Sabato prima dell’epifania.
Il tema fondamentale di questo quarto giorno dell’anno, ci fa riprendere uno dei temi dell’avvento e cioè il leggere la storia con gli occhi di Dio Padre.
Daniele
Dn 7, 9-14
Lettura del profeta Daniele
In quei giorni. Daniele disse: «Io continuavo a guardare, quand’ecco furono collocati troni e un vegliardo si assise. La sua veste era candida come la neve e i capelli del suo capo erano candidi come la lana; il suo trono era come vampe di fuoco con le ruote come fuoco ardente. Un fiume di fuoco scorreva e usciva dinanzi a lui, mille migliaia lo servivano e diecimila miriadi lo assistevano. La corte sedette e i libri furono aperti. Continuai a guardare a causa delle parole arroganti che quel corno proferiva, e vidi che la bestia fu uccisa e il suo corpo distrutto e gettato a bruciare nel fuoco. Alle altre bestie fu tolto il potere e la durata della loro vita fu fissata fino a un termine stabilito.
Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d’uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto».
Anzitutto il libro del profeta Daniele, che giunge all’ultima lettura che ci viene proposta quest’anno, che ci ha ricordato che tutto è nelle mani di Dio. Ogni cosa della storia, ogni singolo uomo così come ogni tempo, popolo, nazione, si dirige verso l’incontro con colui che tiene in mano le sorti di tutti ed è il temine della storia di ciascuno di noi. La visione di Daniele diceva molto bene che è in una visione che il profeta si accorge di quello che accadrà: alla fine della storia sarà palese il dominio di Dio. Ciò significa anche che ora, nella storia, non è possibile vedere bene, non è possibile comprendere bene. Tutto rimane come confuso, come avvolto dal mistero. Solamente la fede permette di andare avanti a credere, fino al compimento della storia, fino a quando il Signore non mostrerà per sempre il suo volto, fino a quando non si presenterà come il Signore dei secoli.
Vangelo
Lc 3, 23-38
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
Il Signore Gesù, quando cominciò il suo ministero, aveva circa trent’anni ed era figlio, come si riteneva, di Giuseppe, figlio di Eli, figlio di Mattat, figlio di Levi, figlio di Melchi, figlio di Innai, figlio di Giuseppe, figlio di Mattatia, figlio di Amos, figlio di Naum, figlio di Esli, figlio di Naggai, figlio di Maat, figlio di Mattatia, figlio di Semein, figlio di Iosec, figlio di Ioda, figlio di Ioanàn, figlio di Resa, figlio di Zorobabele, figlio di Salatièl, figlio di Neri, figlio di Melchi, figlio di Addi, figlio di Cosam, figlio di Elmadàm, figlio di Er, figlio di Gesù, figlio di Elièzer, figlio di Iorim, figlio di Mattat, figlio di Levi, figlio di Simeone, figlio di Giuda, figlio di Giuseppe, figlio di Ionam, figlio di Eliachìm, figlio di Melea, figlio di Menna, figlio di Mattatà, figlio di Natam, figlio di Davide, figlio di Iesse, figlio di Obed, figlio di Booz, figlio di Sala, figlio di Naassòn, figlio di Aminadàb, figlio di Admin, figlio di Arni, figlio di Esrom, figlio di Fares, figlio di Giuda, figlio di Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo, figlio di Tare, figlio di Nacor, figlio di Seruc, figlio di Ragàu, figlio di Falek, figlio di Eber, figlio di Sala, figlio di Cainam, figlio di Arfacsàd, figlio di Sem, figlio di Noè, figlio di Lamec, figlio di Matusalemme, figlio di Enoc, figlio di Iaret, figlio di Maleleèl, figlio di Cainam, figlio di Enos, figlio di Set, figlio di Adamo, figlio di Dio.
Il lungo elenco di nomi del Vangelo sembra dire molto poco ma, in realtà, ha uno scopo ben preciso che è quello di farci capire la fedeltà di Dio. Dio è fedele all’uomo, Dio che ha preparato la storia della salvezza si mostra fedele verso l’uomo che ha scelto come suo alleato. Dio che aveva da sempre deciso la redenzione del mondo, opera in maniera tale da orientare tutti verso l’incontro con Cristo. Ci sono uomini forti e uomini deboli, uomini liberi e uomini perseguitati, uomini ricchi e uomini poveri… tutto serve per dire che ciascuno, nel piano della storia di Dio, occupa il suo posto ed ha il suo senso, esattamente come la vita di ciascuno di noi.
