Uominidi fede, mai dimenticati!2021-04-16T14:27:50+02:00

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Uominidi fede, mai dimenticati!

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Uominidi fede, mai dimenticati!

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Introduzione

Richiamo solo brevemente i passi della lectio:

  1. La lectio. Anzitutto si individua un testo biblico di riferimento che vuole animare la serata, la preghiera, la riflessione.
  2. In questo secondo momento dell’esercizio di preghiera comunitaria, è un po’ compito mio far parlare il testo e cioè, in base alle sottolineature proposte dalla lectio, leggere, spiegare, alcune dimensioni che sono emerse e che interessano la riflessione.
  3. Proprio come i bovini, che dopo aver molto mangiato rimasticano di nuovo ciò che hanno ingerito, così il fedele che pratica la lectio, in un tempo di silenzio questa volta personale, cerca di ritornare sulla lectio e sulla meditatio, confrontando gli spunti personali con quelli che il predicatore ha predisposto.
  4. Dopo aver svolto tutto questo lavoro, ci si ferma. Non si scava più nel testo, non ci si trattiene più, non si approfondisce più, ma ci si concentra solo sul mistero di Dio e si cerca di contemplare un tratto, un aspetto di questo mistero, introdotti dalla lectio proposta. Anche se non siamo in chiesa e davanti al Santissimo, cerchiamo di entrare in contemplazione del mistero di Dio.
  5. In questo momento può nascere, o è bene che nasca, anche una preghiera personale, dettata dalla propria riflessione.
  6. Ogni momento di meditazione con il testo biblico, deve poi cercare anche un riscontro concreto, una “actio”, un’azione che ci viene suggerita, proposta o che vogliamo tutti eleggere.

Come si vede il lavoro è serio, metodico, composito e anche complesso. Sarà facilitato in questo metodo chi non partecipa per la prima volta a un corso di lectio divina, ma tutti ci potremo arrivare.

PREMESSA

Siamo ormai all’ultimo incontro per la lectio divina di quest’anno e, anche se l’Arcivescovo ci ha chiesto di pregare e di meditare su un testo difficile del Primo Testamento, mi pare che ci siamo tutti appassionati alla sua lettura. Dai dialoghi con voi, da molti pareri, ho sentito che è stata apprezzata la varietà di questo testo ed anche la sua perenne attualità. Credo, dunque, che oggi dobbiamo innalzare la nostra lode a Dio per quello che ci ha concesso, per l’itinerario di fede degli adulti che ci ha fatto incontrare questo testo. Non solo. Mi pare che tra presenza e streaming siamo anche riusciti a vivere un percorso di fede. Anche di questo dobbiamo ringraziare il Signore, perché credo che non fosse scontato all’inizio  dell’anno. Siamo qui per dire che, anche nelle difficoltà del tempo che viviamo, il Signore non si è dimenticato di noi e ci ha permesso di condurre a compimento quanto ci eravamo proposti. Come concludere la nostra lettura di questi brani scelti del Siracide? Ho scelto un testo molto noto per chi legge la parola di Dio quotidianamente. La sezione degli “uomini illustri” è una delle più note del libro ma  anche una sezione che leggiamo sempre, nelle ferie del tempo dopo l’Epifania. Dunque la lettura di questa sera ci sarà facilitata. Per questo motivo scelgo di non leggere tutti i capitoli che riguardano questo tema, ma solo l’inizio, solo l’introduzione, lasciando poi, se vorrete, la lettura dei singoli medaglioni a voi. Alcuni dei nomi che il Siracide considera nella sua carrellata sono molto noti, sono i grandi della storia della salvezza, i grandi del primo testamento. Altri sono meno noti a noi, ma sempre parte di quella storia di salvezza che si è compiuta in Cristo. Tutti i medaglioni sono compresi tra due personaggi simbolo: Enoch, un uomo della genesi misterioso, che ha una funzione sacerdotale, e Simone il Sommo sacerdote a cui il Siracide guarda con rispetto e venerazione. Dunque dovremmo dire che tutti i medaglioni sono dentro questa cornice sacerdotale e rispecchiano pienamente la spiritualità di quel tempo.

