Settimana della terza domenica dopo l’Epifania – Venerdì
Siracide
Sir 44, 1; 49, 11-12
Lettura del libro del Siracide
Facciamo ora l’elogio di uomini illustri, dei padri nostri nelle loro generazioni. Come elogiare Zorobabele? Egli è come un sigillo nella mano destra; così anche Giosuè figlio di Iosedek: nei loro giorni hanno riedificato la casa, hanno elevato al Signore un tempio santo, destinato a una gloria eterna.
La progressione del Siracide, nel suo racconto degli “uomini illustri”, completa il discorso di sapienza di ieri. Come ci furono uomini che, distogliendosi da Dio e dalla fede, furono la rovina di un popolo, così ci furono sacerdoti sapienti e zelanti che, ricostruendo la casa di Dio, permisero al popolo di Israele di trovare la sua identità e di essere come “una cosa sola” nell’intento di ricostruire la propria presenza nel mondo. Zorobabele e Giosuè furono due sommi sacerdoti che si presero cura delle sorti del tempio e, curando la casa del Signore, curando le sorti della casa di Dio fatta di pietre, si presero cura anche della sorte del popolo stesso di Dio, della sua identità, del suo essere presenza di Dio nel mondo. È un atteggiamento di sapienza molto interessante: chi si occupa della casa di Dio, chi si occupa delle cose del Signore, chi si occupa della santità di Israele, si occupa anche dell’identità di una nazione. Bastano pochi uomini di fede per riscattare tutto un popolo, bastano pochi zelanti sommi sacerdoti per far fermentare tutto un popolo e per condurlo verso quei beni che il Signore ha scelto per essi. Il tempio “destinato alla gloria eterna” di Dio, rende anche questi uomini pieni di “gloria eterna” e il loro ricordo diventa una benedizione per chiunque.
Vangelo
Mc 5, 21-24a. 35-43
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco
In quel tempo. Essendo il Signore Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui. Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
È questa anche la fede di Giairo. Egli disturba il maestro perché ha udito la sua fama e crede profondamente che quel maestro di Galilea possa fare qualcosa per sua figlia, che giace malata – e poi morta – nella sua casa.
Anche quando gli viene riferito che ormai è troppo tardi, ormai la fanciulla è morta, Giairo, secondo l’insegnamento del Signore, non teme, non si dispera, non smette di stare con il maestro. Anzi, continua a camminare con Lui, lascia che Egli scenda nella sua casa, lascia che lo accompagni nella camera dove è già iniziato il rito per questa giovane fanciulla che aveva incontrato prematuramente la morte.
Giairo, sua moglie, i discepoli che Gesù ha scelto per vivere anche quell’occasione di fede, rimangono tutti pieni di fede per vedere cosa farà il maestro. E, avendo visto come Egli è anche in grado di risuscitare i morti, rimangono attoniti di fronte alla sapienza di Dio che parla attraverso Gesù e che, con la sua potenza, compie miracoli e segni grandiosi. Potremmo dire che la fede incrollabile di tutti costoro ottiene una cosa inaudita. La fede salda di questi personaggi ottiene quello che era insperabile. La ricostruzione di un contesto di fede ottiene a tutti di riavere il bene prezioso che era la vita di questa bambina che prematuramente era stata colpita dalla morte.
Per noi:
- Mi sento partecipe degli inviti al bene che anche a me vengono rivolti?
- Quando sono invitato alla speranza, come rispondo, come reagisco?
- So sperare anche quando tutto sembra dirmi altro?
Credo che queste letture ci indichino davvero una via di sapienza che tutti dobbiamo percorrere per uscire dalle nostre grandi o piccole difficoltà. Soprattutto dovremmo tutti comprendere che, senza Dio, non si va da nessuna parte. Senza la presenza del Signore non si ha nessuna garanzia per una vita che sappia indirizzarsi al bene. Senza Dio, insomma, si è più poveri e sempre meno attenti a comprendere cosa Egli stia rivelando al mondo per salvare l’uomo e rendere la sua vita bella, piena, gustosa.
Alimentiamo questa speranza nel Signore Gesù, lui che è venuto per servire i peccatori, lui che, togliendo il peccato del mondo, è sempre pronto ad entrare in alleanza con gli uomini.