Santa famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe
Per introdurci
- Davvero crediamo alla santità della famiglia?
Perché ad essere santa non è solo questa famiglia, la santa famiglia. Nella sua santità si rispecchia la santità della famiglia in modo totale. Davvero crediamo alla santità della famiglia?
Sembra di no. Il matrimonio non è rispettato più, tanto che ormai, non solo sono una minoranza le copie che si sposano nel Signore, ma anche chi accede a questo passo lo fa dopo lunga convivenza e, in molti casi, dopo essere già diventati famiglia.
Il fidanzamento più che tempo di preparazione e di percorso di fede è tempo di preparazione di una festa, dalla quale non di rado, l’unico vero assente è il Signore.
La denatalità che colpisce tutto l’occidente, ma soprattutto la Lombardia, è il segno che non si scommette sulla vita, del fatto che si rimane piuttosto ripiegati su sé stessi. L’apertura alla vita, più che rischio generativo e bellezza della trasmissione della vita. È pianificazione rispetto ad altri fattori dell’esistenza considerati di maggiore importanza: la tranquillità economica, la carriera professionale, il pensare di aver goduto a sufficienza della propria libertà.
- Che ne è della santità del matrimonio, fatta di rispetto, di desiderio di accoglienza della persona, di sacralità della vita?
- Che ne è del matrimonio come modalità di attuazione del Battesimo e, quindi di vocazione, ovvero di chiamata, se tutto è dentro un piano prestabilito e pianificato?
- Dov’è la novità cristiana se, poi, facciamo come tutti i pagani?
La Parola di Dio
LETTURA Sir 7, 27-30. 32-36
Lettura del libro del Siracide
Onora tuo padre con tutto il cuore e non dimenticare le doglie di tua madre. Ricorda che essi ti hanno generato: che cosa darai loro in cambio di quanto ti hanno dato? Con tutta l’anima temi il Signore e abbi riverenza per i suoi sacerdoti. Ama con tutta la forza chi ti ha creato e non trascurare i suoi ministri. Anche al povero tendi la tua mano, perché sia perfetta la tua benedizione. La tua generosità si estenda a ogni vivente, ma anche al morto non negare la tua pietà. Non evitare coloro che piangono e con gli afflitti móstrati afflitto. Non esitare a visitare un malato, perché per questo sarai amato. In tutte le tue opere ricòrdati della tua fine e non cadrai mai nel peccato.
SALMO Sal 127 (128)
Vita e benedizione sulla casa che teme il Signore.
Beato chi teme il Signore
e cammina nelle sue vie.
Della fatica delle tue mani ti nutrirai,
sarai felice e avrai ogni bene. R
La tua sposa come vite feconda
nell’intimità della tua casa;
i tuoi figli come virgulti d’ulivo
intorno alla tua mensa. R
Ecco com’è benedetto l’uomo che teme il Signore.
Ti benedica il Signore da Sion.
Possa tu vedere il bene di Gerusalemme
per tutti i giorni della tua vita! R
EPISTOLA Col 3, 12-21
Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi
Fratelli, scelti da Dio, santi e amati, rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Ma sopra tutte queste cose rivestitevi della carità, che le unisce in modo perfetto. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo. E rendete grazie! La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori. E qualunque cosa facciate, in parole e in opere, tutto avvenga nel nome del Signore Gesù, rendendo grazie per mezzo di lui a Dio Padre. Voi, mogli, state sottomesse ai mariti, come conviene nel Signore. Voi, mariti, amate le vostre mogli e non trattatele con durezza. Voi, figli, obbedite ai genitori in tutto; ciò è gradito al Signore. Voi, padri, non esasperate i vostri figli, perché non si scoraggino.
VANGELO Lc 2, 22-33
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio «una coppia di tortore o due giovani colombi», come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui.
