mercoledì 28 settembre

Settimana della 4 domenica dopo il martirio – mercoledì 

Il tema del giorno

La sapienza mite e arrendevole

La Parola di Dio per questo giorno

LETTURA Gc 3, 13-18
Lettura della lettera di san Giacomo apostolo

Carissimi, chi tra voi è saggio e intelligente? Con la buona condotta mostri che le sue opere sono ispirate a mitezza e sapienza. Ma se avete nel vostro cuore gelosia amara e spirito di contesa, non vantatevi e non dite menzogne contro la verità. Non è questa la sapienza che viene dall’alto: è terrestre, materiale, diabolica; perché dove c’è gelosia e spirito di contesa, c’è disordine e ogni sorta di cattive azioni. Invece la sapienza che viene dall’alto anzitutto è pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera. Per coloro che fanno opera di pace viene seminato nella pace un frutto di giustizia.

SALMO Sal 36 (37)

I poveri erediteranno la terra.

Confida nel Signore e fa’ il bene:
abiterai la terra e vi pascolerai con sicurezza.
Desisti dall’ira e deponi lo sdegno,
non irritarti: non ne verrebbe che male;
perché i malvagi saranno eliminati,
ma chi spera nel Signore avrà in eredità la terra. R

I poveri invece avranno in eredità la terra
e godranno di una grande pace.
Il Signore conosce i giorni degli uomini integri:
la loro eredità durerà per sempre.
Sta’ lontano dal male e fa’ il bene
e avrai sempre una casa. R

Osserva l’integro, guarda l’uomo retto:
perché avrà una discendenza l’uomo di pace.
La salvezza dei giusti viene dal Signore.
Il Signore li aiuta e li libera,
li libera dai malvagi e li salva,
perché in lui si sono rifugiati. R

VANGELO Lc 19, 11-27
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Mentre stavano ad ascoltare queste cose, il Signore Gesù disse ancora una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato. Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”. Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”. Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”».

Giacomo

La sapienza del cristiano può avere molti aspetti. Anche noi, nelle brevi meditazioni quotidiane, ne abbiamo già parlato altre volte, allorché la Parola di Dio ci lascia riflettere su questo tema. San Giacomo ci ha ricordato, oggi, che esiste una “sapienza che viene da Dio, la quale è mite, arrendevole, pacifica, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera”. Questa sapienza corrisponde a quelle parole o a quegli atti che noi sappiamo sostenere e che esprimono mitezza o invitano ad averne; sono le parole o i gesti che sappiamo compiere in nome della misericordia di Dio; ancora è la sapienza che ci spinge a donare frutti buoni, frutti di bene, quei frutti che, spesso, sono davvero presenti nelle nostre azioni. Questa sapienza è anche “arrendevole”, cioè incapace di suscitare contese, gelosie, divisioni. Ogni volta che il nostro modo di dire o di fare suscita questi frutti, deve lasciarci capire che stiamo vivendo una sapienza terrestre, che non viene da Dio, che è fonte di divisioni… questa sapienza che vediamo spesso testimoniata anche dalle opere di altri, non dovrebbe mai riguardare noi credenti che, al contrario, dobbiamo essere uomini e donne di concordia, vicinanza, solidarietà, carità, bontà.

Vangelo

Le parabole, si sa, hanno sempre un insegnamento morale. Hanno sempre una loro sapienza da offrire. Nei protagonisti c’è una sapienza che viene dal cielo e una che viene dalla terra. Sicuramente i primi due protagonisti, in modo diverso, vivono la sapienza che viene dal cielo. Sono uomini che si danno da fare, sono uomini che temono il padrone ma che, in un certo senso, si sentono anche da lui stimolati. Sono due uomini che sanno applicarsi alle cose della terra, perché sanno bene che, senza un po’ di fatica, senza un po’ di lavoro, non si arriva da nessuna parte. Ecco perché, dandosi da fare, cercando magari anche collaborazioni, sono in grado di far fruttare quel piccolo patrimonio che il padrone ha dato loro. Sono uomini che non cercano scuse, che non si giustificano, che sanno operare per il bene e che, per questo, vengono lodati dal padrone al suo ritorno e ricevono potere, in comunione con il padrone.

È però attestata anche la sapienza della terra, la sapienza che è divisiva, la sapienza che è disattenzione agli altri, la sapienza che è politica, calcolo, timore… è la sapienza del terzo protagonista che non sa fare nulla di buono, che spera, forse, che il padrone non torni mai. È la sapienza di chi non si sente stimolato, di chi è pigro, di chi preferisce nascondere che trafficare… è una contro sapienza!

Intenzioni di preghiera

Rileggendo queste pagine:

  1. Preghiamo per imparare ad avere la sapienza che viene dal cielo. Noi tutti, certo, vorremmo avere questa sapienza, ma non è detto che la possediamo. Anzi, credo che, in molte occasioni, siamo tutti come il terzo protagonista della parabola. Anche noi abbiamo paura, anche noi ci nascondiamo o nascondiamo talenti, possibilità, risorse… preghiamo per uscire da questo spirito. Preghiamo per allontanarci da questa visione delle cose. Preghiamo per imparare a capire che la sapienza che viene dal cielo va cercata ogni giorno. Nella preghiera ma anche in ciò che facciamo.
  2. Preghiamo per imparare a sentirci sempre stimolati al meglio. Credo che oggi ci sia richiesto anche di vivere questa preghiera. Potremmo dire così: la preghiera contro la pigrizia, la preghiera di chi si sente sempre stimolato a fare il meglio che può, la preghiera di chi sente che la sua vita è chiamata al bene, la preghiera di chi non vuole mai smettere di imparare a dare il meglio di sé. Anche questo ci deve sempre riguardare, se non vogliamo che la nostra vita sia pigra, seduta, ferma.
  3. Preghiamo per non avere paura dell’incontro con Dio! Anche questo ci deve riguardare! Perché molti vivono con la paura di Dio, nonostante i continui richiami alla sua misericordia e al suo amore. Molti vivono nella paura del giudizio, nella paura della morte, nella paura di non sapere bene come dover vivere… quando c’è lo spirito della paura, non c’è lo spirito di Dio. Quando c’è Dio non c’è lo spirito della paura. Preghiamo per non essere noi sotto l’azione di questo spirito cattivo che frena, inibisce, tarpa le ali.

Chiediamo oggi al Signore e a Maria Santissima queste grazie nella preghiera personale che, anche tramite questa Parola ricevuta, può iniziare in noi.

2022-09-23T15:16:02+02:00