Domenica 30 agosto

1 Domenica dopo il martirio di San Giovanni il Precursore

Ieri abbiamo celebrato la festa del martirio di San Giovanni il Battista che segna uno spartiacque nel tempo dopo Pentecoste che stiamo celebrando. Se dunque, fino a domenica scorsa, partendo da Pentecoste, abbiamo riletto tutta quanta la storia della salvezza fino all’arrivo del Signore Gesù, con oggi incomincia il tempo nel quale facciamo più attenta memoria dell’incontro con Cristo.

Vangelo

Lc 9, 7-11
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca

In quel tempo. Il tetrarca Erode sentì parlare di tutti questi avvenimenti e non sapeva che cosa pensare, perché alcuni dicevano: «Giovanni è risorto dai morti», altri: «È apparso Elia», e altri ancora: «È risorto uno degli antichi profeti». Ma Erode diceva: «Giovanni, l’ho fatto decapitare io; chi è dunque costui, del quale sento dire queste cose?». E cercava di vederlo. Al loro ritorno, gli apostoli raccontarono a Gesù tutto quello che avevano fatto. Allora li prese con sé e si ritirò in disparte, verso una città chiamata Betsàida. Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.

Isaia

Is 65, 13-19
Lettura del profeta Isaia

Così dice il Signore Dio: «Ecco, i miei servi mangeranno e voi avrete fame; ecco, i miei servi berranno e voi avrete sete; ecco, i miei servi gioiranno e voi resterete delusi; ecco, i miei servi giubileranno per la gioia del cuore, voi griderete per il dolore del cuore, urlerete per lo spirito affranto. Lascerete il vostro nome come imprecazione fra i miei eletti: “Così ti faccia morire il Signore Dio”. Ma i miei servi saranno chiamati con un altro nome. Chi vorrà essere benedetto nella terra, vorrà esserlo per il Dio fedele; chi vorrà giurare nella terra, giurerà per il Dio fedele, perché saranno dimenticate le tribolazioni antiche, saranno occultate ai miei occhi. Ecco, infatti, io creo nuovi cieli e nuova terra; non si ricorderà più il passato, non verrà più in mente, poiché si godrà e si gioirà sempre di quello che sto per creare, poiché creo Gerusalemme per la gioia, e il suo popolo per il gaudio. Io esulterò di Gerusalemme, godrò del mio popolo. Non si udranno più in essa voci di pianto, grida di angoscia».

Efesini

Ef 5, 6-14
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini

Fratelli, nessuno vi inganni con parole vuote: per queste cose infatti l’ira di Dio viene sopra coloro che gli disobbediscono. Non abbiate quindi niente in comune con loro. Un tempo infatti eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di quanto viene fatto da costoro in segreto è vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è detto: «Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà».

Vangelo

È Erode il protagonista iniziale di questa pagina. Erode non aveva fede e, come dice lui stesso in questa breve pericope, aveva fatto decapitare l’ultimo dei profeti, Giovanni il Battista. Sentendo della predicazione di Gesù anche Erode, come è scritto, “cercava di vederlo”. Ovviamente la sua non è una ricerca di fede, ma è il desiderio di curiosità di chi vuole vedere chi è questo nuovo predicatore, dal momento che lui stesso ha tolto di mezzo Giovanni Battista. Non riuscirà a vedere il Signore Gesù se non l’ultimo giorno della vita di Cristo, quando gli verrà consegnato da Pilato. Anche in quell’occasione Erode mostrerà la sua non fede e la totale chiusura al mistero di Dio dopo una vita depravata.

L’atteggiamento di Erode, l’atteggiamento di colui che non ricerca per fede ma, al massimo, per curiosità, è ribaltato da quello della folla, che invece cerca Gesù per ascoltarlo, per udire la sua voce, alcuni anche per continuare quell’incontro che già avevano fatto con Giovanni il Battista. Atteggiamento che è il medesimo dei discepoli, che hanno la possibilità di stare con il Maestro che riserva loro momento di silenzio, di meditazione, di condivisione delle loro esperienze, come accadde in Betsaida, in uno dei momenti di intimità con i discepoli che Gesù ha riservato loro nel corso del suo ministero.

Il tema del Vangelo è, quindi, la ricerca del Signore Gesù, l’incontro con la sua persona, come momento di verità dell’esistenza, come luce per tutti i giorni della vita.

Efesini

Così anche San Paolo. L’apostolo si presenta spesso, nel corso delle sue lettere, come l’uomo che ha incontrato il Signore, come l’uomo che si è lasciato plasmare dalla sua parola, come l’uomo che ha fatto di tutto per essere a disposizione di Cristo.

