Lunedì 30 settembre

Settimana della 5 domenica dopo il martirio – Lunedì 

La spiritualità di questa settimana

Siamo in una settimana del tutto particolare perché viviamo la settimana che precede la festa solenne della Madonna del Rosario che, per noi, da qualche anno, è anche la settimana degli esercizi spirituali parrocchiali, quest’anno tutti dedicati al tema della speranza. Anche noi cercheremo tracce di speranza partendo dalle letture di questi giorni che, tra l’altro, ci faranno celebrare San Girolamo oggi, santa Teresa di Gesù Bambino domani, gli Angeli custodi mercoledì, San Francesco venerdì e santa Faustina sabato. Una settimana che tutti ci aspettiamo ricchissima e forte. Cercherò di rileggere le letture cercando tracce di speranza utili per il nostro cammino e per la preparazione alla festa. Oggi possiamo radunare il tema attorno al titolo: la speranza dell’agricoltore.

La Parola di questo giorno

LETTURA Gc 5, 7-11
Lettura della lettera di san Giacomo apostolo

Siate dunque costanti, fratelli, fino alla venuta del Signore. Guardate l’agricoltore: egli aspetta con costanza il prezioso frutto della terra finché abbia ricevuto le prime e le ultime piogge. Siate costanti anche voi, rinfrancate i vostri cuori, perché la venuta del Signore è vicina. Non lamentatevi, fratelli, gli uni degli altri, per non essere giudicati; ecco, il giudice è alle porte. Fratelli, prendete a modello di sopportazione e di costanza i profeti che hanno parlato nel nome del Signore. Ecco, noi chiamiamo beati quelli che sono stati pazienti. Avete udito parlare della pazienza di Giobbe e conoscete la sorte finale che gli riserbò il Signore, perché il Signore è ricco di misericordia e di compassione.

SALMO Sal 129 (130)

L’anima mia è rivolta al Signore.

Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica. R

Io spero, Signore.
Spera l’anima mia, attendo la sua parola.
L’anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all’aurora. R

Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe. R

VANGELO Lc 20, 9-19
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il Signore Gesù prese a dire al popolo questa parabola: «Un uomo piantò una vigna, la diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano per molto tempo. Al momento opportuno, mandò un servo dai contadini perché gli dessero la sua parte del raccolto della vigna. Ma i contadini lo bastonarono e lo mandarono via a mani vuote. Mandò un altro servo, ma essi bastonarono anche questo, lo insultarono e lo mandarono via a mani vuote. Ne mandò ancora un terzo, ma anche questo lo ferirono e lo cacciarono via. Disse allora il padrone della vigna: “Che cosa devo fare? Manderò mio figlio, l’amato, forse avranno rispetto per lui!”. Ma i contadini, appena lo videro, fecero tra loro questo ragionamento: “Costui è l’erede. Uccidiamolo e così l’eredità sarà nostra!”. Lo cacciarono fuori della vigna e lo uccisero. Che cosa farà dunque a costoro il padrone della vigna? Verrà, farà morire quei contadini e darà la vigna ad altri». Udito questo, dissero: «Non sia mai!». Allora egli fissò lo sguardo su di loro e disse: «Che cosa significa dunque questa parola della Scrittura: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo?”. Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e colui sul quale essa cadrà verrà stritolato». In quel momento gli scribi e i capi dei sacerdoti cercarono di mettergli le mani addosso, ma ebbero paura del popolo. Avevano capito infatti che quella parabola l’aveva detta per loro.