Vangelo
La risposta alle domande, come sempre, viene dalle scritture. Scritture che ci parlano della bellezza di una vita di fede che rende santa la famiglia. A dirlo è anzitutto il Vangelo, con la figura di Simeone ed Anna che ritroveremo anche giovedì nella festa della presentazione. Oggi ci vengono proposti come modello di anzianità che ha avuto fede e che, era la sua perseveranza, è stata premiata. Hanno meritato di vedere il Salvatore, Gesù bambino, 40 giorni dopo la sua nascita. La fede rende santa la vita di chi interpreta l’esistenza come un progressivo avvicinamento a Dio. La fede rende santa la vita di chi attende di vedere il Padre. Potremmo dire che un matrimonio diventa santo quando ha il senso di questa dimensione di cammino verso Dio, nella quale la vita diventa attesa.
Siracide
Le altre scritture sono anche più esplicite su questo tema. Anzitutto il libro del Siracide: “Ama Dio e ricordati dei suoi ministri”. Così il sapiente ci ricorda che la bellezza della santità di una famiglia nasce da un atteggiamento di fede personale, quello che porta ad avere quel “santo timor di Dio” che è nient’altro che la fede stessa. Fede che si esprime non solo nella preghiera personale, nel personale rapporto con Dio, ma anche attraverso tutte quelle espressioni comunitarie che sono legate al sacerdote. Quindi il sapiente ci dice che diventa santa la famiglia che crede, la famiglia dove ciascuno, con i suoi limiti ma anche con le sue ricchezze, vive un proprio cammino di fede personale che riversa le sue grazie sulla famiglia stessa. Tuttavia, ci sono anche due altre indicazioni che costituiscono l’essenza della santità della famiglia. “Tendi la mano al povero”, diceva il sapiente, ricordandoci che è anche in una carità generosa e nell’educazione di essa che si costruisce quel cammino di santificazione che dovrebbe essere l’essenza prima di ogni famiglia. E ancora: “non evitare di visitare un malato, non evitare coloro che piangono e sono afflitti”, ovvero la santità di una famiglia si vede anche nella solidarietà, nella vicinanza a coloro che vivono momenti difficili dell’esistenza, e, soprattutto dei malati.
Raccomandazioni che sono già presenti in moltissime famiglie. Ci sono famiglie che sono tempio della santità attraverso il dolore: quante nostre famiglie stanno accompagnando la vicenda di persone malate o di persone anziane? In quante nostre famiglie si vive un sostegno preziosissimo alla fragilità? In quante nostre famiglie si vive una carità splendida. La santità della famiglia e la sua bellezza, passano attraverso le cose normali, ci dice il sapiente. Tutte le realtà normali dell’esistenza accompagnate dalla fede rendono santa la famiglia. Ecco la bellezza di questo cammino.
Colossesi
Come anche San Paolo che anzitutto, ci raccomandava: “rivestitevi dunque di sentimenti di tenerezza, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di magnanimità, sopportandovi a vicenda e perdonandovi gli uni gli altri, se qualcuno avesse di che lamentarsi nei riguardi di un altro”. La santità della famiglia nasce da una disposizione umana all’accoglienza, all’accompagnamento ma anche alla sopportazione, che significa il portare gli uni i pesi degli altri: la moglie verso il marito e viceversa, i figli verso i genitori e viceversa… sono moltissimi gli esempi che si potrebbero fare. Tuttavia, questa disposizione umana non è la prima cosa a cui pensare se si pensa alla bellezza della santità della famiglia. L’apostolo, infatti, continuava: “La parola di Cristo abiti tra voi nella sua ricchezza. Con ogni sapienza istruitevi e ammonitevi a vicenda con salmi, inni e canti ispirati, con gratitudine, cantando a Dio nei vostri cuori”. La bellezza della santità comincia quando il Vangelo, la preghiera sono tenuti in massima considerazione. Quando la luce della fede entra in una famiglia, nascono cammini di santità. Quando la forza della preghiera, che stiamo massimamente considerando quest’anno, entra in una famiglia, allora nasce quel desiderio di essere esemplari gli uni per gli altri che rende santa una famiglia, così come nascono tutte quelle cose che rendono possibile il cammino di santificazione vicendevole che, altrimenti, rimane come impedito, o monco, o traballante, o invalido.
