Settimana della seconda domenica di Quaresima – giovedì
La spiritualità di questa settimana
Concludiamo anche questa seconda settimana di Quaresima – domani è venerdì e sabato si vive l’itinerario battesimale – con un episodio che ci riporta al tema che abbiamo trattato domenica scorsa: la benedizione dell’amore. I protagonisti di oggi sono, infatti, Agar e Ismaele.
La Parola di questo giorno
GENESI 16, 1-15
Lettura del libro della Genesi
In quei giorni. Sarài, moglie di Abram, non gli aveva dato figli. Avendo però una schiava egiziana chiamata Agar, Sarài disse ad Abram: «Ecco, il Signore mi ha impedito di aver prole; unisciti alla mia schiava: forse da lei potrò avere figli». Abram ascoltò l’invito di Sarài. Così, al termine di dieci anni da quando Abram abitava nella terra di Canaan, Sarài, moglie di Abram, prese Agar l’Egiziana, sua schiava, e la diede in moglie ad Abram, suo marito. Egli si unì ad Agar, che restò incinta. Ma, quando essa si accorse di essere incinta, la sua padrona non contò più nulla per lei. Allora Sarài disse ad Abram: «L’offesa a me fatta ricada su di te! Io ti ho messo in grembo la mia schiava, ma da quando si è accorta d’essere incinta, io non conto più niente per lei. Il Signore sia giudice tra me e te!». Abram disse a Sarài: «Ecco, la tua schiava è in mano tua: trattala come ti piace». Sarài allora la maltrattò, tanto che quella fuggì dalla sua presenza. La trovò l’angelo del Signore presso una sorgente d’acqua nel deserto, la sorgente sulla strada di Sur, e le disse: «Agar, schiava di Sarài, da dove vieni e dove vai?». Rispose: «Fuggo dalla presenza della mia padrona Sarài». Le disse l’angelo del Signore: «Ritorna dalla tua padrona e restale sottomessa». Le disse ancora l’angelo del Signore: «Moltiplicherò la tua discendenza e non si potrà contarla, tanto sarà numerosa». Soggiunse poi l’angelo del Signore: «Ecco, sei incinta: partorirai un figlio e lo chiamerai Ismaele, perché il Signore ha udito il tuo lamento. Egli sarà come un asino selvatico; la sua mano sarà contro tutti e la mano di tutti contro di lui, e abiterà di fronte a tutti i suoi fratelli». Agar, al Signore che le aveva parlato, diede questo nome: «Tu sei il Dio della visione», perché diceva: «Non ho forse visto qui colui che mi vede?». Per questo il pozzo si chiamò pozzo di Lacai-Roì; è appunto quello che si trova tra Kades e Bered. Agar partorì ad Abram un figlio e Abram chiamò Ismaele il figlio che Agar gli aveva partorito.
SALMO Sal 118 (119), 49-56
La tua parola, Signore, è verita e vita.
Ricòrdati della parola detta al tuo servo,
con la quale mi hai dato speranza.
Questo mi consola nella mia miseria:
la tua promessa mi fa vivere. R
Gli orgogliosi mi insultano aspramente,
ma io non mi allontano dalla tua legge.
Ricordo i tuoi eterni giudizi, o Signore,
e ne sono consolato. R
Mi ha invaso il furore contro i malvagi
che abbandonano la tua legge.
I tuoi decreti sono il mio canto
nella dimora del mio esilio. R
Nella notte ricordo il tuo nome, Signore,
e osservo la tua legge.