Ancora a livello di introduzione vorrei sottolineare che la domanda sapienziale sottesa al testo è una domanda che tutti ci poniamo, che ogni cultura e ogni epoca si pongono, trovando diverse risposte: quale comportamento dobbiamo avere nei confronti dei padri? Quale atteggiamento ci deve coinvolgere nel ricordare la fede di chi è venuto prima di noi e, più in generale, l’esempio di coloro che ci hanno preceduto anche solo in umanità? O potremmo anche dire: occorre guardare al passato per essere fedeli a Dio o bisogna essere forti innovatori per capire cosa ci riserverà il futuro? Credo che non solo la nostra cultura e il nostro momento storico ci suggeriscano delle risposte, ma penso che ciascuno di noi abbia già la sua risposta, abbia il suo personale pensiero, che ci siamo costruiti in base a quello che siamo, in base a quello che viviamo, in base alle molte cose delle quali è fatta la nostra vita. Trovo però utile domandarci: la Parola di Dio cosa ci dice in proposito?

Credo, infine, ed è la terza introduzione, che possiamo anche domandarci a livello ecclesiale: ma occorre essere innovatori o capaci di conservare le tradizioni? Credo che questa domanda sia più attuale che in altre epoche storiche. Quello che stiamo vivendo ci porta proprio a riflettere di questo e ci porta a prendere posizione su quello che stiamo vivendo. Credo che tutti riconosciamo che questa domanda sta un po’ lacerando il contesto ecclesiale e sono in molti a vedere, nel tempo che stiamo vivendo, anche la possibilità di una rottura, se non proprio di uno scisma, tra i più “rigoristi” e conservatori e i più “modernisti” e aperti alla novità.

Cerchiamo, insieme, la risposta del sapiente, prima di congedarci da lui.

Sir 44, 1-15 la struttura del testo: appunti per una lectio

Entriamo nell’analisi del quarto brano della nostra lectio divina. Possiamo rifarci a questa struttura:

Il lavoro manuale:

  • v. 1 introduzione e lancio del tema: “facciamo ora l’elogio degli uomini illustri”: è la dichiarazione che introduce ciò che segue
  • v. 2 l’autore di ogni sapienza, quella che ha contraddistinto gli uomini illustri che verranno elencati, è Dio. Quindi è già in atto un implicito ringraziamento a Dio per tutto ciò che ha fatto e per ciò che continua a suscitare nel suo popolo
  • v. 3 i Re
  • v. 4 i capi del popoli
  • v. 5 i musicisti
  • v. 6 i lottatori, i forti, gli uomini dell’esercito
  • vv. 7-10 i diversi esiti della vita dell’uomo e non solo del sapiente
  • vv. 11-15 l’insegnamento sapienziale

Come si vede la struttura del testo è abbastanza semplice. Si tratta di alcuni versetti di introduzione che vogliono condurre il lettore all’apice della riflessione, alla tesi per cui è scritto questo testo.

Cosa dice il testo: appunti per una ulteriore meditazione

Diamo più spazio questa sera alla meditazione, dal momento che il testo è davvero di facile comprensione e lasciamo che dalla meditazione arrivino a noi quelle proposte di fede che ci sono utili per meditare e per sostare in preghiera sul testo e davanti al Sacramento.

Non lodare il passato con rimpianto. Capita in tutte le epoche e in tutte le culture che alcuni sapienti, o presunti tali, lodino il tempo passato come se fosse un poco una mitica età dell’oro e mettano in luce il presente come tempo difficile, tempo di perdita di tutto ciò che è stato costruito, tempo di crisi. Per alcune epoche storiche può anche essere vero, ma l’atteggiamento del Siracide non è questo. Egli si pone non solo davanti alla storia ma soprattutto davanti a Dio. È a Dio che è rivolta la lode per il passato, poiché tutto proviene da Dio e tutto ha origine in Lui. Il Siracide non è uomo che ricordi il passato per rimpiangerlo.

Affidare i valori del passato alla generazione che viene. Il Siracide, piuttosto, è intento ad un altro lavoro: affidare alla generazione che viene i valori di quella passata. È un atteggiamento di sapienza molto grande. Il Siracide non si rifugia nelle esperienze del passato, accetta che vi siano nuove cose, nelle quali vede, comunque, la mano di Dio che agisce nella storia, ma desidera che i giovani, per lo più gli autori delle nuove esperienze, siano sempre guidati dai valori che provengono dalle generazioni passate, che sono i valori della fede, i valori di Dio. Il sapiente si manifesta, in questo, molto moderno. Egli non è il rigido custode di una tradizione inventata dagli uomini, ma colui che trasmette i valori della fede, quei valori che Dio stesso insegna al suo popolo per meglio agire nella storia. Questo dovrebbe essere anche il nostro compito: anche noi siamo in un momento storico di grandissimi cambiamenti, non solo perché è così la vita dell’uomo, ma anche perché stanno accadendo delle cose che non capitano in ogni generazione. La nostra generazione ha a che fare con cose del tutto straordinarie. Vivere queste realtà nuove accompagnati dai valori della fede dovrebbe essere il nostro intento, la nostra testimonianza e il nostro insegnamento.

