Settimana della 3 domenica di Avvento – mercoledì
La spiritualità di questa settimana
Nella terza settimana di Avvento vogliamo soffermarci a riflettere sull’identità del cristiano che è quella di essere come una lampada che arde. Il riferimento al Vangelo di domenica ci aiuterà a vivere tutti i giorni di questa settimana. Il lezionario di Avvento si interromperà solo giovedì per la festa di Sant’Andrea, apostolo.
La Parola di questo giorno
EZECHIELE 12, 1-7
Lettura del profeta Ezechiele
In quei giorni. Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Figlio dell’uomo, tu abiti in mezzo a una genìa di ribelli, che hanno occhi per vedere e non vedono, hanno orecchi per udire e non odono, perché sono una genìa di ribelli. Tu, figlio dell’uomo, fatti un bagaglio da esule e di giorno, davanti ai loro occhi, prepàrati a emigrare; davanti ai loro occhi emigrerai dal luogo dove stai verso un altro luogo. Forse comprenderanno che sono una genìa di ribelli. Davanti ai loro occhi prepara di giorno il tuo bagaglio, come fosse il bagaglio di un esule. Davanti a loro uscirai però al tramonto, come partono gli esiliati. Fa’ alla loro presenza un’apertura nel muro ed esci di lì. Alla loro presenza mettiti il bagaglio sulle spalle ed esci nell’oscurità. Ti coprirai la faccia, in modo da non vedere il paese, perché io ho fatto di te un simbolo per gli Israeliti». Io feci come mi era stato comandato: preparai di giorno il mio bagaglio come quello di un esule e, sul tramonto, feci un foro nel muro con le mani. Uscii nell’oscurità e sotto i loro occhi mi misi il bagaglio sulle spalle.
SALMO Sal 102 (103)
Allontana da noi le nostre colpe, Signore.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe. R
Quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;
quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe. R
Come è tenero un padre verso i figli,
così il Signore è tenero verso quelli che lo temono,
perché egli sa bene di che siamo plasmati,
ricorda che noi siamo polvere. R
PROFETI Sof 1, 1. 14-18
Lettura del profeta Sofonia
Parola del Signore che fu rivolta a Sofonia, figlio di Cusì, figlio di Godolia, figlio di Amaria, figlio di Ezechia, al tempo di Giosia, figlio di Amon, re di Giuda. «È vicino il grande giorno del Signore, è vicino e avanza a grandi passi. Una voce: “Amaro è il giorno del Signore!”. Anche un prode lo grida. Giorno d’ira quel giorno, giorno di angoscia e di afflizione, giorno di rovina e di sterminio, giorno di tenebra e di oscurità, e giorno di nube e di caligine, giorno di suono di corno e di grido di guerra sulle città fortificate e sulle torri elevate. Metterò gli uomini in angoscia e cammineranno come ciechi, perché hanno peccato contro il Signore; il loro sangue sarà sparso come polvere e la loro carne come escrementi. Neppure il loro argento, neppure il loro oro potranno salvarli. Nel giorno dell’ira del Signore e al fuoco della sua gelosia tutta la terra sarà consumata, poiché farà improvvisa distruzione di tutti gli abitanti della terra».
VANGELO Mt 15, 10-20
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Riunita la folla, il Signore Gesù disse loro: «Ascoltate e comprendete bene! Non ciò che entra nella bocca rende impuro l’uomo; ciò che esce dalla bocca, questo rende impuro l’uomo!». Allora i discepoli si avvicinarono per dirgli: «Sai che i farisei, a sentire questa parola, si sono scandalizzati?». Ed egli rispose: «Ogni pianta, che non è stata piantata dal Padre mio celeste, verrà sradicata. Lasciateli stare! Sono ciechi e guide di ciechi. E quando un cieco guida un altro cieco, tutti e due cadranno in un fosso! ». Pietro allora gli disse: «Spiegaci questa parabola». Ed egli rispose: «Neanche voi siete ancora capaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che entra nella bocca, passa nel ventre e viene gettato in una fogna? Invece ciò che esce dalla bocca proviene dal cuore. Questo rende impuro l’uomo. Dal cuore, infatti, provengono propositi malvagi, omicidi, adultèri, impurità, furti, false testimonianze, calunnie. Queste sono le cose che rendono impuro l’uomo; ma il mangiare senza lavarsi le mani non rende impuro l’uomo».
