bene che cosa ho fatto di te!”. Potremmo sentire questa parola rivolta a ciascuno di noi. Ci farà bene!
La Parola di Dio per questo giorno
GEREMIA 3, 6a; 5, 15-19
Lettura del profeta Geremia
In quei giorni. Il Signore mi disse: «Ecco, manderò da lontano una nazione contro di te, casa d’Israele. Oracolo del Signore. È una nazione valorosa, è una nazione antica! Una nazione di cui non conosci la lingua e non comprendi che cosa dice. La sua faretra è come un sepolcro aperto. Sono tutti prodi. Divorerà le tue messi e il tuo pane, divorerà i tuoi figli e le tue figlie, divorerà le greggi e gli armenti, divorerà le tue vigne e i tuoi fichi, distruggerà le città fortificate, nelle quali riponevi la tua fiducia. Ma anche in quei giorni – oracolo del Signore – non farò di voi uno sterminio». Allora, se diranno: «Perché il Signore Dio ci fa tutto questo?», tu risponderai loro: «Come avete abbandonato il Signore per servire nella vostra terra divinità straniere, così sarete servi degli stranieri in una terra non vostra».
SALMO Sal 101 (102)
Sorgi, Signore, e abbi pietà di Sion.
Tutto il giorno mi insultano i miei nemici,
furenti imprecano contro di me.
Cenere mangio come fosse pane,
alla mia bevanda mescolo il pianto;
per il tuo sdegno e la tua collera
mi hai sollevato e scagliato lontano. R
I miei giorni declinano come ombra
e io come erba inaridisco.
Ma tu, Signore, rimani in eterno,
il tuo ricordo di generazione in generazione. R
Ti alzerai e avrai compassione di Sion:
è tempo di averne pietà.
Le genti temeranno il nome del Signore
e tutti i re della terra la tua gloria. R
PROFETI Zc 3, 6. 8-10
Lettura del profeta Zaccaria
In quei giorni. L’angelo del Signore dichiarò a Giosuè: «Ascolta, Giosuè, sommo sacerdote, tu e i tuoi compagni che siedono davanti a te, poiché essi sono un segno: ecco, io manderò il mio servo Germoglio. Ecco la pietra che io pongo davanti a Giosuè: sette occhi sono su quest’unica pietra; io stesso inciderò la sua iscrizione – oracolo del Signore degli eserciti – e rimuoverò in un solo giorno l’iniquità da questo paese. In quel giorno – oracolo del Signore degli eserciti – ogni uomo inviterà il suo vicino sotto la sua vite e sotto il suo fico».
VANGELO Mt 13, 53-58
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Terminate le parabole, il Signore Gesù partì di là. Venuto nella sua patria, insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi.
Geremia
La visione del profeta Geremia è una visione attuale e sconvolgente. Il profeta descrive la guerra. Israele ha affrontato moltissime guerre, come del resto ogni popolo. L’immagine è sempre la stessa: giungono uomini di cui non si conosce la lingua, con i quali non ci si intende, ci sono solo espressioni di odio profondo. Chi è più forte distrugge le città, rovina le campagne, non c’è più sicurezza da nessuna parte. Tutto è messo a ferro e fuoco, non c’è via di scampo. Mentre si vivono tutte queste cose, l’uomo di fede si domanda, come sempre: “perché il Signore ci ha fatto questo?”. La risposta del profeta non tarda a venire. Poiché gli uomini hanno abbandonato Dio, ecco che non può capitare loro niente di buono. La risposta è forte e chiara. Disordini, divisioni, guerre capitano nel mondo quando si perde la vicinanza a Dio, quando si perde l’orizzonte preciso nel quale collocare tutti i valori, tutte le cose positive della vita. Quando si perde questo orizzonte l’uomo diventa nemico per l’uomo, si accende lo spirito di rivalità e di guerra, è tutta una devastazione continua, non c’è via di scampo per nessuno. Parole forti che devono farci riflettere. La guerra, ci dice il profeta, non è altro che una conseguenza dell’abbandono di Dio.