Oltre la storia. La riflessione sapienziale di Siracide è molto diversa da quella di altri sapienti anche all’interno della stessa Scrittura. Se prendiamo, per esempio, il grande sapiente Qoelet, notiamo che egli, circa nel 250 a.c. scrive parole molto diverse. Qoelet è convinto che la morte rende tutti gli uomini uguali. Non c’è ricco o povero, davanti alla morte, ma nemmeno sapiente o non sapiente che tenga. Sia il sapiente che il non sapiente moriranno e il loro nome sarà dimenticato. Quoelet è il sapiente che invita a non illudersi: chi viene dopo di noi penserà sempre di fare meglio di noi e non tratterrà gli insegnamento che abbiamo impartito! Ogni sapiente deve saperlo: la sua fatica per tentare di istruire dei discepoli è fatica vana! I discepoli faranno, come tutti i giovani, quello che vorranno e arriveranno a dimenticare, a far cadere, tutti gli insegnamenti ricevuti. Siracide vede le cose in modo molto diverso. Il sapiente sa andare oltre la storia. Il sapiente non si limita a fare quello che serve per la generazione che viene dopo la propria. Il sapiente ha un respiro molto più ampio e una visione della vita e della storia molto più profonda. Il sapiente agisce per il gusto del bene. Egli sa che ogni bene e ogni valore che conduce al bene viene da Dio. Per questo non abbandona la fede dei padri, ma rimane fedele ai valori che l’hanno generata. Il sapiente è, in fondo, solo un fedele trasmettitore dei valori che vengono da Dio. Il risultato non dipende da lui, è nelle mani di Dio stesso dal quale provengono tutti i beni e ogni altra cosa.

La fede in Dio che regge le sorti della storia. Di qui la professione di fede di Gesù Ben Sira: è Dio che regge le sorti della storia. Tutto è nelle sue mani. L’uomo non comprende che un piccolo pezzettino di questa storia, che è quello legato al suo tempo, ma non comprende il disegno generale, non capisce il senso profondo di tutto. Solo Dio, dal quale proviene ogni bene, è colui che ha in mano le sorti della storia ed è colui che sa dirigere la storia dove egli ha fissato. Il Siracide è l’opposto del temperamento di Qoelet. Se uno è più incline a vedere le cose che precipitano, l’altro è più attento ad operare per il bene, lasciando che Dio si occupi del risultato. Entrambi sono sapienti! Entrambi esprimono verità: dipende da noi, dal nostro comportamento e, soprattutto dalla nostra fede, sentirci più vicini all’uno o all’altro.

Conservatori o progressisti? Per Siracide questa domanda è priva di sapienza, anzi, è proprio stolta. Non si tratta di essere l’uno o l’altro, non si tratta di aprirsi ad un partito piuttosto che all’altro. La mentalità dell’uomo di fede è diversa. L’uomo di fede, che considera ogni cosa alla luce del mistero di Dio, sa che il tempo che si rinnova non sarà mai e non potrà mai essere sterile ripetizione di ciò che è stato. Ogni cosa muta, il cuore dell’uomo muta. Per molti aspetti la storia dell’uomo è progresso, è novità verso qualcosa di inedito, è tensione in avanti. Non è possibile a nessuno fermare questa spinta che è nel cuore dell’universo stesso. È saggio, è sapiente chi vive in questa continua tensione verso il futuro, animato dai valori della Parola di Dio che sono sempre gli stessi e che non mutano. È in questa luce che dobbiamo interpretare alcune parole del nuovo testamento, in particolare di Gesù. Il primo riferimento è alle “antitesi matteane”, quelle in cui il Signore dice: “avete inteso che fu detto” e prosegue una citazione del primo testamento, per poi aggiungere: “ ma io vi dico…”. Gesù non intende portare una novità altra rispetto alla rivelazione di Mosè, ma, piuttosto, far giungere al compimento quella rivelazione. Gesù non sovverte il costume dei padri: “nemmeno uno iota o un trattino della legge sarà abolito”, e tuttavia la sua proposta di fede non è sterile ripetizione del primo testamento. È la logica nuova di Gesù, la logica dell’amore e della misericordia del padre che illumina il cammino di ciascuno. Oppure prendete le altre parole di Gesù: “vino nuovo in otri nuovi”. Il vino nuovo è il Vangelo, che viene depositato nel cuore dell’uomo. Questo vino nuovo non cancella il vino della rivelazione mosaica, o dei profeti, ma la compie. Oppure prendete le parole della lettera agli Ebrei “Cristo è lo stesso, ieri, oggi, nei secoli, parole che ci fanno capire come la fede è sempre la stessa, ma non è ripetizione costante. Per il Siracide non ha senso essere conservatori o progressisti, come anche per Gesù. Ha senso scrutare bene il tempo presente per guardare in modo disincantato al futuro, sapendo che tutta la storia è nelle mani di Dio.

