venerdì 31 marzo

Settimana della 5 domenica di quaresima – venerdì 

La spiritualità di questo giorno di quaresima

Siamo propriamente all’ultimo venerdì di Quaresima: venerdì prossimo sarà il venerdì santo. Oggi il tema potrebbe essere il compimento di quello che stiamo cercando di dire e di studiare da tutto l’anno.

La Parola di questo giorno

I LETTURA Es 4, 10-19
Terrai in mano questo bastone: con esso compirai i segni.
Lettura del libro dell’Esodo
In quei giorni. Mosè disse al Signore: «Perdona, Signore, io non sono un buon parlatore; non lo sono stato né ieri né ieri l’altro e neppure da quando tu hai cominciato a parlare al tuo servo, ma sono impacciato di bocca e di lingua». Il Signore replicò: «Chi ha dato una bocca all’uomo o chi lo rende muto o sordo, veggente o cieco? Non sono forse io, il Signore? Ora va’! Io sarò con la tua bocca e ti insegnerò quello che dovrai dire». Mosè disse: «Perdona, Signore, manda chi vuoi mandare!». Allora la collera del Signore si accese contro Mosè e gli disse: «Non vi è forse tuo fratello Aronne, il levita? Io so che lui sa parlare bene. Anzi, sta venendoti incontro. Ti vedrà e gioirà in cuor suo. Tu gli parlerai e porrai le parole sulla sua bocca e io sarò con la tua e la sua bocca e vi insegnerò quello che dovrete fare. Parlerà lui al popolo per te: egli sarà la tua bocca e tu farai per lui le veci di Dio. Terrai in mano questo bastone: con esso tu compirai i segni». Mosè partì, tornò da Ietro suo suocero e gli disse: «Lasciami andare, ti prego: voglio tornare dai miei fratelli che sono in Egitto, per vedere se sono ancora vivi!». Ietro rispose a Mosè: «Va’ in pace!». Il Signore disse a Mosè in Madian: «Va’, torna in Egitto, perché sono morti quanti insidiavano la tua vita!». PdD

II LETTURA 1Re 17, 8-24
Elia risuscita il figlio della vedova di Sarepta.
Lettura del primo libro dei Re
In quei giorni. Fu rivolta ad Elia la parola del Signore: «Àlzati, va’ a Sarepta di Sidone; ecco, io là ho dato ordine a una vedova di sostenerti». Egli si alzò e andò a Sarepta. Arrivato alla porta della città, ecco una vedova che raccoglieva legna. La chiamò e le disse: «Prendimi un po’ d’acqua in un vaso, perché io possa bere». Mentre quella andava a prenderla, le gridò: «Per favore, prendimi anche un pezzo di pane». Quella rispose: «Per la vita del Signore, tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nell’orcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrò a prepararla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremo». Elia le disse: «Non temere; va’ a fare come hai detto. Prima però prepara una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio, poiché così dice il Signore, Dio d’Israele: “La farina della giara non si esaurirà e l’orcio dell’olio non
diminuirà fino al giorno in cui il Signore manderà la pioggia sulla faccia della terra”». Quella andò e fece come aveva detto Elia; poi mangiarono lei, lui e la casa di lei per diversi giorni. La farina della giara non venne meno e l’orcio dell’olio non diminuì, secondo la parola che il Signore aveva pronunciato per mezzo di Elia. In seguito accadde che il figlio della padrona di casa si ammalò. La sua malattia si aggravò tanto che egli cessò di respirare. Allora lei disse a Elia: «Che cosa c’è tra me e te, o uomo di Dio? Sei venuto da me per rinnovare il ricordo della mia colpa e per far morire mio figlio?». Elia le disse: «Dammi tuo figlio». Glielo prese dal seno, lo portò nella stanza superiore, dove abitava, e lo stese sul letto. Quindi invocò il Signore: «Signore, mio Dio, vuoi fare del male anche a questa vedova che mi ospita, tanto da farle morire il figlio?». Si distese tre volte sul bambino e invocò il Signore: «Signore, mio Dio, la vita di questo bambino torni nel suo corpo». Il Signore ascoltò la voce di Elia; la vita del bambino tornò nel suo corpo e quegli riprese a vivere. Elia prese il bambino, lo portò giù nella casa dalla stanza superiore e lo consegnò alla madre. Elia disse: «Guarda! Tuo figlio vive». La donna disse a Elia: «Ora so veramente che tu sei uomo di Dio e che la parola del Signore nella tua
bocca è verità». PdD

