Primo Giorno dell’anno.
Giornata mondiale per la pace.
In questo primo giorno dell’anno, vogliamo essere attenti non solo alla Parola di Dio che ci accorda la prima benedizione dell’anno, ma anche alla parola del Papa in questo giorno che, come vuole la tradizione, è dedicato alla preghiera per la pace.
Il discorso del Papa
Scrive, dunque, il pontefice:
“Sperare nella pace è un atteggiamento umano che contiene una tensione esistenziale, per cui anche un presente talvolta faticoso «può essere vissuto e accettato se conduce verso una meta e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se questa meta è così grande da giustificare la fatica del cammino». In questo modo, la speranza è la virtù che ci mette in cammino, ci dà le ali per andare avanti, perfino quando gli ostacoli sembrano insormontabili.”. Credo che il papa ci aiuti a capire che, anche se molto preghiamo per la pace e se molto riflettiamo sul tema della pace, non dobbiamo scoraggiarci se non ne vediamo poi il risultato. Il cristiano va avanti a pregare per la pace, indipendentemente dal risultato che vede, sapendo che la pace è dono di Dio ma anche frutto della buona volontà degli uomini, che sono chiamati ad essere promotori e collaboratori di pace.
La perversione delle relazioni
È sempre il Papa che ci spiega da dove giunge la guerra e qualsiasi discordia. “La guerra, lo sappiamo, comincia spesso con l’insofferenza per la diversità dell’altro, che fomenta il desiderio di possesso e la volontà di dominio. Nasce nel cuore dell’uomo dall’egoismo e dalla superbia, dall’odio che induce a distruggere, a rinchiudere l’altro in un’immagine negativa, ad escluderlo e cancellarlo. La guerra si nutre di perversione delle relazioni, di ambizioni egemoniche, di abusi di potere, di paura dell’altro e della differenza vista come ostacolo; e nello stesso tempo alimenta tutto questo”. È la perversione delle relazioni a suscitare in tutti noi un istinto alla guerra. Anche noi lo sappiamo bene, dal momento che non tutte le nostre relazioni sono uguali e, talvolta, il desiderio di sopraffare l’altro, il desiderio di avere ragione sull’altro prende piede anche in ciascuno di noi. Dunque c’è in tutti un istinto alla guerra. Come si esce da tutto questo?
La via dell’equilibrio
Anzitutto percorrendo la via dell’equilibrio. Scrive il papa: “Perciò, non possiamo pretendere di mantenere la stabilità nel mondo attraverso la paura dell’annientamento, in un equilibrio quanto mai instabile, sospeso sull’orlo del baratro nucleare e chiuso all’interno dei muri dell’indifferenza, dove si prendono decisioni socio-economiche che aprono la strada ai drammi dello scarto dell’uomo e del creato, invece di custodirci gli uni gli altri”. La prima via per uscire da questo meccanismo perverso è quella di ristabilire un equilibrio che non poggi sulla paura delle relazioni e non preveda l’annientamento dell’altro. Soprattutto, e questo riguarda anche ciascuno di noi, occorre andare oltre l’indifferenza che, spesso, ci allontana dalle questioni che sentiamo lontane o che non vogliamo che ci riguardino. Fino a quando saremo indifferenti verso i grandi problemi dell’umanità, affermando che, comunque, essi, non toccano e non intaccano la nostra vita, non cammineremo su quella via di giustizia e di memoria che il Santo Padre ci propone come via per uscire dalle difficoltà del tempo presente contro la pace.
La via della memoria
La seconda via per uscire da tutti quegli atteggiamenti che sono un ostacolo alla pace è costituita dalla memoria. Lo scrive sempre il Santo Padre: “«Non possiamo permettere che le attuali e le nuove generazioni perdano la memoria di quanto accaduto, quella memoria che è garanzia e stimolo per costruire un futuro più giusto e fraterno». Dunque coltivare e trasmettere la memoria delle cose accadute in passato e che hanno destabilizzato il vivere pacifico tra gli uomini, devono essere trasmesse a chi viene dopo di noi, esattamente come la maggior parte di noi le ha già ricevute dalla generazione che ci ha preceduto. Senza memoria, non si radica la pace!
La via della speranza
Scrive ancora il Papa: “Ancor più, la memoria è l’orizzonte della speranza: molte volte nel buio delle guerre e dei conflitti, il ricordo anche di un piccolo gesto di solidarietà ricevuta può ispirare scelte coraggiose e persino eroiche, può rimettere in moto nuove energie e riaccendere nuova speranza nei singoli e nelle comunità”. Anche questa via, spesso, rimane deserta. Anzi, ci lasciamo un po’ tutti prendere dallo sconforto, invece che alimentare la speranza! Il papa parla anche di scelte dei singoli che alimentano la speranza. Non possiamo, dunque, pensare che sempre tutto ci deve essere dato e che la risoluzione di grandi problemi arriverà sempre da qualcun altro! Spesso la soluzione sarà data da noi stessi, se ci applicheremo allo sforzo del pensare e all’esercizio della speranza. Memoria, pensiero, azione, rinnovarsi della speranza, sono quindi un’unica grande via che è da percorrere in una sola direzione: quella della reazione allo scoraggiamento che potrebbe sopravvenire anche dentro di noi nel vedere gli scarsi risultati del cammino della pace.
Il Papa ci dona poi un ulteriore spunto di riflessione quando afferma: “Infatti, non si può giungere veramente alla pace se non quando vi sia un convinto dialogo di uomini e donne che cercano la verità al di là delle ideologie e delle opinioni diverse. La pace è «un edificio da costruirsi continuamente», un cammino che facciamo insieme cercando sempre il bene comune e impegnandoci a mantenere la parola data e a rispettare il diritto. Nell’ascolto reciproco possono crescere anche la conoscenza e la stima dell’altro, fino al punto di riconoscere nel nemico il volto di un fratello”. Il rispetto del diritto e il valore della parola data sono realtà che riguardano anche noi e problemi che, a volte, sono anche nelle nostre persone. Siamo noi, infatti, i primi a non dare troppo valore alla Parola o i primi a non rispettare le risoluzioni del diritto e, questo, non aiuta il cammino della pace. Impegniamoci noi, per primi, in questa direzione e scopriremo dove porta l’impegno per la pace.
Il rispetto dell’ambiente.
Infine scrive il Papa: “«Se una cattiva comprensione dei nostri principi ci ha portato a volte a giustificare l’abuso della natura o il dominio dispotico dell’essere umano sul creato, o le guerre, l’ingiustizia e la violenza, come credenti possiamo riconoscere che in tal modo siamo stati infedeli al tesoro di sapienza che avremmo dovuto custodire. Il Papa ci richiama, ancora una volta, come il rispetto del creato sia una via di particolare impegno per i cristiani che devono tutti comprendere quanto sia urgente e quanto sia importante anche questo tipo di testimonianza. Solo una rinnovata consapevolezza del dovere di difendere ciò che Dio ci ha dato, permetterà di camminare su quella via di pace che fa ritenere tutti i popoli fratelli.
Per noi
Camminare sulla via della pace è vivere tutte queste cose insieme. Chiediamo al Signore la grazia di saper fare nostre queste parole, perché possiamo giungere a vivere un impegno reale a favore della pace nel mondo. Tutti ne guadagneremo, tutti ne beneficeremo, e la Parola di Cristo troverà attuazione nei cuori.
Buon anno!