5 Domenica dopo il martirio di San Giovanni il Precursore
Introduzione
Cambia tutto!
È lo slogan attorno al quale vogliamo vivere la festa dell’oratorio che oggi coinvolge tutti e, in particolar modo, la pastorale giovanile. Potrebbe sembrare l’ovvia constatazione che tutti possiamo fare: tutto è sempre in divenire, tutto, in qualche modo, cambia. Anche l’oratorio cambia e molti di noi potrebbero davvero dire che questo oratorio non è più il loro oratorio. Si capisce, è un’esigenza dei tempi che, in verità, c’è sempre stata. Credo però che questo slogan dica un’altra cosa. Credo che non chieda a noi cristiani di cambiare le istituzioni per cercare di rispondere meglio alle esigenze del tempo presente. Piuttosto chieda a noi di cambiare! Non sono solo le realtà attorno a noi che sono da cambiare secondo l’evolversi dei tempi, ma siamo soprattutto noi a dover cambiare e a trasformare la nostra mentalità e il nostro modo di vivere per essere un poco più cristiani. Come? Cosa significa cambiare per noi? cosa significa essere dentro una dinamica di costante revisione di noi stessi e di costante cambiamento? Credo che la risposta venga dalle tre letture che abbiamo appena ascoltato.
La Parola di Dio
LETTURA Dt 6, 1-9
Lettura del libro del Deuteronomio
In quei giorni. Mosè disse: «Questi sono i comandi, le leggi e le norme che il Signore, vostro Dio, ha ordinato di insegnarvi, perché li mettiate in pratica nella terra in cui state per entrare per prenderne possesso; perché tu tema il Signore, tuo Dio, osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti do e così si prolunghino i tuoi giorni. Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica, perché tu sia felice e diventiate molto numerosi nella terra dove scorrono latte e miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto. Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte».
SALMO Sal 118 (119)
Beato chi cammina nella legge del Signore.
Beato chi è integro nella sua via
e cammina nella legge del Signore.
Beato chi custodisce i suoi insegnamenti
e lo cerca con tutto il cuore. R
Non commette certo ingiustizie
e cammina nelle sue vie.
Tu hai promulgato i tuoi precetti
perché siano osservati interamente.
Siano stabili le mie vie
nel custodire i tuoi decreti. R
Non dovrò allora vergognarmi,
se avrò considerato tutti i tuoi comandi.
Ti loderò con cuore sincero,
quando avrò appreso i tuoi giusti giudizi.
Voglio osservare i tuoi decreti:
non abbandonarmi mai. R
EPISTOLA Rm 13, 8-14a
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Fratelli, non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge. Infatti: «Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai», e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità. E questo voi farete, consapevoli del momento: è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno: non in mezzo a orge e ubriachezze, non fra lussurie e impurità, non in litigi e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo.
VANGELO Lc 10, 25-37
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Un dottore della Legge si alzò per mettere alla prova il Signore Gesù e chiese: «Maestro, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?». Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Come leggi?». Costui rispose: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente, e il tuo prossimo come te stesso». Gli disse: «Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai». Ma quello, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è mio prossimo?». Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e cadde nelle mani dei briganti, che gli portarono via tutto, lo percossero a sangue e se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e, quando lo vide, passò oltre. Anche un levita, giunto in quel luogo, vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui. Il giorno seguente, tirò fuori due denari e li diede all’albergatore, dicendo: “Abbi cura di lui; ciò che spenderai in più, te lo pagherò al mio ritorno”. Chi di questi tre ti sembra sia stato prossimo di colui che è caduto nelle mani dei briganti?». Quello rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va’ e anche tu fa’ così».