San Paolo invita tutti a ripetere il medesimo incontro segnando così la differenza con l’uomo comune, con l’uomo senza fede. Chi è senza fede vive secondo i propri desideri o secondo quei valori che, come uomo, può condividere con altri uomini. Il credente, invece, vive con i valori del Vangelo che, spesso, sono in contrasto con quelli puramente umani. Ecco perché San Paolo invita a “non avere niente in comune” con chi non ha fede, cioè con chi non cerca il Signore e con chi non apprezza, non condivide, non fa propri i valori del Vangelo. Emerge così l’identità del cristiano secondo San Paolo. Il credente è colui che deve avere una identità precisa nel corso della sua vita, un’identità chiara che è quella di chi si lascia illuminare dalla propria fede. L’uomo di fede cerca “la bontà, la giustizia, la verità”, cercando, soprattutto, di capire “ciò che è gradito al Signore”. È un’espressione molto bella di San Paolo che ricorda a ciascuno di noi che il nostro primo compito nella fede è proprio quello di cercare e soprattutto di fare ciò che è gradito a Dio, non ciò che soddisfa il proprio capriccio o le proprie voglie. Per questo San Paolo può poi dire: “Gesù Cristo ti illuminerà”, per sostenere il cammino di fede di chi cerca il Signore. Non tutto è chiaro nel cammino di fede, non tutto è, da subito, comprensibile, o risolvibile, o non tutto riceve immediatamente quella luce di fede che permette di dare senso ad ogni cosa e il giusto posto ad ogni realtà. Gesù Cristo illumina pian piano. La sua rivelazione è una rivelazione continua. È proprio questo che occorre cercare: un incontro con Cristo che continua la sua rivelazione a ciascuno.

Isaia

Ne era ben consapevole anche il profeta Isaia, che, pur essendo una figura centrale nella fede di Israele, aveva capito che la fede non è un tutto e subito, non è una illuminazione che illumina per sempre e che esime dalla fatica della continua ricerca. La fede è un invito ad una progressiva conoscenza del volto di Dio che, pian piano, si rivela. La fede è un invito ad una progressiva capacità di lasciarsi sprofondare nel Signore che, pian piano, illumina ogni meandro della mente e rende piena una vita. Per questo il profeta scriveva: “Ecco, i miei servi mangeranno e voi avrete fame; ecco, i miei servi berranno e voi avrete sete; ecco, i miei servi gioiranno e voi resterete delusi; ecco, i miei servi giubileranno per la gioia del cuore, voi griderete per il dolore del cuore, urlerete per lo spirito affranto. Lascerete il vostro nome come imprecazione fra i miei eletti: “Così ti faccia morire il Signore Dio”. Parole davvero molto forti, che indicano come solo chi continua a cercare il volto del Signore vive in quella grazia di conoscenza del volto di Dio che rende santa una vita.

Per noi

Credo che il messaggio spirituale di queste scritture sia molto bello per noi che, più o meno rientrati dalle ferie in questa estate strana e diversa dalle solite, ci apprestiamo a ricominciare – si spera – le nostre attività e, soprattutto, tra pochi giorni, anche la scuola.  Il messaggio che viene da queste scritture ci dice di non lasciar perdere la ricerca del volto di Dio, senza la quale tutte le altre cose, anche quelle più belle e significative dell’esistenza, perdono significato e vigore. Ecco, dunque, l’invito per noi: a noi che abbiamo desiderio di tornare ad una “normalità” che difficilmente stiamo costruendo, a noi che abbiamo forse persino “fretta” di tornare alle cose di sempre, è chiesto di non dimenticare la ricerca del volto di Dio, senza la quale tutto può si ricominciare, ma come una routine che si ripete e non, invece, come una serie di opere che danno senso al tempo e conducono ad una rivelazione sempre più piena della nostra esistenza.

  • Ho questo desiderio?
  • All’inizio di un nuovo anno pastorale, mi sento compreso nel numero di coloro che desiderano continuare a cercare il volto di Dio?

Il nostro Arcivescovo ci aiuta a comprendere che, quest’anno, compito del cristiano che tenta di interpretare bene il tempo in cui vive, è quello di cercare quella sapienza del vivere che viene dalla fede. Tocca a noi cercare quella sapienza di vita che ci rende diversi dagli altri, che testimonia a tutti che noi siamo coloro che cercano la luce del volto di Dio per sempre, siamo coloro che cercano di vivere secondo quella ricerca di bontà, di giustizia, di verità di cui ci ha parlato San Paolo.

Raccogliamo, quindi, noi per primi, l’invito ad essere coloro il cui nome diventa benedizione per la terra, coloro che la illuminano non solo per quello che sappiamo fare, ma per quella speranza e per quella fiducia in Dio che ci rendono differenti agli occhi di tutti.

2020-08-27T08:07:31+02:00