Tutto questo mi accade
perché ho custodito i tuoi precetti. R
PROVERBI 6, 20-29
Lettura del libro dei Proverbi
Figlio mio, osserva il comando di tuo padre e non disprezzare l’insegnamento di tua madre. Fissali sempre nel tuo cuore, appendili al collo. Quando cammini ti guideranno, quando riposi veglieranno su di te, quando ti desti ti parleranno, perché il comando è una lampada e l’insegnamento una luce e un sentiero di vita l’istruzione che ti ammonisce: ti proteggeranno dalla donna altrui, dalle parole seducenti della donna sconosciuta. Non desiderare in cuor tuo la sua bellezza, non lasciarti adescare dai suoi sguardi, poiché, se la prostituta cerca il pane, la donna sposata ambisce una vita preziosa. Si può portare il fuoco sul petto senza bruciarsi i vestiti, o camminare sulle braci senza scottarsi i piedi? Così chi si accosta alla donna altrui: chi la tocca non resterà impunito.
VANGELO Mt 6, 1-6
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà. E quando pregate, non siate simili agli ipocriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
Agar e Ismaele
S
Il brano è un vero capolavoro di narrativa e di spiritualità.
Il fatto in sé è una costante nella Bibbia. Sara, come molte altre donne, non riesce ad avere figli. Così si ferma la discendenza e, dal momento che l’essere privo di eredi è ritenuto una maledizione, ecco che Sara fa ciò che era permesso dalla legge tribale del tempo: dare una schiava che partorisca un figlio il quale, a tutti gli effetti, sarà figlio ed erede. Tuttavia la cosa non è priva di risvolti psicologici. Da un lato Agar, la schiava, che, rimasta incinta, travalica il suo ruolo, sa di contare agli occhi del padrone per via di quel figlio che sta per arrivare e approfitta della situazione. Dall’altro Sara che, messa all’angolo, reagisce inasprendo la vita della schiava, odiandola come rivale. Così la Scrittura ci insegna che nella vita di ciascuno c’è il piano delle cose che accadono, c’è il piano dei diritti, ma c’è anche la soggettività dell’uomo che si esprime in emozioni, sentimenti, pensieri che non possono e non devono essere assolutamente censurati.
Un secondo spunto di riflessione. Agar fugge e si inoltra nel deserto. Vuole morire. Cosa farà una donna, schiava, scappata dal padrone e incinta? Chi l’accoglierà? Nessuno, dunque meglio morire. Ma è il Signore che la cerca, presso un pozzo, che significa la vita. Ella dovrà tornare presso il suo padrone perché la promessa fatta a lui da parte di Dio, è valida anche per quel figlio che nascerà da lei. Dio si è legato ad Abramo. Abramo, insieme con Sara, ha scelto una via di fuga dalle proprie difficoltà che non è ciò a cui Dio pensava. Eppure, poiché Dio è fedele, anche quel figlio erediterà la promessa di Abramo. Anche da Ismaele nascerà un popolo. La Scrittura, tra l’altro, non nasconde le difficoltà di relazione che ci saranno tra Ismaele e colui che nascerà da Abramo e i rispettivi popoli. È la “giustificazione” della lotta che esiste, da sempre, tra ebrei ed arabi. Una lotta, come noi sappiamo bene, insanabile e per la quale, probabilmente, non ci sarà mai una fine. La realtà che il testo vuole sottolineare è però che Dio è fedele alle sue promesse e che non ritira mai la sua promessa, nemmeno quando le cose vanno come gli uomini le fanno andare.
In terzo luogo, vi inviterei a sostare sul capolavoro narrativo che conclude la scena, le bellissime parole di Agar presso il pozzo: “Io ho visto colui che mi vede!”. Provate a sentire tutto l’amore di questa espressione. Provate a pensare alla benedizione di cui Agar si sente ricoperta. Agar scopre che il Dio che invoca il suo padrone, non è Dio solo di un uomo importante ed illustre. È il Dio che guarda anche a lei, schiava venuta dall’Egitto. Agar si sente tutta compresa in quella benedizione che comprende anche il suo bambino. Ella non sa ancora cosa accadrà né a lei né al suo bambino, ma sa che Dio si sta già preoccupando di loro, anche se lei non lo aveva mai capito, non se ne era mai accorta. La benedizione di amore di Dio accompagna anche la vita di una donna sola e incinta. È una di quegli umili che vengono esaltati nella storia della salvezza.