Per il nostro cammino
Cosa fare? Come procedere noi per vivere quella bellezza della santità della famiglia che ci è stata presentata?
Credo che sia l’ultima frase dell’epistola a darci il via per un cammino di fede importante in ogni famiglia. “Non scoraggiamoci”! di fronte alla bellezza del cammino proposto, di fronte alla santità della famiglia che ci viene proposta come modello, non scoraggiamoci! Non sentiamo la santità della famiglia come realtà opprimente, realtà che riguarda quella santa famiglia, speciale del tutto e per tutti, ma non noi! impariamo che la santità della famiglia è la bellezza di un cammino. In tutte le sue forme. Come in ogni cammino c’è qualcuno che è più avanti e qualcuno che è più indietro; qualcuno che corre e qualcuno che si trascina a stento; qualcuno che si ferma e qualcuno che cammina già riposato… L’immagine del cammino è adattissima alla realtà della famiglia e ci dice di non scoraggiarci mai, in qualsiasi tappa di questo cammino ci troviamo con la nostra famiglia.
In secondo luogo, direi di sottolineare l’importanza della fede, soprattutto l’importanza della Parola di Dio, dei Sacramenti e della preghiera personale. Sono queste tre realtà gli “ingredienti”, per così dire, di un cammino di fede. Cammino che, però, non deve essere limitato all’espressione liturgica o personale della fede, ma deve trovare concretizzazione nell’accoglienza dell’altro, soprattutto nel sostegno di chi vive momenti di difficoltà – in questo caso penso alla fragilità degli adolescenti e dei giovani di oggi – e della sofferenza – penso soprattutto agli anziani e agli ammalati. La santità di una famiglia passa per queste vie. Vie che non sono nuove e, di fatto, moltissime famiglie stanno già passando per queste vie, stanno già camminando su questi sentieri. Ecco perché la bellezza della santità della famiglia non è qualcosa che riguarda pochi ed eletti spiriti, ma qualcosa che riguarda ciascuno di noi. Molte famiglie sono già sulla via della santità, magari anche senza saperlo, senza aver preso coscienza che quello che stanno vivendo è già cammino di santificazione personale e della famiglia stessa.
Così vorrei semplicemente trasformare in invito le provocazioni che abbiamo ricevuto. Lasciate che ci sia un forte invito alla preghiera: lo faremo in settimana con la festa di San Giulio e le sante quarantore, le giornate eucaristiche. Invito ogni famiglia a trovare il proprio momento di adorazione e di preghiera. Possibile che in tutte le famiglie non si possa pianificare, decidere quale momento dedicare, insieme, alla preghiera davanti alla Santa Eucarestia? Possibile che non si gusti questo richiamo liturgico come promessa di bene?
Vorrei trasformare in invito la fattiva vicinanza alla fragilità di un giovane come di un anziano. Vorrei che trovassimo forme, esperienze per dire che c’è una dimensione comunitaria del vivere l’esistenza che diventa sostegno in ogni età della vita. Invito davvero a non rimanere soli, ad avere quella capacità di sopportazione che è già prezioso sostegno l’uno per l’altro.
Vorrei che la santità della vita e la bellezza di essa coinvolgessero talmente tanto tutti da essere esempio, modello per altri. Così che si possa pensare ad una famiglia che educa alla santità, una famiglia nella quale la fede è un dono, fin dal battesimo donato ai piccoli per amore di Dio; così da rendere il cammino del fidanzamento un tempo di verifica per sposarsi nel Signore; così che il matrimonio cristiano torni ad essere quello che è e cioè una vocazione e non la festa solenne di un giorno; così che ci sia attenzione alla povertà e alla fragilità come ci è stato raccomandato. Sia questa la santità che cerchiamo e la bellezza di ogni famiglia nella quale crediamo.
