Settimana della 9 domenica dopo Pentecoste – Sabato
Numeri
Nm 22, 41 – 23, 10
Lettura del libro dei Numeri
In quei giorni. La mattina Balak prese Balaam e lo fece salire a Bamòt-Baal, e di là vide un’estremità del popolo accampato. Balaam disse a Balak: «Costruiscimi qui sette altari e preparami qui sette giovenchi e sette arieti». Balak fece come Balaam aveva detto; Balak e Balaam offrirono un giovenco e un ariete su ciascun altare. Balaam disse a Balak: «Fèrmati presso il tuo olocausto e io andrò. Forse il Signore mi verrà incontro; quel che mi mostrerà io te lo riferirò». Andò su di un’altura brulla. Dio andò incontro a Balaam e Balaam gli disse: «Ho preparato i sette altari e ho offerto un giovenco e un ariete su ciascun altare». Allora il Signore mise una parola in bocca a Balaam e gli disse: «Torna da Balak e parla così». Balaam tornò da Balak che stava presso il suo olocausto: egli e tutti i prìncipi di Moab. Allora Balaam pronunciò il suo poema e disse: «Da Aram mi fa venire Balak, il re di Moab dalle montagne d’oriente: “Vieni, maledici per me Giacobbe; vieni, minaccia Israele!”. Come maledirò quel che Dio non ha maledetto? Come minaccerò quel che il Signore non ha minacciato? Perché dalla vetta delle rupi io lo vedo e dalle alture lo contemplo: ecco un popolo che dimora in disparte e tra le nazioni non si annovera. Chi può contare la polvere di Giacobbe? O chi può calcolare un solo quarto d’Israele? Possa io morire della morte dei giusti e sia la mia fine come la loro».
La grandezza della fede. Il tema è chiaro, come riferimento pratico, in tutte e tre le Scritture di questo giorno. Si può maledire un altro nel nome di Dio? Si può avere fede e maledire un altro uomo? No, assolutamente no, lo sa bene Balaam, che non è un israelita e, quindi, potrebbe maledire un popolo che è rivale rispetto al suo, un popolo straniero del quale non ci si fida. Invece quest’uomo, pure richiesto di una maledizione contro Israele, dice: “come minaccerò quel Signore che non ha minacciato?”. Una frase bellissima, che anticipa il contenuto del Vangelo: “benedite e non maledite”. Quest’uomo si rifiuta di maledire Israele per non maledire il Dio che non maledice. Una frase bellissima, un comportamento che dovrebbe illuminare ciascuno di noi che spesso “diciamo male”, se non proprio malediciamo, gli altri, chi ci fa uno sgarbo, chi non vorremmo vedere al posto che occupa.
Galati
Gal 3, 13-14
Lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Fratelli, Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi, poiché sta scritto: «Maledetto chi è appeso al legno», perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse ai pagani e noi, mediante la fede, ricevessimo la promessa dello Spirito.
Questo atteggiamento già anticipato da Balaam, come ho detto, è l’atteggiamento di Gesù che non solo non maledice nessuno, ma “diventa lui stesso maledizione per noi, come è scritto: maledetto chi pende dal legno”. Una interpretazione spirituale bellissima di San Paolo che ci aiuta a capire cosa era la crocifissione al tempo di Gesù. Era il segno della massima lontananza da Dio, era il segno della massima maledizione per un uomo. Il Signore la assume su di sé e dà un altro significato a quel “Pendere dal legno”. Egli è lì al posto dell’uomo. Quell’uomo che non potrebbe certo salvarsi da solo, quell’uomo che dovrebbe espiare la propria colpa patendo per ciò che ha commesso, viene sollevato da tutto questo perché è il Signore che patisce e soffre per lui. È il Signore che si mette al suo posto e che offre il suo corpo per la redenzione di tutti gli uomini.
Vangelo
Mt 15, 21-28
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Partito di là, il Signore Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.
Come anche nel Vangelo. Abbiamo una donna, una “maledetta” perché non appartiene ad Israele. Una donna che ha un problema, vede la figlioletta progressivamente spegnersi e lei si sente piccola. Piccola e impotente di fronte alle cose della vita. Una donna che, però, trova una forza di riscatto enorme ed unica. Ella sa benissimo che la sua ultima spiaggia è Gesù e per questo si rimette nelle sue mani con tutta la fede che ha, non temendo di paragonarsi a una di quelle bestie domestiche che, al tempo, stavano presso la tavola dei padroni per racimolare qualche avanzo. Con questo paragone ella conquista Gesù che non solo non la lascia nel numero dei “maledetti”, ma le dona quello che chiede e, per questo, la solleva ad una dimensione di grazia che è propria di tutti i figli di Dio che si affidano alla misericordia del Padre.
L’attenzione del Signore che trae dall’ombra della desolazione questa donna è l’applicazione di ciò che egli stesso aveva detto e che già abbiamo ricordato: benedite e non maledite!
Per noi
Chissà quante volte abbiamo avuto la seria tentazione di maledire qualcuno! Chissà quante volte anche noi avremmo avuto il desiderio di maledire chi non la pensa come noi, chi non agisce come noi, chi è, in qualche modo diverso.
È proprio a noi che viene ricordato oggi che non si maledice mai nessuno. Dovremmo prendere questa raccomandazione molto sul serio. Come, infatti, quando benediciamo qualcuno il nostro benedire si posa su di lui, così quando malediciamo qualcuno il nostro maledire si posa sempre su coloro verso i quali dirigiamo la maledizione.
- Chi sono le persone per le quali pronuncio parole di benedizione?
- Chi potrebbero essere le persone sulle quali, invece, pronuncio una maledizione?
Proviamo a pensarci, per capire che la forza della fede è solo quella che mi porta a benedire le persone, a dire bene di tutti. Chi ama nel nome del Signore non pone mai limiti o confini, ma dona la grazia di Dio a chiunque! Perché tutti, ma proprio tutti, sono figli di Dio!