III LETTURA Es 32, 7-14
Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto con grande forza e con mano potente? Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo.
Lettura del libro dell’Esodo
In quei giorni. Il Signore disse a Mosè: «Va’, scendi, perché il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicato! Si sono fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: “Ecco il tuo Dio, Israele, colui che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto”». Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervice. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione». Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: «Perché, Signore, si accenderà la tua ira contro il tuo popolo, che hai fatto uscire dalla terra d’Egitto con grande forza e con mano potente? Perché dovranno dire gli Egiziani: “Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra”? Desisti dall’ardore della tua ira e
abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo. Ricòrdati di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: “Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo, e tutta questa terra, di cui ho parlato, la darò ai tuoi discendenti e la possederanno per sempre”». Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo. PdD

IV LETTURA Dt 8, 1-7a
Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto.
Lettura del libro del Deuteronomio
In quei giorni. Mosè disse: «Abbiate cura di mettere in pratica tutti i comandi che oggi vi do, perché viviate, diveniate numerosi ed entriate in possesso della terra che il Signore ha giurato di dare ai vostri padri. Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Il tuo mantello non ti si è logorato addosso e il tuo piede non si è gonfiato durante questi quarant’anni. Riconosci dunque in cuor tuo che, come un uomo corregge il figlio, così il Signore, tuo Dio, corregge te. Osserva i comandi del Signore, tuo Dio, camminando nelle sue vie e temendolo, perché il Signore, tuo Dio, sta per farti entrare in una buona terra». PdD

La forza della preghiera

Il tema è trattato in modo molto differente nelle quattro Scritture.

Nella prima il tema è declinato a favore di Mosè. Il suo dialogo con Dio cerca di ottenere un favore personale. Mosè viene scelto da Dio per un compito ed una vocazione unica, difficilissima. Mosè percepisce la difficoltà del suo compito e vorrebbe quasi scansare questa vocazione, cosa che, come abbiamo sentito, gli viene impedita da Dio stesso che non si pente della sua scelta nonostante ciò che dice Mosè. Tuttavia è per l’insistenza di Mosè che Dio concederà un aiuto al grande profeta: Aronne, il fratello abile nel parlare, il sacerdote, potrà essere un valido aiuto per la missione. Dio, quasi in termini umani, accoglie quindi la preghiera di Mosè e tuttavia lo rimanda ad una soluzione che Mosè avrebbe benissimo potuto trovare da solo. Il modo con cui Dio risponde, il modo con cui Dio parla, secondo la descrizione che abbiamo ricevuto, lo lascia proprio percepire. Dio quasi si sdegna con Mosè perché deve proprio dirgli tutto! Dio quasi se la prende con il profeta che ha appena scelto perché potrebbe essere un po’ più abile e un po’ più veloce nel trovare soluzioni possibili ai problemi che si presentano! È davvero ilare questa lettura che, tuttavia, ci dice come Dio non è mai chiuso ed insensibile verso i nostri bisogni, anche quelli per i quali potremmo essere noi a cercarci la soluzione ottimale.

Nella seconda lettura è chiarissima la forza della preghiera di intercessione, alla quale abbiamo dedicato molto tempo in questo anno pastorale. Ad intercedere è Elia, il grandissimo profeta e ad ottenere un miracolo del tutto straordinario, unico, prima di quelli del Signore, poteva essere solo lui, il profeta che ha una forza interiore senza confini e senza pari. È con la forza della sua preghiera che egli ottiene al figlio della vedova di risorgere. È la forza della sua preghiera che permette a questa donna di comprendere quello che aveva già compreso con il suo sesto senso: Elia è davvero un uomo di Dio, un uomo che teme il Signore e che è sempre immerso nel suo mistero. Elia, maestro di preghiera, insegna quanto sia preziosa e potente la preghiera fatta con fede.

Nella terza lettura il protagonista è di nuovo Mosè che, però, questa volta non chiede per sé ma per tutto il suo popolo. Al popolo che si è macchiato del peccato di idolatria, al popolo che ha cercato di costruirsi un idolo con le proprie mani, provocando così lo sdegno di Dio, Mosè risponde con la preghiera, la preghiera con la quale si chiede a Dio di non intervenire contro un popolo di testardi, contro un popolo di gente ignorante. È questa preghiera che salva tutto il popolo. È questa preghiera che ottiene da Dio stesso la misericordia. Con termini molto belli era detto che Dio si sdegna per il male degli uomini, ma dal contesto si capisce ciò che la Scrittura, nel suo insieme, afferma con forza: “Dio non vuole la morte del peccatore ma che si converta e viva!”.