Tessalonicesi
2Ts 1, 1-12
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicesi
Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre nostro e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace da Dio Padre e dal Signore Gesù Cristo. Dobbiamo sempre rendere grazie a Dio per voi, fratelli, come è giusto, perché la vostra fede fa grandi progressi e l’amore di ciascuno di voi verso gli altri va crescendo. Così noi possiamo gloriarci di voi nelle Chiese di Dio, per la vostra perseveranza e la vostra fede in tutte le vostre persecuzioni e tribolazioni che sopportate.
È questo un segno del giusto giudizio di Dio, perché siate fatti degni del regno di Dio, per il quale appunto soffrite. È proprio della giustizia di Dio ricambiare con afflizioni coloro che vi affliggono e a voi, che siete afflitti, dare sollievo insieme a noi, quando si manifesterà il Signore Gesù dal cielo, insieme agli angeli della sua potenza, con fuoco ardente, per punire quelli che non riconoscono Dio e quelli che non obbediscono al vangelo del Signore nostro Gesù. Essi saranno castigati con una rovina eterna, lontano dal volto del Signore e dalla sua gloriosa potenza. In quel giorno, egli verrà per essere glorificato nei suoi santi ed essere riconosciuto mirabile da tutti quelli che avranno creduto, perché è stata accolta la nostra testimonianza in mezzo a voi.
Per questo preghiamo continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo.
Così come anche San Paolo ci ha ricordato che la storia di tutti, e, quindi, anche dei cristiani, è una storia dove si intrecciano insieme gioie e dolori, cose belle e cose brutte, momenti facili e momenti difficili. San Paolo scrive a una chiesa che vive anche il dolore e la fatica di essere avversata e che deve sostenere l’atteggiamento persecutorio di molti. Eppure questa chiesa sa di essere “Chiesa di Dio Padre in Cristo Gesù”, sa di appartenere a Lui solo e, quindi, tutte le cose negative della storia, tutte le fatiche del tempo, tutte le difficoltà che si ripercuotono su di essa, altro non sono se non prove attraverso le quali deve passare per la sua purificazione. Proprio perché San Paolo confida nell’aiuto di Dio che può ogni cosa, l’apostolo può poi dire che spera un poco nel cambio della sorte, e, quindi, anela ad un tempo di consolazione per tutta la chiesa e ad un tempo di difficoltà per coloro che la deridono, la avversano, la osteggiano, la vorrebbero realtà morta. È un pensiero di fede quello di San Paolo: egli non augura, con ripicca, ai persecutori di trovare il loro male, piuttosto, con atteggiamento di fede, chiede a Dio un momento di respiro per i fratelli di fede e un cambio di sorte per i persecutori, perché anche loro, passando per le difficoltà della vita, arrivino a comprendere cosa significa essere nel pericolo, nell’incertezza, nel dolore.
Per Noi
Concludiamo questa prima settimana dell’anno con questo messaggio di grande pace e di grande consolazione. Anche noi abbiamo il nostro posto nella mente di Dio, anche noi abbiamo il nostro compito, anche la nostra vita ha il suo senso. Non importa se abbiamo un posto di particolare onore, di particolare prestigio, o un compito di singolare importanza. Piuttosto occorre ricordare solamente che noi siamo opera unica e preziosa davanti a Dio e che se avremo quell’umiltà che ci è stata raccomandata dalle storie degli uomini di cui la scrittura ci ha dato traccia, anche noi collaboreremo alla comprensione del mistero della salvezza che continua ad attuarsi nel mondo. Le scritture di oggi, poi, sono un richiamo molto forte per dire che Dio è sempre presente nella storia, conducendola dove lui solo vuole e sa. Anche quando non sembra così, il credente non viene meno nella sua professione di fede, ma rimette la sua causa a colui che tutto muove con giustizia.
Prepariamoci con questa espressione di fede a vivere l’Epifania e a onorare Colui verso il quale tutto l’universo si muove in adorazione e riverenza.