La nuova alleanza è il compimento dell’antica. Siracide è e rimane un uomo della prima alleanza e, tuttavia, ci insegna a guardare alla nuova alleanza come il compimento della prima. Togli la prima alleanza e non comprendi il Signore e la sua rivelazione. Metti in opposizione prima e nuova alleanza e avrai snaturato il mistero di Cristo. Sapienza è nella logica del compimento, non quella della sostituzione.

Per un ultima provocazione

Infine, credo che il sapiente Siracide ci dia l’occasione per un’ultima riflessione circa il presente e il futuro della Chiesa. Appare molto forte il tentativo, specie dei media, di mettere tradizionalisti contro progressisti. La divisione è anche facile in riferimento alla sensibilità molto differente tra papa Francesco e papa Benedetto. Sembra davvero che ci siano moltissime spinte per procedere e mettere il partito dell’uno contro quello dell’altro. Io credo che così si rischia solamente di ferire la Chiesa.

Il sapiente Siracide, in quella magnifica conclusione dei versetti 11-14, ci sta dicendo che dovrebbe essere sempre nel cuore del credente il desiderio di tramettere a tutti i valori della fede, che sono sempre gli stessi, lasciando, poi, alle diverse epoche storiche e agli uomini che abitano e animano queste epoche di comprendere come rendere effettivo ed attuale il valore che, come tale, è fuori dal tempo.

Speriamo che, un giorno, si possa dire di noi che il nostro nome vive per sempre proprio in forza di quello che abbiamo trasmesso a chi viene dopo di noi; speriamo che anche di noi si possa dire che la nostra sapienza non è consistita in altro se non nel voler rendere grande il nome di Dio e nel trasmettere tutti quegli insegnamenti di fede che rendono grande e bella la vita di un uomo.

Speriamo che anche il nostro corpo, un giorno, possa essere sepolto nella pace, la pace che trova chi ha sempre creduto in Dio e chi ha sempre cercato di trasmettere anche ad altri la propria fede.

Qualche domanda: appunti per una ruminatio

Credo che il testo ci introduca alla riflessione per farci chiedere:

  • Sono uno che si rifugia nel passato per lodarlo, evitando di vivere il presente come dono di Dio?
  • Voglio trasmettere a chi viene dopo di me i valori della fede?
  • Mi impegno a fare in modo che la mia testimonianza vada in questa direzione?
  • Mi preoccupo di trasmettere valori o ho di mira altre cose?
  • Sono pessimista come Qoelet e credo che tutto il mio lavoro sarà vano o credo fermamente che tutto, alla fine, è nelle mani di Dio?
  • Mi sento più vicino alla sapienza del Siracide o a quella di Qoelet?
  • Mi sento conservatore o progressista?

Una preghiera: apertura all’oratio

Dio dei nostri padri, donaci di vivere sempre nel riferimento costante dei valori della fede, per saperli trasmettere a chi viene dopo di noi. Così sia.

Una proposta: appunti per una possibile actio

  • Cerchiamo di continuare a vivere bene il rapporto con la Parola di Dio anche nei prossimi mesi, facendo nostri i richiami della liturgia.

A conclusione della lectio

La perseveranza nella prova, la vicinanza ai poveri, l’amicizia, la fedeltà al bene, il lavoro e la perenne validità dei valori della fede sono stati i temi di questa lectio divina che si conclude.

Cosa dovremmo avere imparato da questa lectio divina?

  • Che la nostra vita ha sempre bisogno del costante riferimento alla Parola di Dio;
  • Che anche un testo del primo testamento può essere utile e forse diventa essenziale per la scuola della parola ma anche per la nostra lettura personale;
  • Che i valori della fede non sono negoziabili;
  • Che il nostro compito come uomini e donne di fede è davvero quello di divenire sapienti. Sapienti perché sempre dediti allo studio della Parola e alla ricerca della volontà di Dio.

Il Signore che ha guidato anche questo nostro anno, ci conceda di attendere anche la nuova proposta per non staccarci mai dalla lampada dei nostri passi e dalla gioia dei nostri cuori.