Martedì 31 marzo

Settimana della quarta domenica di Quaresima – martedì

Vangelo

Gv 6, 63b-71

Lettura del vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Il Signore Gesù diceva ai suoi discepoli: «Le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Gesù riprese: «Non sono forse io che ho scelto voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo! ». Parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: costui infatti stava per tradirlo, ed era uno dei Dodici.

Come già dicevamo ieri ogni apostolo, secondo la sua libertà e il suo grado di coinvolgimento rispetto al cammino che il Signore ha proposto, è stato in grado di riflettere sulla vita eterna. Oggi il vangelo ritrae ancora San Pietro, ma con una riflessione molto diversa e molto più matura rispetto a quella che ci è stata proposta ieri. Infatti Simon Pietro, di fronte al Signore che lascia i suoi discepoli liberi di credere e, quindi, di seguirlo, esclama: “Signore da chi andremo, solo tu hai parole di vita eterna!”. Frase che ci lascia percepire che Pietro, con la sua genuinità, con la sua irruenza, con la sua buona disponibilità, pensa e ripensa alle parole del Signore. Pensando a quello che il Signore insegna, Pietro fa proprio quell’insegnamento. Magari non capisce tutto, magari ha sempre qualche dubbio nella mente e nel cuore, ma cerca di credere, si sforza di ricercare, si sforza di pensare. Tanto che, di fronte a Gesù che lascia liberi di seguirlo oppure no, con tutta la sua genuinità di spirito, esprime la sua stima, la sua amicizia, il suo amore per Gesù perché Egli propone cose che gli altri maestri non propongono, non sanno, non capiscono. Chi promette la vita eterna? Chi ha parole su cosa c’è dopo la vita? Nessuno, ecco perché Pietro, nonostante le difficoltà del credere, decide di stare al suo posto, di continuare il suo cammino. Con semplicità ma anche con una buona dose di risolutezza.

Ottima provocazione per noi. Da un lato siamo nelle stesse condizioni: chi parla di vita eterna, oggi, se non la chiesa, fedele al mandato di Cristo? Piuttosto non sempre l’uomo si lascia coinvolgere in questo discorso, non sempre l’uomo appare attratto da questa proposta. Oggi tutti si limitano a pensare cose molto più piccole, verificabili, sperimentabili. Siamo così concentrati sul presente o, al limite, sul futuro che possiamo prevedere e costruire con le nostre mani, che non sembra poi interessarci molto il tema dell’eternità! Rendendoci così gente di poca fede, come direbbe il Signore. La fede battesimale, la fede cristiana è, anzitutto e primariamente, fede nella vita eterna. Il battesimo dona la speranza della vita eterna e dovrebbe essere richiesto, dovrebbe essere trasmesso proprio perché si crede o si vuole donare questa prospettiva di vita. Che bello se anche noi potessimo esclamare con San Pietro: “Signore, da chi andremo? Solo tu hai parole di vita eterna!”.

