Settimana della 4 domenica di Avvento – Martedì – Sant’Ambrogio
Le sorprese di Dio non finiscono mai!
La Parola di Dio per questo giorno
Lettura del libro del Siracide 50, 1a-b(cfr.); 44, 16a. 17ab. 19b-20a. 21a. 21d. 23a-c; 45, 3b. 12a. 7. 15e-16c
Ecco il sommo sacerdote,
che nella sua vita piacque al Signore.
Fu trovato perfetto e giusto,
al tempo dell’ira fu segno di riconciliazione.
Nessuno fu trovato simile a lui nella gloria.
Egli custodì la legge dell’Altissimo.
Per questo Dio gli promise con giuramento
di innalzare la sua discendenza.
Dio fece posare sul suo capo
la benedizione di tutti gli uomini e la sua alleanza;
lo confermò nelle sue benedizioni.
Lo glorificò davanti ai re.
Sopra il turbante gli pose una corona d’oro.
Stabilì con lui un’alleanza perenne
e lo fece sacerdote per il popolo.
Lo onorò con splendidi ornamenti
e gli fece indossare una veste di gloria,
esercitare il sacerdozio
e benedire il popolo nel Suo nome.
Lo scelse fra tutti i viventi
perché offrisse sacrifici al Signore,
incenso e profumo come memoriale.
Epistola
Lettera di san Paolo apostolo agli Efesini 3, 2-11
Fratelli,
penso che abbiate sentito parlare del ministero della grazia di Dio, a me affidato a vostro favore: per rivelazione mi è stato fatto conoscere il mistero, di cui vi ho già scritto brevemente. Leggendo ciò che ho scritto, potete rendervi conto della comprensione che io ho del mistero di Cristo. Esso non è stato manifestato agli uomini delle precedenti generazioni come ora è stato rivelato ai suoi santi apostoli e profeti per mezzo dello Spirito: che le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo, del quale io sono divenuto ministro secondo il dono della grazia di Dio, che mi è stata concessa secondo l’efficacia della sua potenza. A me, che sono l’ultimo fra tutti i santi, è stata concessa questa grazia: annunciare alle genti le impenetrabili ricchezze di Cristo e illuminare tutti sulla attuazione del mistero nascosto da secoli in Dio, creatore dell’universo, affinché, per mezzo della Chiesa, sia ora manifestata ai Principati e alle Potenze dei cieli la multiforme sapienza di Dio, secondo il progetto eterno che egli ha attuato in Cristo Gesù nostro Signore.
Vangelo
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 10, 11-16
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore».
La sorpresa di Sant’Ambrogio
La sorpresa fu, quel giorno, incredibile. Anzitutto per lui. La principale carica politica, ricoperta da Ambrogio per anni, era certamente il massimo a cui Ambrogio poteva aspirare. Da tempo era prefetto della città, uomo di intelligenza profonda, aveva saputo portare a Milano un periodo di calma e si era sempre comportato come arbitro onesto e trasparente per tutte le questioni che erano capitate sotto il suo mandato. Non da ultimo le relazioni difficili a causa dell’eresia ariana che serpeggiava anche a Milano. Non si aspettava certo di essere eletto vescovo. Si dice che lo acclamò un bambino. Si dice che egli sarebbe stato desideroso di fuggire, pur di non affrontare quella situazione di novità, ma si dice anche che il suo cavallo, smarrendosi nelle nebbie milanesi, lo riportò proprio in città, invece di condurlo altrove. Insomma, l’elezione di Ambrogio fu una novità per tutti.
Così come furono novità l’energia con cui egli si dedicò alla nuova carica, la forza con la quale difese la Chiesa, l’amore con il quale scrisse preziosissimi inni che, ancora oggi, a distanza di oltre 16 secoli, risuonano ancora nella Chiesa di Milano. Fu vera novità anche il suo approfondimento teologico, fu vera novità l’organizzazione del clero, fu vera novità tutto quello che egli fece. Tanto che i milanesi non trovarono altro aggettivo per definire quella valanga di novità che “ambrosiano”. Canto ambrosiano, rito ambrosiano, clero ambrosiano… Segno di una novità apprezzata in tutta la Chiesa. Tant’è vero che anche noi, ultimi discendenti di tutto questo, ancora, con orgoglio, ci chiamiamo ambrosiani. Cattolici, ma ambrosiani!
La vera novità che Ambrogio introdusse fu il riferimento cristologico. Cristo fu il centro della vita di Ambrogio. Quel Cristo che Ambrogio cantò negli inni, che celebrò nelle veglie e nei sacramenti, fu il vero centro della fede che egli inculcò a tutti i fedeli. Mentre la maggior parte dei cattolici di quel tempo si perdeva in discussioni o in tradizioni, Ambrogio seppe dire con chiarezza che la fede cristiana ha un cuore pulsante: il cuore di Cristo stesso. Ecco perché commentò con grande effusione di parole la maggior parte delle Scritture, desiderando che tutto il popolo a lui affidato conoscesse il Cristo, vero centro della storia della salvezza.
Cosa deve rimanere per noi di tutta questa novità? Cosa deve rimanere, per la nostra Chiesa, di tutto quello che Ambrogio intuì, volle, introdusse, benedisse? Io credo che debba rimanere proprio l’amore per Cristo. Se noi tutti fossimo appassionati di Cristo, non renderemmo la fede un insieme di riti. Se noi tutti avvertissimo il cuore pulsante di Cristo nella sua Chiesa, non ci rinchiuderemmo nelle aule sacre, ma saremmo missionari del suo amore. Se comprenderemo l’amore di Cristo per noi, saremo capaci di vivere i valori della famiglia, difendendoli non con le parole, con gli scritti, con le manifestazioni, ma con il semplice nostro esempio. Perché, ci dice ancora Ambrogio, è l’esempio che conta. Fu il suo esempio a convincere molti lontani dalla fede, fu il suo esempio a sostenere i credenti, fu il suo esempio a chiudere la bocca agli eretici. Così anche noi, con il nostro esempio, potremo testimoniare la presenza di Cristo nella società, nella famiglia, nel mondo del lavoro, in ogni dimensione della vita dell’uomo.
Chiediamo, insieme, al Santo Patrono della Diocesi di essere capaci di seguire le sue orme, di essere rinnovamento interiore per la vita della fede in questo momento storico della nostra Chiesa, della nostra società, della nostra patria. Chiediamo ad Ambrogio di non farci temere le novità, ma di saper ben capire come Cristo chiede a noi, credenti di oggi, di essere attenti alla vita della Chiesa. Ci contagi tutti quella novità ambrosiana che, da sempre, è sinonimo di intraprendenza e di vitalità per la vita non solo della Chiesa ambrosiana, ma di tutta quanta la Chiesa.
Sant’Ambrogio, nostro patrono, prega per noi!
Per noi
- Cosa faremo per onorare il patrono?
Per gli sposi e la famiglia
Impegniamoci a raccontare la vita di Sant’Ambrogio ai nostri figli e nipoti, se sono piccoli. Impegniamoci a pregare insieme Sant’Ambrogio perché protegga la Chiesa che da lui prende il nome, se siamo tutti adulti.
Impegno del giorno
Poniamoci sul serio la domanda: Dio cosa pensa di me? Cosa pensa della mia vita? Guardiamoci con gli occhi di misericordia di Dio, ma anche guardiamo agli altri con i medesimi occhi di misericordia.