I feria dopo l’Epifania.
Ieri abbiamo celebrato la solennità dell’Epifania e le ferie che seguono, tutte ferie del tempo di Natale che ci portano verso la celebrazione del Battesimo del Signore, ci fanno leggere il Cantico dei cantici. Un libro particolare dell’antico testamento che vuole essere il cantico di amore dell’amata verso l’amato. La chiesa, che riconosce di avere ricevuto il dono straordinario della visita di Dio, canta per il suo Dio il proprio cantico di lode e di passione amorosa. Il Vangelo ci inviterà sempre a non abbassare la guardia e, anche se sono passate le feste del Natale, a custodire quell’atteggiamento di vigilanza che mantiene lo spirito pronto all’incontro con Dio.
Cantico dei Cantici
Ct 1, 1; 3, 6-11
Lettura del Cantico dei Cantici
Cantico dei Cantici, di Salomone. Chi sta salendo dal deserto come una colonna di fumo, esalando profumo di mirra e d’incenso e d’ogni polvere di mercanti? Ecco, la lettiga di Salomone: sessanta uomini prodi le stanno intorno, tra i più valorosi d’Israele. Tutti sanno maneggiare la spada, esperti nella guerra; ognuno porta la spada al fianco contro il terrore della notte. Un baldacchino si è fatto il re Salomone con legno del Libano. Le sue colonne le ha fatte d’argento, d’oro la sua spalliera; il suo seggio è di porpora, il suo interno è un ricamo d’amore delle figlie di Gerusalemme. Uscite, figlie di Sion, guardate il re Salomone con la corona di cui lo cinse sua madre nel giorno delle sue nozze, giorno di letizia del suo cuore.
Non siamo abituati a questa immagine. Certamente chi ha vissuto al tempo del Re Salomone conosceva bene lo splendore della sua corte, il fasto, il lusso che si poteva vedere presso di lui. Anche i suoi spostamenti erano un evento. Esattamente come quello che ci viene ricordato: 60 uomini, tutti valorosi in guerra, sono i portatori della sua portantina. Certo doveva essere un corteo assai imponente quello che scortava il re per i suoi viaggi e quando sorgeva dal deserto un corteo così imponente certo non poteva rimanere inosservato, suscitava ammirazione, faceva rimanere tutti a bocca aperta tanto era bello ed imponente.
Bellissima poi la descrizione della portantina stessa, con le colonne di argento, lo schienale d’oro, il ricamo interno fatto dalle figlie di Gerusalemme come “dono di amore”. È il lavoro dei poveri che impreziosisce questa portantina. È il dono degli uomini che accompagna il re nei suoi spostamenti.
La chiesa vuole vivere la medesima spiritualità e, già all’indomani della solennità dell’Epifania, quando, per molti, riprendono le attività consuete, la chiesa vuole rinnovare il suo voto di amore a Dio e il suo canto di lode. Anche noi stiamo partecipando a questo canto di lode che si eleva a Dio e vogliamo, sebbene con la nostra umile voce, continuare a sollecitare lo sposo celeste perché guidi le nostre giornate, il nostro tempo, all’incontro con Lui.
Vangelo
Lc 12, 34-44
✠ Lettura del Vangelo secondo Luca
In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai discepoli: «Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo».
Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi».
Capiamo, allora, anche la pagina di Vangelo che è stata abbinata a questo brano del cantico dei cantici. L’atteggiamento spirituale sempre gradito al Signore, l’ornamento preziosi dei figli amati da Dio consiste in quell’atteggiamento di vigilanza che, sempre, occorre avere. Se nell’Avvento la vigilanza ci era stata raccomandata come spiritualità integrante della attesa della festa, ora ci viene proposta per dire che, dopo aver celebrato il ricordo della nascita del Signore, non è possibile abbassare la guardia. Anzi, coloro che hanno celebrato la nascita di Cristo, volutamente rinnovano quell’atteggiamento di vigilanza su sé stessi, sulle proprie parole, sulle proprie azioni, per non lasciare che il peso e gli affanni della vita distolgano dalla meta finale: l’incontro con Cristo. Gesù ha ricordato ai suoi discepoli che questa parabola vale per sempre e per tutti. Tutti, infatti, sono chiamati a ricordare che il Cristo ritornerà alla fine del tempo e a non dubitare mai del suo vigilare sulla storia. Perdere questa spiritualità significherebbe perdere il senso dell’attesa del ritorno di Cristo.
Per Noi
Pare che ogni cosa abbia il suo tempo, ogni realtà faccia il suo tempo. Pare che poco o niente resista al logorio del tempo e che, nel tempo, tutto si trasformi e, in qualche modo degradi e peggiori. Anche la fede. La parabola che abbiamo ascoltato e, più in generale la riflessione delle scritture di oggi e dei prossimi giorni, vorrà educarci, invece, a comprendere che si può resistere al logorio del tempo, si può attraversare qualsiasi epoca tenendo fisso lo sguardo sul Signore e mirando alla bellezza dell’incontro con lui che ci viene proposto come ideale di vita.
La domanda da tenere nel cuore in questi giorni è, dunque:
- Come mi comporto? Come vivo la fede in questi giorni?
- Tutto è già finito, passate le feste, o ciò che ho acquistato è rimasto e continua nel tempo e mi dà l’occasione per un passo ulteriore da fare?
Proviamo a sostare in spirito di riflessione e di preghiera, per non perdere tutto ciò che abbiamo vissuto in avvento, all’indomani del Natale.