Domenica tra l’ottava di Natale.
Cristo sapienza e Verbo del Padre.
Come vivono i figli di Dio? Come vive chi ha accolto la luce del Verbo? L’intento di questa domenica che noi celebriamo tra l’ottava del Natale, vero proseguimento della contemplazione iniziata del Natale, è quello di farci riflettere su Cristo Verbo e sapienza di Dio.
Vangelo
Gv 1, 1-14
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Anzitutto Cristo Verbo di Dio. Verbo, cioè parola. Potremmo tradurre anche così il difficile testo del prologo di Giovanni: “In principio era la Parola”. Dio, nella sua natura di amore, è dialogo, è espansione del Bene eterno, è parola creatrice. Parola dalla quale deriva ogni cosa. Parola che, in ogni sua dimensione, rivela qualcosa dello splendore immenso di Dio e del suo essere infinito, non misurabile, non contenibile, non circoscrivibile. La Parola di Dio è Cristo e Cristo è l’origine di ogni cosa, ci dice non solo San Giovanni, ma di per sé tutta la Scrittura. Cristo è la Parola del Padre per mezzo della quale sono state create tutte le cose, come diciamo anche nel Credo.
Questa Parola creatrice di Dio che è Cristo, è anche Parola di sapienza. Sapienza che riempie tutte le cose, sapienza che rimanda all’altro testo Sacro, la prima lettura che abbiamo ascoltato.
Proverbi
Pr 8, 22-31
Lettura del libro dei Proverbi
La Sapienza grida: «Il Signore mi ha creato come inizio della sua attività, prima di ogni sua opera, all’origine. Dall’eternità sono stata formata, fin dal principio, dagli inizi della terra. Quando non esistevano gli abissi, io fui generata, quando ancora non vi erano le sorgenti cariche d’acqua; prima che fossero fissate le basi dei monti, prima delle colline, io fui generata, quando ancora non aveva fatto la terra e i campi né le prime zolle del mondo. Quando egli fissava i cieli, io ero là; quando tracciava un cerchio sull’abisso, quando condensava le nubi in alto, quando fissava le sorgenti dell’abisso, quando stabiliva al mare i suoi limiti, così che le acque non ne oltrepassassero i confini, quando disponeva le fondamenta della terra, io ero con lui come artefice ed ero la sua delizia ogni giorno: giocavo davanti a lui in ogni istante, giocavo sul globo terrestre, ponendo le mie delizie tra i figli dell’uomo».
È il libro dei Proverbi a dirci che la sapienza di Dio, quella che ha creato ogni cosa, è sinonimo della perfezione di Dio. Dio crea con questa sapienza, la sapienza della perfezione, ma anche con la sapienza della creatività. Ecco perché l’autore del testo antico ci dice che, di fronte alla sapienza di Dio che si rivela nella creazione, sono solamente due gli atteggiamenti che l’uomo può vivere: lo stupore, di fronte all’immensità del creato e la venerazione di Dio, riconosciuto presente in ogni cosa e, quindi, rispettato perché creatore di tutto. Questo testo viene letto in riferimento a Cristo stesso, quindi Cristo è la sapienza increata del Padre, colui che vive da sempre presso Dio e crea ogni cosa per volontà di Dio. La sapienza che non lascia mai il padre, che presiede all’opera della creazione, è, dunque, Cristo stesso, il Verbo che si incarna nel seno della Vergine Maria e diviene uomo.
Riconoscere il verbo
Giovanni medita e scrive sulla scorta di questa meditazione antica, ma sa bene che il Cristo non è stato accolto da tutti. L’uomo, spesso, si sente artefice di tutto, è pronto a considerare solo l’operato delle sue mani, sa gioire solamente di quello che vede, di quello che quantifica, di quello che tocca, senza neppure pensare che, dietro ad ogni cosa, c’è l’immensità di Dio.
Quell’immensità che si è fatta creatura, quello splendore che è diventato bambino, quella sapienza che aveva creato ogni cosa e che non ha disdegnato di farsi creatura e di lasciare che fosse Maria a portarlo in grembo per nove mesi, prima della sua nascita. San Giovanni, al termine della sua esperienza di fede, nella maturità dell’esperienza di fede vissuta, comprende che è il Verbo Sapienza e splendore del Padre, Colui che egli ha visto, toccato, ascoltato nel corso della sua esperienza di apostolo e di credente. San Giovanni sa che a questa verità si arriva solo se si sa stare in silenzio e in contemplazione. Qualsiasi annunciatore di questa verità, fosse pure Giovanni il Battista, “il più grande dei figli di donna”, come lo definisce lo stesso Gesù, rimane senza esito nel suo annuncio se manca il desiderio di mettersi in contemplazione della Verità rivelata.