La quarta lettura suona come un monito: “Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio ti ha fatto percorrere”. È un monito, un ritornello che torna più e più volte nel Pentateuco, perché l’Esodo è il tempo fondante la coscienza stessa del popolo di Israele. È il tempo in cui Dio forma il suo popolo dopo i secoli della schiavitù, è il tempo nel quale Dio purifica il suo popolo, con le diverse tappe alle quali accenniamo diverse volte nella liturgia che celebriamo. L’Esodo è il tempo in cui il popolo di Israele è invitato a scoprire come Dio gli sia vicino e quale forza abbia la sua preghiera, sempre ascoltata da Dio. Il popolo di Israele non se ne rende conto, ma la forza della preghiera che sorregge il popolo tutto nel cammino attraverso il deserto è del tutto eccezionale. La preghiera attraverso la quale si può ricordare tutto il cammino fatto è fonte di ulteriore grazia per tutti. Basta sapersi mettere di fronte a Dio con animo retto.

Credere nella forza della preghiera 

Cosa significa, alla luce della Scrittura, credere nell’efficacia della preghiera?

Anzitutto significa insistere. Ne è interprete Mosè. Mosè ha una preghiera insistente. Una preghiera che non cessa mai di chiedere a Dio, anche sempre le stesse cose. È la preghiera che più gradisce Dio, la preghiera che sa continuare a chiedere le stesse cose perché l’orante è certo che Dio ascolta e che Dio accompagna. È la prima raccomandazione che riceviamo.

Credere nell’efficacia della preghiera significa anche avere la forza di dialogare con Dio quando tutto sembra suggerire il contrario. Lo dice Mosè ma lo dice anche Elia. Tutti e due intervengono in situazioni disperate: un morto, un popolo ribelle. Eppure la loro preghiera è efficace perché si mettono a dialogare con Dio, quasi a contrattare con lui. Ci sono giorni in cui anche la nostra preghiera, se vuole ottenere qualcosa da Dio, deve assomigliare a questo dialogo intenso, forte, quasi una contrattazione. È il secondo prezioso insegnamento che viene a noi in questo venerdì di Quaresima.

Credere nell’efficacia della preghiera significa anche non costruirsi idoli, non crearsi realtà parallele. Credere nell’efficacia della preghiera è anche fare questo! Noi tutti ci creiamo degli idoli, noi tutti ci creiamo delle scappatoie. La Scrittura ci dice, con chiarezza, che fare questo non è credere nell’efficacia della preghiera. Chi fugge da Dio non ha una preghiera insistente, forte, capace di ottenere qualsiasi cosa da Dio. il che significa che se a volte non otteniamo da Dio le cose di cui proviamo necessità è perché chiediamo male! Già San Giacomo, nella sua lettera, ce lo insegna! Se non si cresce nella dimensione della preghiera incessante, si rischia di non ottenere ciò che chiediamo perché chiediamo male.

Credere nell’efficacia della preghiera significa, poi, “ricordare” i benefici che Dio già ci ha donato nel passato. Cosa che noi, spesso, non facciamo. Ci lamentiamo per le cose del presente, ma non siamo capaci di ricordare i benefici del passato. Ci lamentiamo per ciò che ci manca, ma non siamo in grado di tenere sempre nella giusta considerazione quello che già abbiamo ricevuto.

Il richiamo del venerdì

Il richiamo di queste Scritture, prima di entrare nella grande settimana “autentica” ovvero “santa”, a credere nell’efficacia della preghiera. Settimana prossima avremo molti momenti celebrativi e molti momenti di raduno. Cerchiamo di fare in modo di non perdere le liturgie straordinarie della settimana santa ma non per il gusto di esserci, di “fare” presenza, ma per avere un momento nel quale sperimentare l’efficacia della preghiera. Così chiudiamo questi cammini speciali del venerdì, forti di tutti i richiami che abbiamo ricevuto. Il Signore ci guidi ad avere grande rispetto delle Scritture che ci richiamano come camminare verso la Pasqua del Signore.

Revisione quaresimale

  • Credo nell’efficacia della preghiera?
  • In questa Quaresima, quale forma di preghiera ho sperimentato maggiormente?
  • Come entro nella settimana santa?
  • Cosa posso chiedere al Signore, nella preghiera di questi prossimi giorni?
  • Quale benedizione posso chiedere a Dio in questa Pasqua per il mio cammino di fede?
2023-03-31T22:24:25+02:00