Zaccaria
Il profeta Zaccaria ha una visione contraria. Egli parte dal constatare che il tempo presente è tempo di divisione, rivalità, guerra, per dire, però, che c’è una fine per tutto questo, c’è una fine per tutto il male che gli uomini non riescono a non compiere. Ci sarà un nuovo “Germoglio”, un uomo che verrà nel nome di Dio e che farà trionfare la pace. Allora ogni uomo inviterà il suo vicino sotto il fico o sotto la vite, come diceva l’immagine finale della Scrittura. Ovvero ci sarà un tempo di pace che sarà tempo in cui la terra, di nuovo, produrrà i suoi frutti, un tempo nel quale l’uomo, non dovendo più combattere, avrà tempo di invitare il proprio vicino per un momento di dialogo, di svago, di comunione, di fraternità. Questo testo si presta ad una rilettura fortemente cristologica. Il “Germoglio” che spunta per compiere tutto questo è il Cristo Signore. Seguire la via di Cristo significa giungere a questa meta di pace e armonia.
Vangelo
Anche il Vangelo insiste molto sul tema della patria. In questo caso patria è la città. Anche Gesù ha avuto una patria, anche Gesù ha avuto una città del cuore. Veramente più d’una: Betlemme, il luogo dolce della nascita, Nazareth, il luogo della casa, il tempo della crescita, Gerusalemme, la città della fede, ma anche la città della sua morte e risurrezione. Sono i luoghi del cuore del Signore. Eppure proprio la “patria”, la città di Nazareth, è quella che farà più fatica a riconoscere la divinità del Signore e il suo messaggio di amore. È la città delle sfide, è la città della messa in crisi del ministero di Gesù. Molti suoi parenti lo seguiranno, ma i più rimarranno scettici che il Messia possa proprio essere nato in un luogo così piccolo. Non per questo Gesù smette di amare la sua città, i suoi luoghi del cuore. Solamente ricorda le parole dei profeti: un profeta non è disprezzato che in patria. È proprio questa non fede di molti concittadini che spinge Gesù a ritirarsi e a non fare miracoli. Dove il Signore non è accolto, non può trionfare il bene che Egli porta.
Il nostro cammino alla luce di queste immagini
Credo che tutti siamo rimasti molto colpiti dalla prima lettura perché sono le immagini quotidiane che dallo scorso marzo giungono quotidianamente nelle nostre case. Distruzioni, devastazioni, segni di dolore, povertà estreme… forse siamo diventati anche spettatori di tutto questo e non ci lasciamo sconvolgere dalla povertà, dal dolore, dalla morte che vediamo. Forse, anzi, continuiamo a mangiare, a parlare, a discutere proprio mentre arrivano queste immagini fortissime nelle nostre case. Più sconvolgente è il messaggio della prima lettura: la guerra capita quando si abbandona Dio. Possiamo dare cause politiche ad una guerra, sempre ci sono cause economiche e interessi taciuti, talvolta indicibili, possiamo cercare altre cause di ogni guerra, divisione, lotta. Eppure la verità che è sottesa a ciascuna di esse è solamente questa: abbiamo abbandonato il Signore. Così che possiamo anche dire che se vogliamo che una guerra o qualsiasi divisione finisca, abbiamo bisogno di recuperare la fede. Quando le parti si rimettono in comunione con Dio, infatti, come sarà possibile continuare la divisione, la rivalità, lo spirito di contesa, la guerra? Quando ci si mette davanti al mistero di Dio e ci si riconosce fratelli in umanità, sarà poi possibile continuare ad uccidere come se niente fosse?
Intenzioni di preghiera
Di qui le intenzioni di preghiera di oggi. Facciamo nostri i continui appelli per la pace di Papa Francesco, ma non solo a parole! Offriamo il nostro digiuno, offriamo le nostre povere rinunce, ma facciamo in modo che non siano solo segni esteriori, ma un modo per riavvicinarci a Dio. Di questo abbiamo bisogno! Preghiamo, anzitutto, per questo.
Preghiamo per l’Europa, culla del cristianesimo, terra da rievangelizzare. Preghiamo perché non ci accontentiamo e non ci sediamo sulle nostre acquisizioni, ma impariamo a rimettere sempre in discussione la nostra identità per conservare la fede in Dio.
Preghiamo perché anche noi, che abbiamo una chiesa del cuore, non viviamo solo una fede di parole, o di riti, ma impariamo seriamente a cercare il Signore, con tutte le conseguenze che questo itinerario comporta!