Vangelo
Il “pezzo forte” della liturgia di oggi è certamente il Vangelo. Tutti conosciamo molto bene questa parabola del Signore, certo sapremmo ripeterne il contenuto, certo tutti ci immedesimiamo in essa. Eppure è sempre difficile viverla, comprendere che il Signore l’ha detta per gente come noi, gente che aveva fede, gente che aveva già anche molte opere di carità da sostenere. Gente che, esattamente come noi, si riteneva già abbastanza avanti nel cammino verso Dio, gente che, tutto sommato, non reputava così malvagia la propria posizione e il proprio itinerario spirituale. È proprio a costoro che Gesù racconta la parabola per dire che occorre cambiare mentalità. Non occorre cambiare le opere, non occorre fare qualcosa di più. Occorre, per il cristiano, cambiare modo di vedere le cose. Così che, lì dove un altro scorge solo uno che è mezzo morto, il cristiano veda un uomo, uno fatto ad immagine e somiglianza di Dio e decida di servirlo. Lì dove un altro vede un pericolo, il cambiamento di mentalità che viene dalla fede impone al cristiano di vedere un’occasione per fare del bene. Lì dove un altro vede un malcapitato e si ferma a fare considerazioni comuni, il cristiano vede un richiamo al proprio impegno e alla propria responsabilità. Già contenuti assolutamente difficili da vivere. Come se non bastasse la parabola va oltre. Il rinnovamento di mentalità del cristiano comporta che uno si fermi, investa il suo tempo. Cosa anche questa difficilissima per chi vive una vita come la nostra, dove il soffermarsi su queste cose sembra già essere una perdita di tempo. E non solo. Il Samaritano, poi, paga di persona oltre quello che sarebbe necessario promettendo anche un futuro ritorno per saldare ciò che, eventualmente, fosse speso in più. Atteggiamenti che indicano che il cristiano è sempre disposto a fare il primo passo ed è sempre disposto a pagare di persona, costi quel che costi. Un rinnovamento di mentalità serissimo, impegnativo, ai limiti dell’impossibile. Tanto che una parabola che attira la nostra attenzione e attiva immediatamente il nostro interesse, finisce per essere un testo biblico che ci risulta lontano, lontanissimo. Tutti noi, infatti, facciamo qualcosa di quelle contenute in questo testo, ma ne tralasciamo molte altre, rendendo questo richiamo inefficace.
Dovremmo, infine, anche chiederci perché il Samaritano ha fatto tutto questo. La risposta non potrebbe essere che una sola. Il Samaritano ha bene in mente cosa diceva la legge di Mosè e, per questo, si è mosso nella linea dei padri che hanno vissuto e praticato i comandamenti. Alla base delle sue azioni c’è un senso di fede molto pratico. Il senso di fede dell’uomo che loda Dio, ma sa anche servire l’uomo. L’una cosa senza trascurare l’altra. Considerazione che ci fa chiedere: ma come è possibile? Come è possibile vivere così?
Deuteronomio
Risponde, a questa domanda, la prima lettura, il Deuteronomio, che ci ha ricordato, ancora una volta, il precetto fondamentale della fede ebraica. Prima di ogni comandamento, prima di ogni comportamento, prima di ogni raccomandazione a proposito della vita, dell’operare, sta la raccomandazione di cercare Dio: prima e sopra ogni altra cosa c’è la raccomandazione a leggere la scrittura, a conservare memoria di essa, a fare in modo che l’illuminazione di Dio entri dentro il cuore dell’uomo. Poi, da questa illuminazione, da questa verità contemplata, discende anche l’invito ad operare in modo coerente con essa. Il fondamento è, però, la fede. Se non c’è gusto per Dio, se non c’è ricerca di Dio, tutte le altre cose finiscono per perdere significato e per non dare all’uomo quel gusto di vita che, invece, è assolutamente fondamentale per il vivere quotidiano. Dunque è la fede che apre gli occhi, motiva un impegno, richiama ad una Verità che non tramonta. Ecco perché il pio ebreo è invitato a legarsi rotoli della scrittura sugli arti, o sulla fronte o sul cuore. Il ricordo di quella parola rivelata ed ascoltata deve spingere verso un modo di vivere, di pensare, di agire, che è totalmente nuovo e assolutamente diverso da quello che fanno tutti.