Vangelo

È Dio stesso che si paragona ad un agricoltore, certo un po’ speciale come è il vignaiolo. Una vigna dà sempre molto da fare, perché va curata in ogni stagione. Occorre prepararla, occorre custodirla, occorre potarla, prima del grande lavoro, quello più bello, quello più gioioso, che è il lavoro della vendemmia, quello che fa pregustare la gioia della presenza del vino nuovo. Dio si comporta come un vignaiolo nei confronti di tutti gli uomini. Non solo li crea nel suo amore e custodisce ciascuno fin dall’eternità, ma accompagna nel tempo la vita di ciascuno di essi. Tanto da attendere, poi, il risultato della sua vicinanza, che altro non è che l’amore. L’amore pallido dell’uomo che non può certo uguagliare l’Amore di Dio. Eppure l’amore è l’unica moneta con la quale si può ripagare tanto amore e tanta premura da parte di Dio. Amore che, spesso, Dio non trova nemmeno dai suoi, da quelli che lo conoscono, da quelli che dovrebbero essere premurosi nella risposta. La risposta della gente di fede, non solo di Israele, ma di tutti, è spesso tiepida, minima, quasi insignificante. Ecco giungere, sul finire della parabola, un rimprovero da parte di Dio che viene posto con una domanda: perché tanto amore non viene ricambiato? Domanda che Dio pone perché Dio stesso spera. Egli spera di trovare nell’uomo una risposta degna, egli spera di trovare nel comportamento dei fedeli una risposta di amore, anche minimo, ma reale, sincero, proporzionato alle forze del momento. Non rispondere in questo modo è già tradire l’amore di Dio, tradire la sua fiducia, rovinare la sua speranza.

Giacomo

Così anche San Giacomo riprendeva la medesima immagine, la speranza dell’agricoltore che affronta le fatiche del suo duro lavoro proprio nella speranza di avere un buon raccolto. Questa speranza è sostenuta dalla pazienza. L’agricoltore è paziente, quasi come Giobbe, per citare un esempio di pazienza antico. Giacomo vi fa riferimento proprio per dire che è tipico della pazienza produrre frutti di speranza. Quando il lavoro umile, nascosto e costante si sposa con la virtù della pazienza, ecco che la speranza fiorisce ed ecco che tutto torna utile per l’uomo che vive queste realtà. Vive la speranza chi si immerge in tutto questo contesto di opere che nascono dalla fede. Il consiglio di Giacomo è, quindi, quello di trovare nella fede, nella pazienza, nel lavoro umile, fiducioso e paziente la radice di quella speranza che il Signore viene a mettere nel cuore di ciascuno.

Per noi e per il nostro cammino di fede

Oggi, nella prima giornata degli esercizi spirituali, ci lasceremo provocare da una frase di San Pietro: “Pronti a rendere ragione della speranza che è in voi!”. Già in questa Messa possiamo trovare risposte forti alla domanda: perché dovremmo essere pronti a rendere ragione della speranza che è in noi?

  1. Per non tradire la speranza di Dio, per non spegnere la speranza di Dio, la speranza di vedere che i credenti attendono l’incontro con lui e vivono una vita degna di questa meta verso la quale incamminarsi nel tempo.
  2. Per non perdersi nelle cose del tempo, avendo la pazienza dell’attesa. La speranza dei credenti nasce dall’attesa del Regno di Dio, ovvero dalla costante preghiera perché si realizzi, nel profondo dell’anima, l’incontro con Cristo, mediatore della nuova alleanza.
  3. Per dare senso alle cose. Senza speranza molte cose che ogni uomo è chiamato a fare nel tempo in cui vive, perderebbero di senso. Il cristiano mette speranza in tutte le cose che fa, per vivere in pienezza ogni cosa, dalla più piccola alla più profonda, dalla meno significativa a quella più densa di significato. Il cristiano ripone speranza in Dio e, per questo, vive autenticamente e con passione tutte le cose del tempo.

Dare ragione della speranza che è in noi, alla luce delle letture che abbiamo fatto oggi, significa almeno queste cose.

Chiediamo a Maria, che invochiamo come Vergine del Santo Rosario, di custodirci e di guidarci ad un vero e profondo incontro con il Signore Gesù, speranza per questa vita e per la vita eterna.

Provocazioni dalla Parola

  • Rendo ragione della speranza che è in me?
  • Vivo bene e in profondità le cose del tempo?
  • L’esempio di Maria mi aiuta a crescere in questa dimensione?
2024-09-25T14:30:03+02:00