Cosa fare? Come procedere noi per vivere quella bellezza della santità della famiglia che ci è stata presentata?
Credo che sia l’ultima frase dell’epistola a darci il via per un cammino di fede importante in ogni famiglia. “Non scoraggiamoci”! di fronte alla bellezza del cammino proposto, di fronte alla santità della famiglia che ci viene proposta come modello, non scoraggiamoci! Non sentiamo la santità della famiglia come realtà opprimente, realtà che riguarda quella santa famiglia, speciale del tutto e per tutti, ma non noi! impariamo che la santità della famiglia è la bellezza di un cammino. In tutte le sue forme. Come in ogni cammino c’è qualcuno che è più avanti e qualcuno che è più indietro; qualcuno che corre e qualcuno che si trascina a stento; qualcuno che si ferma e qualcuno che cammina già riposato… L’immagine del cammino è adattissima alla realtà della famiglia e ci dice di non scoraggiarci mai, in qualsiasi tappa di questo cammino ci troviamo con la nostra famiglia.
In secondo luogo, direi di sottolineare l’importanza della fede, soprattutto l’importanza della Parola di Dio, dei Sacramenti e della preghiera personale. Sono queste tre realtà gli “ingredienti”, per così dire, di un cammino di fede. Cammino che, però, non deve essere limitato all’espressione liturgica o personale della fede, ma deve trovare concretizzazione nell’accoglienza dell’altro, soprattutto nel sostegno di chi vive momenti di difficoltà – in questo caso penso alla fragilità degli adolescenti e dei giovani di oggi – e della sofferenza – penso soprattutto agli anziani e agli ammalati. La santità di una famiglia passa per queste vie. Vie che non sono nuove e, di fatto, moltissime famiglie stanno già passando per queste vie, stanno già camminando su questi sentieri. Ecco perché la bellezza della santità della famiglia non è qualcosa che riguarda pochi ed eletti spiriti, ma qualcosa che riguarda ciascuno di noi. Molte famiglie sono già sulla via della santità, magari anche senza saperlo, senza aver preso coscienza che quello che stanno vivendo è già cammino di santificazione personale e della famiglia stessa.
Così vorrei semplicemente trasformare in invito le provocazioni che abbiamo ricevuto. Lasciate che ci sia un forte invito alla preghiera: lo faremo in settimana con la festa di San Giulio e le sante quarantore, le giornate eucaristiche. Invito ogni famiglia a trovare il proprio momento di adorazione e di preghiera. Possibile che in tutte le famiglie non si possa pianificare, decidere quale momento dedicare, insieme, alla preghiera davanti alla Santa Eucarestia? Possibile che non si gusti questo richiamo liturgico come promessa di bene?
Vorrei trasformare in invito la fattiva vicinanza alla fragilità di un giovane come di un anziano. Vorrei che trovassimo forme, esperienze per dire che c’è una dimensione comunitaria del vivere l’esistenza che diventa sostegno in ogni età della vita. Invito davvero a non rimanere soli, ad avere quella capacità di sopportazione che è già prezioso sostegno l’uno per l’altro.
Vorrei che la santità della vita e la bellezza di essa coinvolgessero talmente tanto tutti da essere esempio, modello per altri. Così che si possa pensare ad una famiglia che educa alla santità, una famiglia nella quale la fede è un dono, fin dal battesimo donato ai piccoli per amore di Dio; così da rendere il cammino del fidanzamento un tempo di verifica per sposarsi nel Signore; così che il matrimonio cristiano torni ad essere quello che è e cioè una vocazione e non la festa solenne di un giorno; così che ci sia attenzione alla povertà e alla fragilità come ci è stato raccomandato. Sia questa la santità che cerchiamo e la bellezza di ogni famiglia nella quale crediamo.