Romani
L’impegno che ci viene chiesto già da queste prime due scritture viene, poi, ulteriormente rilanciato dall’Epistola. San Paolo nel dire: “la carità non fa nessun male al prossimo, pieno compimento della legge è l’amore” intende dilatare i confini e ricordare che, per il cristiano, non c’è limite al bene, non c’è confine per la sua azione, non c’è limite al suo impegno. Il cristiano si impegna a fare del bene con tutti e verso tutti. Il cristiano è l’uomo della fraternità universale, l’uomo che non fa troppe distinzioni ma, proprio in forza della sua fede, accoglie tutti e anche serve tutti, forte della sua fede, sostenuto dalla sua preghiera. Aggiunge Paolo, come un rimprovero: “è tempo di svegliarvi dal sonno perché adesso la salvezza è più vicina di quando diventammo credenti”. Il riferimento di Paolo è il richiamo al ritorno di Cristo, da attendere come momento culminante della propria vita e della vita stessa del mondo. Poiché il credente ritiene che Cristo tornerà come giudice della storia, egli si prepara ad accoglierlo con opere di misericordia e di amore. Dal momento che la vita è tutta indirizzata all’incontro con Cristo, il credente opera secondo la rivelazione, per avere parte a quella visione di gloria che il Cristo Risorto intende portare a tutti. Anche San Paolo, a coloro che si sentono già abbastanza buoni, a coloro che pensano di essere già ad un buon punto del loro cammino, ricorda la verità di Dio: nessuno può mai dirsi arrivato, nessuno può mai essere esente da quel cambiamento di mentalità che è richiesto sempre a chi intende operare nel nome di Dio.
Per noi e per il nostro cammino spirituale
L’impegno che ci viene chiesto oggi è quello di metterci proprio al posto di coloro che, invece di sentirsi già buoni, invece di sentirsi già arrivati, decidono di mettere ulteriore attenzione a quello che accade dentro di loro per essere pronti ad un cambiamento reale del loro modo di vivere e di pensare. Il card. Newman, figura spirituale di grandissimo rilievo a cavallo tra i due scorsi secoli, soleva dire che “vivere è cambiare e tendere alla santità è avere cambiato spesso”. Riconosceva così che non è l’immobilismo spirituale che salva, e nemmeno il gusto di cambiare tanto per cambiare, ma a salvare e a portare verso la santità è il desiderio di piacere a Dio in tutto. Lasciandosi ispirare dalla fede, il cristiano cambia molte cose del suo modo di vivere, di pensare, di agire, proprio perché si lascia guidare da Dio nei diversi momenti della sua vita. Quale immobilismo spirituale dovremmo lasciare? Quale cambiamento dovremmo portare nella nostra vita?
Anzitutto credo che in questo anno giubilare ci sia chiesto di saper tornare con più fede e con maggiore forza a quella Parola di Dio che salva. Credo che il primo cambiamento da fare sia proprio questo: lasciamo che sia la Parola di Dio ad illuminare il cammino, facciamo in modo che il valore della Parola, che richiamiamo molto spesso, non solo nominale, non sia solo un modo di dire, ma sia veramente il punto di riferimento dell’esistenza di tutti noi.
In secondo luogo uscire dall’immobilismo spirituale ed accedere alla rivelazione di Dio credo sia per tutti noi un invito a prendere sul serio il cambiamento di mentalità che ci viene richiesto. Ovvero tocca noi metterci per primi davanti a Dio per poi servire l’uomo; tocca noi sostare davanti al mistero per poi vivere un’operatività laboriosa che sia traduzione, espressione della Verità contemplata; tocca noi avere quella mentalità di chi inizia sempre per primo un percorso di avvicinamento in dimostrazione della carità che ci abita o un’attestazione della misericordia che rimettiamo in circolo ben consci di averla gratuitamente ricevuta.
Una prima concretizzazione deve riguardare il nostro modo di vedere e di vivere l’oratorio e un rinnovato interesse per la pastorale giovanile. Anche io chiedo di cambiare alcune cose, per rispondere ad una mentalità che sempre si deve rinnovare. Di fronte ad una generazione di ragazzi preadolescenti e adolescenti fragilissima, chiedo a tutti che ci sia un paziente ascolto di bisogni che noi possiamo anche non considerare importanti, ma che i nostri ragazzi ci segnalano come prioritari. Di fronte al disagio ci sia sempre l’atteggiamento di chi si ferma, scende dalle sue comodità e tradizioni, si mete in atteggiamento di ascolto dal quale nasce, poi, un rinnovato stile di impegno.
Una seconda concretizzazione ci richiama a vivere momenti di fede fondativi di questo desiderio di cambiamento. Ecco allora la settimana che ci sta davanti, la settimana credo anche da tutti attesa della Madona del Rosario. Questa settimana sarà per tutti un invito a condividere la Parola ascoltata per fare in modo che tutti possiamo essere un poco di più dei buoni samaritani.
Il Signore ci conceda questo rinnovamento di mentalità importante e significativo e Maria continui a guidare i nostri passi perché, attraverso la devozione del Rosario, possiamo sempre incontrare la misericordia di Dio e rimotivare il nostro impegno per gli uomini.