Settimana della 4 domenica dopo l’Epifania – martedì
La spiritualità di questa settimana
In questo secondo giorno feriale continuiamo a prepararci alle giornate eucaristiche che vivremo nei prossimi giorni.
La Parola di questo giorno
LETTURA Sir 36, 1-19
Lettura del libro del Siracide
Abbi pietà di noi, Signore, Dio dell’universo, e guarda, infondi il tuo timore su tutte le nazioni. Alza la tua mano sulle nazioni straniere, perché vedano la tua potenza. Come davanti a loro ti sei mostrato santo in mezzo a noi, così davanti a noi móstrati grande fra di loro. Ti riconoscano, come anche noi abbiamo riconosciuto che non c’è Dio al di fuori di te, o Signore. Rinnova i segni e ripeti i prodigi, glorifica la tua mano e il tuo braccio destro. Risveglia il tuo sdegno e riversa la tua ira, distruggi l’avversario e abbatti il nemico. Affretta il tempo e ricòrdati del giuramento, e si narrino le tue meraviglie. Sia consumato dall’ira del fuoco chi è sopravvissuto e cadano in rovina quelli che maltrattano il tuo popolo. Schiaccia le teste dei capi nemici che dicono: «Non c’è nessuno al di fuori di noi». Raduna tutte le tribù di Giacobbe, rendi loro l’eredità come era al principio. Abbi pietà, Signore, del popolo chiamato con il tuo nome, d’Israele che hai reso simile a un primogenito. Abbi pietà della tua città santa, di Gerusalemme, luogo del tuo riposo. Riempi Sion della celebrazione delle tue imprese e il tuo popolo della tua gloria. Rendi testimonianza alle creature che sono tue fin dal principio, risveglia le profezie fatte nel tuo nome. Ricompensa coloro che perseverano in te, i tuoi profeti siano trovati degni di fede. Ascolta, Signore, la preghiera dei tuoi servi, secondo la benedizione di Aronne sul tuo popolo, e riconoscano tutti quelli che abitano sulla terra che tu sei il Signore, il Dio dei secoli.
SALMO Sal 32 (33)
Retta e la parola del Signore e fedele ogni sua opera.
Tema il Signore tutta la terra,
tremino davanti a lui gli abitanti del mondo,
perché egli parlò e tutto fu creato,
comandò e tutto fu compiuto. R
Il Signore annulla i disegni delle nazioni,
rende vani i progetti dei popoli.
Ma il disegno del Signore sussiste per sempre,
i progetti del suo cuore per tutte le generazioni. R
Beata la nazione che ha il Signore come Dio,
il popolo che egli ha scelto come sua eredità.
Il Signore guarda dal cielo:
egli vede tutti gli uomini. R
Dal trono dove siede
scruta tutti gli abitanti della terra,
lui, che di ognuno ha plasmato il cuore
e ne comprende tutte le opere. R
VANGELO Mc 6, 1-6a
✠ Lettura del Vangelo secondo Marco
In quel tempo. Il Signore Gesù partì di là e venne nella sua patria e i suoi discepoli lo seguirono. Giunto il sabato, si mise a insegnare nella sinagoga. E molti, ascoltando, rimanevano stupiti e dicevano: «Da dove gli vengono queste cose? E che sapienza è quella che gli è stata data? E i prodigi come quelli compiuti dalle sue mani? Non è costui il falegname, il figlio di Maria, il fratello di Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle, non stanno qui da noi?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua». E lì non poteva compiere nessun prodigio, ma solo impose le mani a pochi malati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità.
Vangelo
Per rileggere insieme il Vangelo possiamo proseguire con la meditazione di ieri. Anche la sapienza che brilla nel Signore Gesù, come è attestato da più parti, è una sapienza unica, singolare, una sapienza oltre quella di qualsiasi altro uomo. È per questo che la gente rimane strabiliata e si domanda da dove viene quella sapienza: “Da dove gli vengono queste cose?”. È la domanda che si fa la gente. Sa che il Signore Gesù non è un maestro secondo i canoni tradizionali. Sa che non ha studiato, non ha frequentato scuole rinomate. La sua scuola è la bottega del falegname del padre, ma quale sapienza si può imparare fra i trucioli del legno? La sapienza di casa è quella di sua madre, ma quale sapienza può trasmettere una donna giovane, senza cultura, una del popolo, se non quelle quattro cose che ella stessa ha appreso? È il ragionamento della gente che rimane stupita di fronte ai discorsi di Gesù, alla sua predicazione, al suo parlare semplice, chiaro, diretto, di vera sapienza. Così il Vangelo ci aiuta a capire che nel Signore Gesù ci fu una sapienza infusa, una sapienza che brillò in Lui perché in Cristo brilla il volto del Padre. Una sapienza non umana, ma divina, una sapienza che rivela come Dio ama, pensa, si relaziona agli uomini… In Gesù brilla la sapienza di Dio.