Ezechiele
La prima immagine, la prima parola che ci viene proposta, è quella di Ezechiele, con questa visione del bagaglio dell’esule che esce nell’oscurità. Un’immagine tremenda alla quale noi, purtroppo, ci abituiamo. Vediamo i bagagli degli esuli che sono sacchetti, zainetti raffazzonati in qualche modo, “quattro stracci”, come diciamo popolarmente, un minimo indispensabile. Il profeta deve raccogliere il suo bagaglio in questo modo. Non solo: deve uscire dalla città al tramonto e, quindi, quando la luce sta per andarsene, quando sta per tramontare. Una visione molto forte ma anche molto impattante e tremenda. È proprio il segno di un abbandono, di una cosa che finisce. Perché il profeta deve fare questo? Perché deve essere un segno. Un segno di abbandono. Così come gli uomini hanno abbandonato Dio, così come gli uomini hanno rifiutato la sua luce, così Dio si ritira, accetta di essere abbandonato dagli uomini. I pochi a lui rimasti fedeli saranno come esuli con un piccolo bagaglio. La luce progettata per brillare verrà spenta e si starà come al crepuscolo, come al tramonto. Solo l’uomo che appartiene a Dio, e cioè il profeta, non teme. Egli sa che, comunque, la sua vita è nelle sue mani.
Sofonia
Le parole del profeta Sofonia, se vogliamo, fanno eco a quelle di ieri e sono un continuo richiamo al giorno del Signore che abbiamo ascoltato in molti giorni di queste prime settimane di Avvento. C’è però un particolare nuovo: si fa esplicito riferimento alla “gelosia” di Dio. Cosa significa? Perché, spesso, il Dio di Israele, nel Primo Testamento, viene definito e ci viene presentato come un Dio geloso? La gelosia di Dio indica il suo amore ardente per l’uomo e, in particolare, per il suo popolo, per il popolo che si è scelto perché fosse segno della sua presenza e della sua rivelazione. Dio ama il suo popolo tanto da esserne geloso. Ovviamente è un’immagine, un modo di dire, per ricordare a tutti che l’amore di Dio non solo è eterno, ma è anche tale da non finire mai, da rinnovarsi sempre, da essere punto di riferimento costante per tutti. Ecco cosa significa dire che Dio è un Dio geloso! Questa gelosia di Dio deve essere qualcosa su cui l’uomo medita. L’uomo che è a conoscenza di questo amore forte e immutabile capisce che il suo comportamento deve permettergli di incontrare questo amore. Sarebbe irragionevole non corrispondere a questo amore, un’opera di ingrati. Eppure, spesso, l’uomo è così: un ingrato.
Vangelo
Come si fa a non mandare Dio in esilio? Come si fa a non cancellarlo dal cuore? Come si fa a non rendere inattivo il suo amore geloso? Solo vigilando sul proprio cuore e sulle opere che esso è in grado di fare. Il Signore ricorda che il cuore è in grado di fare cose buone, eccelse, è in grado di mettere in atto i più alti propositi di amore. Ma è anche in grado, al contrario, di far uscire da sé stesso le massime cose cattive, le massime aberrazioni. Il cuore contiene anche propositi cattivi e opere malvagie che, se non vengono purificati, usciranno dal cuore e diventeranno azioni cattive. Lo sappiamo molto bene. Intanto perché vediamo ogni giorno in atto, in molti uomini, questi propositi malvagi. Ma, poi, perché scopriamo dentro di noi il medesimo proposito cattivo, perché anche noi ne avvertiamo la potenza e il fascino. Quando accade questo, noi mandiamo in esilio dal nostro cuore quella parola che è luce, quegli uomini di Dio che ce la ricordano. In fondo non facciamo altro che escludere Dio dalla nostra vita, tornando a vivere da empi, come se Dio non esistesse. È quanto abbiamo ascoltato anche ieri e l’altro ieri proprio dalla voce dei profeti.
Marana Thà, Vieni Signore Gesù!
Così anche noi possiamo dire:
Marana Tha, vieni Signore Gesù nelle nostre vite e ricordaci che anche attraverso gli esiliati di oggi noi possiamo vivere quel carisma di accoglienza che salva l’anima.
Marana Tha, vieni Signore Gesù, insegnaci che chi vive davvero la tua parola vive un po’ come un esiliato, come un fuggiasco. Ricordaci che il nostro compito non è temere l’oscurità ma rischiararla con quella piccola luce che tutti siamo chiamati ad essere.
Marana Tha, vieni Signore Gesù e ricordaci di vigilare sul nostro cuore, sulla nostra mente, per non far uscire da essi quelle opere malvagie che, viceversa, rovineranno tutta la nostra esistenza, perché fanno assopire l’anima.
Marana Tha, vieni Signore Gesù!
Provocazioni dalla Parola
- Che cosa provocano nel mio cuore le immagini degli esuli e dei migranti di oggi? Cosa provo quando guardo i loro bagagli?
- Cosa provoca in me il sapere che il Signore arde di amore proprio per la mia vita?
- Vigilo sul mio cuore? Quali sono i pensieri cattivi che porto comunque a termine?