Martedì 29 marzo

Settimana della 4 domenica di quaresima – martedì 

La paura delle rivalità

In fondo in fondo, nel cuore di tutti c’è un po’ di rivalità con gli altri. Motivata, a volte, da quella paura dell’altro di cui dicevamo ieri. Talvolta ci illudiamo che, per esorcizzare la paura dell’altro, si possa diventare rivali. Ma altre volte è proprio la rivalità che ci fa paura!

La Parola di Dio per questo giorno

GENESI 25, 27-34
Lettura del libro della Genesi

In quei giorni. I fanciulli crebbero ed Esaù divenne abile nella caccia, un uomo della steppa, mentre Giacobbe era un uomo tranquillo, che dimorava sotto le tende. Isacco prediligeva Esaù, perché la cacciagione era di suo gusto, mentre Rebecca prediligeva Giacobbe. Una volta Giacobbe aveva cotto una minestra; Esaù arrivò dalla campagna ed era sfinito. Disse a Giacobbe: «Lasciami mangiare un po’ di questa minestra rossa, perché io sono sfinito». Per questo fu chiamato Edom. Giacobbe disse: «Vendimi subito la tua primogenitura». Rispose Esaù: «Ecco, sto morendo: a che mi serve allora la primogenitura?». Giacobbe allora disse: «Giuramelo subito». Quegli lo giurò e vendette la primogenitura a Giacobbe. Giacobbe diede a Esaù il pane e la minestra di lenticchie; questi mangiò e bevve, poi si alzò e se ne andò. A tal punto Esaù aveva disprezzato la primogenitura.

SALMO Sal 118 (119), 97-104

I tuoi precetti, Signore, mi danno intelligenza.

Quanto amo la tua legge!
La medito tutto il giorno.
Il tuo comando mi fa più saggio dei miei nemici,
perché esso è sempre con me. R
Sono più saggio di tutti i miei maestri,
perché medito i tuoi insegnamenti.
Ho più intelligenza degli anziani,
perché custodisco i tuoi precetti. R

Tengo lontani i miei piedi da ogni cattivo sentiero,
per osservare la tua parola.
Non mi allontano dai tuoi giudizi,
perché sei tu a istruirmi. R

Quanto sono dolci al mio palato le tue promesse,
più del miele per la mia bocca.
I tuoi precetti mi danno intelligenza,
perciò odio ogni falso sentiero. R

PROVERBI 23, 29-32
Lettura del libro dei Proverbi

Figlio mio, per chi i guai? Per chi i lamenti? Per chi i litigi? Per chi i gemiti? A chi le percosse per futili motivi? A chi gli occhi torbidi? Per quelli che si perdono dietro al vino, per quelli che assaporano bevande inebrianti. Non guardare il vino come rosseggia, come scintilla nella coppa e come scorre morbidamente; finirà per morderti come un serpente e pungerti come una vipera.

VANGELO Mt 7, 6-12
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono! Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti».

Genesi

“Giacobbe era un uomo tranquillo che dimorava nelle tende”. Con queste semplici parole, il testo sacro intende dirci che Giacobbe era un uomo che non amava fare ciò che, per lo più, facevano i maschi della tribù: andare a caccia, misurarsi in prove di forza, far valere il proprio diritto dimostrando il proprio valore e il proprio coraggio. Giacobbe preferisce la vita dell’accampamento – Israele è ancora nomade – di per sé appannaggio delle donne. È per questo che è il prediletto della madre: perché sta sempre con lei. Tranquillo nel non cercare avventure, nel non dare prove di forza, ma capace di provare sentimenti di rivalità verso il fratello, come già dicevamo ieri. In fondo Giacobbe è uno che sa bene che il fratello “conta” più di lui nella tribù. Non per il suo valore, non per la sua forza, non perché vive cose “da uomo”, ma perché è il primogenito. Così, quando gli viene offerta un’occasione propizia, l’astuzia di Giacobbe spinge Esaù a vendergli la primogenitura. Realtà che a noi dice poco, ma che nella cultura ebraica rappresenta un dono di Dio. Il primogenito – si riteneva – godeva di una speciale benedizione di Dio. Giacobbe sottrae ad Esaù questa benedizione. Difatti la storia della salvezza passerà per la discendenza di Giacobbe e non per quella di Esaù. La rivalità dei due fratelli, che genererà una grande paura sia in Rebecca che in Giacobbe stesso, che sarà costretto anche a fuggire proprio dalla sua tribù, non fermerà la storia della salvezza. Storia di alleanza che permetterà a tutti i protagonisti di questa intricata vicenda familiare, di risolvere la paura di vedere nell’altro un rivale.

Vangelo

A contrastare questa paura è solo la bontà d’animo. Lo dice con chiarezza il Vangelo. Quella bontà che per un verso è innata: “se voi che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli…”, per altro verso è frutto di una cura di sé, di un esercizio su di sé che non deve mai venire meno. Solo la bontà d’animo permette di uscire dalla paura della rivalità. Quando uno sa vedere nell’altro un fratello da servire, quando uno sa che occorre aprire la propria porta del cuore a chi è nel bisogno, quando uno sa che tutto questo è ciò che fa Dio nei suoi confronti, allora si impara a crescere in quella bontà d’animo che è il rimedio contro ogni paura. La persona buona d’animo non giudica, non odia, vive in pace con tutti, sa dare a ciascuna cosa il suo peso. Chi è buono d’animo guarda con occhio buono la vita, qualsiasi cosa gli venga offerto. Chi è buono d’animo piace a Dio, perché Dio è il padre dei buoni, anzi, Dio è la bontà infinita, unica, vera, come dice Gesù nella sua predicazione.

Noi e la paura delle rivalità

Credo che anche noi abbiamo provato qualcosa del genere. Abbiamo rivali quando siamo giovani, a scuola e nello sport. Spesso percepiamo il comportamento degli altri come rivale al nostro modo di essere. Abbiamo rivali nel mondo del lavoro e, non di rado, anche nel campo dell’amore e degli affetti. Addirittura, la rivalità non risparmia le famiglie di cui, qualche volta, è proprio la rovina. Quante rivalità abbiamo nel nostro mondo! Quante rivalità abbiamo anche nel nostro piccolo! Tutto questo può generare ansie e paure di diverso genere e tipo.

Per uscire dalla paura

Come si esce dalla paura della rivalità? Solo con la bontà. La bontà d’animo che permette di “essere simili” a Dio stesso. La bontà d’animo che consiste nel fare quello che ci è possibile fare, senza rimandarlo, per far trionfare il bene che c’è in ciascuno, il bene che c’è nel mondo. La bontà d’animo che è il tratto distintivo di chi si interessa dell’altro, di chi lo accoglie, di chi lo accompagna come un fratello, di chi spera sempre nella misericordia del Signore. È la bontà d’animo che cambia la società. Come ci ha richiamato spesso papa Giovanni XXIII.

Esercizio quaresimale

  • Sono buono?
  • Coltivo in me quella bontà d’animo che apre porte di ogni genere e tipo?
  • Insegno agli altri ad essere buoni e generosi?
  • Quando ho paura della rivalità?
  • In quale aspetto della mia vita noto la presenza di rivalità difficili da superare?

Proposito quaresimale

Mi impegno a fare almeno un gesto di bontà verso qualcuno, meglio se non conosciuto. La bontà è la prima e migliore carta di presentazione anche con chi non conosciamo!

2022-04-14T08:08:02+02:00