Siracide
Così è anche la preghiera del Siracide. Per cosa prega il Siracide? Perché il “timore di Dio” sia impresso in tutte le nazioni. Lo sappiamo molto bene: il timor di Dio è un sinonimo della fede. Il sapiente prega perché la fede sia presente nel cuore di tutti gli uomini, senza confini. Il sapiente chiede a Dio che tutti gli uomini possano essere uomini di fede, perché tutti possano attingere al patrimonio della fede per vivere secondo la sapienza di Dio e non secondo quella sapienza umana che è sempre divisiva, capace di fare confronti, capace di generare quegli squilibri che poi portano a vivere male, a vivere secondo la ricerca di beni e non di ciò che aiuta il cuore.
In secondo luogo il sapiente prega perché tutte le nazioni vedano la “potenza di Dio”. I richiami alla forza sono tanti, ma il sapiente sa molto bene che la forza di Dio è la forza dell’amore. Quando il sapiente prega perché tutti possano vedere l’opera di Dio, prega perché tutti possano vedere e gustare l’opera del suo amore.
Il sapiente prega perché tutti riconoscano che “non c’è Dio fuori di te, Dio giusto e salvatore”. È, forse, la parte più bella della preghiera, perché è la parte che dice chi è Dio. Dio è colui che, amando, salva. Dio è colui che vuole entrare in relazione con gli uomini. Dio è colui che vuole portare la salvezza eterna a tutti. Concetti bellissimi che svelano la differenza tra il Dio di Israele e gli altri dei.
Anche l’espressione con la quale il sapiente chiede che i “nemici” siano consumati dall’ “ira di Dio” va intesa bene. È una frase che riprenderà poi San Paolo nella sua predicazione. Il “fuoco” di Dio è il suo amore. L’ “ira” di Dio è il giudizio che Dio esprime su ogni cosa, in diversi modi, fino a quando culminerà nel giorno del giudizio universale che viene anche definito dalla Scrittura “il giorno dell’ira di Dio”, cioè il giorno in cui ogni realtà sarà consumata e trasfigurata dal suo amore. Il sapiente sta quindi chiedendo che l’amore di Dio consumi ogni cosa. Credo sia una preghiera bellissima e davvero sapiente. Anche noi dovremmo chiedere a Dio che ogni realtà sia consumata e trasfigurata dal suo amore.
Per noi e per il nostro cammino
- Parliamo spesso dell’amore di Dio, ma poi crediamo davvero alla sua potenza?
- Crediamo davvero che tutto possa essere trasfigurato da questo amore che salva?
Se la sapienza della fede è in noi, se qualcosa della sapienza di Dio è in noi, dovremmo dire di sì! Sì, noi vogliamo che tutto sia trasfigurato dal suo amore! Sì, noi vogliamo davvero che tutto possa essere rischiarato da quella potenza di amore che proviene da Dio, così che anche la nostra sapienza umana si possa arrendere di fronte all’amore di Dio. È questo il cuore del discorso del Vangelo di oggi. Noi siamo chiamati a sperimentare questa verità e questa realtà. Da domani inizieremo le giornate eucaristiche che altro non sono se non giorni nei quali noi mettiamo al centro della nostra preghiera l’amore di Dio che brilla nel Signore Gesù, da noi adorato nelle specie eucaristiche. Davanti all’Eucarestia che esporremo solennemente, cerchiamo di vivere bene questo amore. Di fronte all’Eucarestia che esponiamo solennemente, cerchiamo di mettere tutto noi stessi, perché impariamo a vivere con quella sapienza che altro non è se non l’amore di Dio che deve brillare anche nei nostri atti.