Colossesi
Col 1, 13b. 15-20
Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi
Fratelli, il Figlio del suo amore è immagine del Dio invisibile, primogenito di tutta la creazione, perché in lui furono create tutte le cose nei cieli e sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potenze. Tutte le cose sono state create per mezzo di lui e in vista di lui. Egli è prima di tutte le cose e tutte in lui sussistono.
Egli è anche il capo del corpo, della Chiesa. Egli è principio, primogenito di quelli che risorgono dai morti, perché sia lui ad avere il primato su tutte le cose. È piaciuto infatti a Dio che abiti in lui tutta la pienezza e che per mezzo di lui e in vista di lui siano riconciliate tutte le cose, avendo pacificato con il sangue della sua croce sia le cose che stanno sulla terra, sia quelle che stanno nei cieli.
Così anche San Paolo che emetteva la propria professione di fede: il Cristo è la Parola creatrice, Colui che era da sempre presente presso il Padre, Colui che ha dato origine e vita ad ogni cosa, Colui nel quale si trova tutta la sapienza della divina presenza di Dio.
L’Apostolo aggiunge un altro dato di fede alla riflessione: Cristo, il Verbo che è Sapienza del Padre, è anche Colui che ha riconciliato in sé stesso tutto il mondo, tutta la creazione, tutte le cose invisibili dei cieli. È nella sua Pasqua che tutto ciò che è stato creato è stato anche redento. È a partire dalla sua passione, morte e risurrezione che si può comprendere che Cristo è l’origine di ogni nuovo rapporto con Dio che nella creazione si rivela e nel Cristo salva.
Per Noi
Credo che l’invito di oggi alla preghiera possa riassumersi in queste domande:
- Cosa penso della creazione e di Dio creatore?
Certo accade sempre più spesso di assistere alla completa scollatura tra la nostra vita e la nostra fede e così mi pare di intuire che tutti, ma specialmente i più giovani, non siano nemmeno disposti a considerare l’idea di Dio in riferimento alla creazione. È dato per scontato che, su questo punto, la rivelazione non abbia nulla da dire. Evidentemente chi pensasse così poco o nulla ha capito della stessa rivelazione, poco o nulla ha compreso di quello speciale rapporto con Dio che Gesù, nel Natale, viene a creare. Un rapporto di amicizia e vicinanza, un rapporto di stima e di fiducia, un rapporto di fraternità grazie al quale è possibile introdurre l’uomo in questa dimensione di riflessione e di verità.
- So contemplare il bello della creazione?
Se tutto questo deve avvenire, occorre, però, che io sappia contemplare il bello della creazione. Domandarsi se siamo ancora capaci di contemplazione, mi sembra doveroso. Capita sempre più spesso di intuire la difficoltà, specie dei giovani, a fermarsi per contemplare la bellezza del creato. È un po’ come se tutto fosse scontato, ovvio, perfino dovuto. Educarci alla contemplazione del bello è davvero essenziale ed è la sola verità che ci può introdurre alla dimensione del divino. Di fronte all’immensità del creato, solo chi si domanda quale sapienza creatrice ha compiuto tutto ciò, entra in una dimensione di dialogo con Dio nella quale il Verbo, la Parola rivelata che è Cristo, compie, poi, il resto.
- In che relazione sta la mia vita con il creato?
Se sono ripiegato solo su me stesso, per cui ha senso solamente la mia esperienza e quello che da essa proviene, non credo che riusciremo mai a comprendere la bellezza della rivelazione! Il senso della presenza di Dio, la percezione della bellezza del creato, partono da quella relazione personale con la Parola di Dio che spesso richiamo e che diviene ora, nel Natale, ancora più urgente.
È dunque assai complicata la riflessione che ci viene proposta in questa domenica, riflessione che ci chiede di stare, in silenzio, a cercare di vivere quel rapporto con Dio che apre alla ricchezza della rivelazione nella quale trova senso ogni cosa e alla luce della quale tutto acquista il suo senso.
Il credente, e quindi noi, possa davvero essere nel mondo luce che sa richiamare questa verità perché questa luce che si è accesa a Betlemme con l’incarnazione del Verbo, continui a brillare tra noi.