L’importanza di una benedizione – invito alla riflessione
Un primo spunto di riflessione viene certamente dalla considerazione dell’importanza del mondo interiore di pensieri, emozioni, sentimenti che è in noi. La fede non ci chiede affatto di tagliare questo mondo, di censurare quello che sentiamo. Non può assolutamente essere così, dal momento che tutto questo appartiene al nostro essere uomini! Anche il Signore ha avuto i suoi pensieri, ha provato molti sentimenti, si è lasciato andare alle sue forti emozioni. Caso mai il Signore ci invita a mettere ordine nei pensieri, sentimenti ed emozioni. È il lavoro più difficile da fare a livello interiore e, probabilmente, non basterà tutta la vita. Anche noi ci scopriamo fragili perché soccombiamo sotto il peso di emozioni forti; oppure facciamo fatica a tenere a bada il nostro pensiero, che è sempre pronto a distrarci dalle cose serie e a posarsi su cose che non dovrebbero toccarci o interessarci; o ancora non sappiamo vivere le emozioni in modo corretto. Quaresima è tempo di lavoro su noi stessi. Sara ed Agar, le rivali, ce lo ricordano! E ci invitano a prendere in mano, sul serio, questo aspetto della vita.
In secondo luogo vorrei che ci fermassimo a ragionare sulla grandezza della benedizione di Dio che non viene mai meno nemmeno quando noi facciamo ciò che non è gradito a Dio. In effetti noi abbiamo in mente qualcosa di contrario: fino a che facciamo quello che Dio chiede, Dio è nostro amico, poi no! Fino a che ci adeguiamo alle sue richieste, allora Egli è vicino, ma se noi ci allontaniamo da Lui, ecco che anche egli si allontana da noi. Il testo biblico ci dice esattamente il contrario. Noi cristiani, poi, dovremmo rileggere questo testo in controluce con il Vangelo per capire che la Scrittura, da sempre, ci dice e ci ricorda che Dio si mette sulle nostre tracce, ci segue, ci cerca, in molti modi diversi e, soprattutto, in Gesù. Quaresima è tempo per pensare meglio alla vicinanza del Signore e alla sua benedizione che è costante per noi.
Infine, oggi, vi chiederei di sostare davanti al crocifisso ripetendo le parole di Agar: “Io vedo colui che vede me!”. Sono queste le parole da dire a Cristo oggi. In effetti la spiritualità della Quaresima ci fa dire proprio al Crocifisso che noi siamo consapevoli che Lui ci guarda dalla Croce. È per questo che noi, stando sotto la Croce, dobbiamo guardare a Lui. Sapendo che tutto è già nelle sue mani, mani aperte per amore, mani che, un’ultima volta, inchiodate al legno della Croce, dicono tutta la benedizione di Dio e tutta la misericordia di Dio per noi. Oggi direi che la nostra preghiera deve culminare in questo sentirci guardati da Dio con amore, con compassione, con senso di vicinanza, sapendo che Dio sostiene il nostro cammino che, come quello di Agar, può anche avere tutte le sue difficoltà. Mentre ci sentiamo guardati da questo sguardo di amore, diciamo anche noi al Cristo il nostro amore, il nostro volerlo seguire. Come Agar torna dal suo padrone, così anche noi torniamo alle cose della vita sorretti da questa benedizione di Dio che rende possibile ogni cosa, anche la sopportazione dei dolori che sembrano impossibili.
Per noi e per il nostro cammino
- Mi impegno costantemente per mettere ordine nei miei pensieri, sentimenti ed emozioni?
- Sento la vicinanza e la costanza della benedizione di Dio nella mia vita?
- Mi sento guardato da Dio? Ricambio il suo sguardo di amore con il mio amore?