Venerdì 29 Novembre

Sobri guardando la Pasqua di Cristo.

Mistero dell’Incarnazione,

Settimana della 2a domenica

Vangelo

Non sempre gli uomini sono sobri quando chiedono segni al Signore. Anzi, talvolta non lo sono affatto. Chiedono quello che più sta a cuore, vogliono vedere che si realizzi una determinata cosa. Forse anche noi abbiamo provato a chiedere qualcosa del genere al Signore. Invece Gesù è sobrio anche nel suo donare dei segni e, ad una generazione che chiede segni offre sì un “segno”, ma del tutto particolare: il segno della sua Pasqua, il segno della sua morte, il segno del rimanere tre giorni nella terra, prima di risorgere. Così il Signore insegna a ciascuno di noi che si possono chiedere segni, si possono chiedere “cose” a Dio, ma tutte devono confrontarsi con quel segno grande che è la sua passione, morte e risurrezione. Se anche noi imparassimo che c’è una sobrietà del chiedere, quanto sarebbe diversa la nostra preghiera di richiesta! In questo avvento, l’Arcivescovo ci chiede di tenere presente in modo del tutto particolare e speciale l’invocazione del Padre nostro: “venga il tuo regno”. È proprio animati dalla speranza cristiana che noi vogliamo andare incontro al Signore e imparare ad attendere il suo regno non cercando altro che quei segni che, riletti alla luce della passione, morte e risurrezione del Signore, indicano la via per la vita eterna.

Malachia

La parola di Malachia profeta è davvero difficile per me! Infatti è contro i sacerdoti e, in generale, contro quelle “guide” che non custodiscono la scienza, ovvero che non richiamano la coscienza di tutti gli uomini alla verità che viene da Dio. Oggi tutti facciamo molta fatica su questo tema. Forse noi sacerdoti facciamo fatica a richiamare, cosa che un tempo era un po’ all’ordine del giorno nel ministero di chi aveva la responsabilità di una comunità. Forse oggi giudichiamo quegli interventi eccessivi e non potremmo in alcun modo pensare di ripeterli. Però è anche vero che, senza un po’ di fermezza e senza un po’ di lucidità, si rischia di smarrire il cammino comune che deve condurre alla salvezza. Il richiamo è perché ci sia un intervento di correzione, sobrio ma chiaro e deciso. Manca anche la sobrietà del lasciarsi correggere. Oggi tutti quando veniamo in qualche modo richiamati, sentiamo dentro di noi qualcosa che ci agita e che ci spinge a reagire. Non abbiamo certo l’umiltà di lasciarci richiamare alla verità di un cammino. Anche perchè, oggi, la verità è soggettiva e ciascuno ha la sua parte o la sua interpretazione della verità! Non dovrebbe essere così ed anzi tutti dovremmo comprendere che la Verità di Dio è quella che brilla in Gesù Cristo ed è al confronto con la sua passione, morte e risurrezione che noi possiamo comprendere se siamo nella via che ci conduce a condividere la gloria della risurrezione, oppure no. Con molta sobrietà accettiamo tutto questo richiamo e mettiamoci dalla parte di chi, sempre e comunque, sceglie quella via stretta che è l’indice, la sicurezza che il cammino che si sta tentando di fare, è voluto da Dio e ci farà giungere alla Santità.

Ezechiele

Continua la serie di brano che riguardano il giorno del giudizio e che fanno parte di quelle scritture che hanno dato origine al “dies irae”, il giorno dell’ira di Dio, che sarà il giorno del giudizio. In realtà quando diciamo “ira di Dio”, non intendiamo dire che Dio sarà “arrabbiato”, tantomeno che si “vendicherà” di quello che gli uomini gli hanno fatto subire. Non dobbiamo dimenticare la luce del Vangelo per comprendere che quel giorno sarà il giorno in cui, finalmente, sarà debellato il male, che Dio non può sopportare e sarà esaltato il bene, il tutto nella luce della Pasqua di Cristo Signore e nella forza della redenzione che Cristo ha già vissuto, ha già attuato nella sua passione e croce. La “sobrietà” del giudizio universale sarà questa: tutto sarà giudicato alla luce della Pasqua di Cristo, il che vuol dire alla luce del suo amore, nel mistero della redenzione.

Alla scuola della sobrietà

Mi sembra chiaro che, anche mentre noi ci stiamo apprestando a vivere il ricordo della nascita del Salvatore e mentre vogliamo ricordarci che tutti siamo chiamati all’incontro con Lui nella salvezza universale che Egli ha meritato per noi, siamo “tenuti” ad assumere quello stile di sobrietà che fa crescere l’anima nostra.

Forse poi, oggi, in modo particolare, tutti dovremmo chiederci:

  • So confrontare le cose della mia vita con la Pasqua di Cristo?

  • Prendo le decisioni importanti della mia vita alla luce di quella fede che dovrei avere anche io?

Continuiamo a cercare nella sobrietà quel tratto distintivo dello stile di vita cristiano che diventa buona testimonianza per il Vangelo.

2020-01-12T10:27:30+01:00