Genesi

45, 2-20

Lettura del libro della Genesi

In quei giorni. Giuseppe proruppe in un grido di pianto. Gli Egiziani lo sentirono e la cosa fu risaputa nella casa del faraone. Giuseppe disse ai fratelli: «Io sono Giuseppe! È ancora vivo mio padre?». Ma i suoi fratelli non potevano rispondergli, perché sconvolti dalla sua presenza. Allora Giuseppe disse ai fratelli: «Avvicinatevi a me!». Si avvicinarono e disse loro: «Io sono Giuseppe, il vostro fratello, quello che voi avete venduto sulla via verso l’Egitto. Ma ora non vi rattristate e non vi crucciate per avermi venduto quaggiù, perché Dio mi ha mandato qui prima di voi per conservarvi in vita. Perché già da due anni vi è la carestia nella regione e ancora per cinque anni non vi sarà né aratura né mietitura. Dio mi ha mandato qui prima di voi, per assicurare a voi la sopravvivenza nella terra e per farvi vivere per una grande liberazione. Dunque non siete stati voi a mandarmi qui, ma Dio. Egli mi ha stabilito padre per il faraone, signore su tutta la sua casa e governatore di tutto il territorio d’Egitto. Affrettatevi a salire da mio padre e ditegli: “Così dice il tuo figlio Giuseppe: Dio mi ha stabilito signore di tutto l’Egitto. Vieni quaggiù presso di me senza tardare. Abiterai nella terra di Gosen e starai vicino a me tu con i tuoi figli e i figli dei tuoi figli, le tue greggi e i tuoi armenti e tutti i tuoi averi. Là io provvederò al tuo sostentamento, poiché la carestia durerà ancora cinque anni, e non cadrai nell’indigenza tu, la tua famiglia e quanto possiedi”. Ed ecco, i vostri occhi lo vedono e lo vedono gli occhi di mio fratello Beniamino: è la mia bocca che vi parla! Riferite a mio padre tutta la gloria che io ho in Egitto e quanto avete visto; affrettatevi a condurre quaggiù mio padre». Allora egli si gettò al collo di suo fratello Beniamino e pianse. Anche Beniamino piangeva, stretto al suo collo. Poi baciò tutti i fratelli e pianse. Dopo, i suoi fratelli si misero a conversare con lui. Intanto nella casa del faraone si era diffusa la voce: «Sono venuti i fratelli di Giuseppe!» e questo fece piacere al faraone e ai suoi ministri. Allora il faraone disse a Giuseppe: «Di’ ai tuoi fratelli: “Fate così: caricate le cavalcature, partite e andate nella terra di Canaan. Prendete vostro padre e le vostre famiglie e venite da me: io vi darò il meglio del territorio d’Egitto e mangerete i migliori prodotti della terra”. Quanto a te, da’ loro questo comando: “Fate così: prendete con voi dalla terra d’Egitto carri per i vostri bambini e le vostre donne, caricate vostro padre e venite. Non abbiate rincrescimento per i vostri beni, perché il meglio di tutta la terra d’Egitto sarà vostro”»

La liturgia taglia molto la storia di Giuseppe e ci fa giungere al suo finale, cioè al riconoscimento dei fratelli. Passo che contiene già l’insegnamento fondamentale di tutta la vicenda: Dio, che tiene in mano le fila della storia, vede meglio degli uomini ed ha predisposto ogni cosa perché i suoi figli fossero felici. È quello che insegna anche Gesù: poiché Dio vuole la felicità di tutti, attende tutti nella vita eterna.

Proverbi

8, 2-6

Lettura del libro dei Proverbi

Figlio mio, quando un paese è in subbuglio sono molti i suoi capi, ma con un uomo intelligente e saggio l’ordine si mantiene. Un povero che opprime i miseri è come pioggia torrenziale che non porta pane. Quelli che trasgrediscono la legge lodano il malvagio, quelli che la osservano gli si mettono contro. I malvagi non comprendono la giustizia, ma quelli che cercano il Signore comprendono tutto. Meglio un povero dalla condotta integra che uno dai costumi perversi, anche se ricco.

Un richiamo molto bello del libro dei Proverbi che mette in relazione la condotta in questa vita con la vita eterna. È chiaro che, chi ha la speranza della risurrezione e della vita eterna, imposta in modo diverso da tutti la sua esistenza, proprio perché sa che i suoi giorni sono diretti verso Dio.

In preghiera

Dio, Trinità di amore, tu solo hai rivelato quella parola che è vita eterna! Lascia che questa parola attragga anche noi e ci renda capaci di generare questa speranza anche in coloro che l’hanno perduta. Amen.

Esame di coscienza

  • So anch’io che solo il Signore ha parole di vita eterna?
  • Conservo il gusto della Parola che ho ascoltato oggi e che è vita eterna?
  • Vigilo sul mio comportamento perché possa essere attento alla vita del mondo che verrà e possa, già fin d’ora dirigermi verso di esso?
2020-03-27T21:14:31+01:00