Giovedì 9 Gennaio

III feria dopo l’Epifania.

L’immagine sponsale guida le non facili letture di oggi.

Vangelo

Gv 3, 28-29
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo. Giovanni rispose: «Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena».

Oggi iniziamo la nostra riflessione dal Vangelo. L’amico dello sposo, diremmo noi nel linguaggio moderno, il primo testimone, aveva un compito preciso ed essenziale. Nel giorno del matrimonio, di buon mattino, egli si recava nella casa della sposa, dove fervevano i preparativi per la celebrazione. Lì attendeva che si potesse scorgere il corteo che, dalla casa dello sposo, muoveva verso la casa della sposa per poi andare insieme a ricevere la benedizione matrimoniale. Il suo compito era, dunque, un compito di annuncio: egli annunciava a tutti i parenti della sposa, convenuti nella sua casa, che era ora di uscire, di mettersi in moto: le nozze erano imminenti!

Giovanni il Battista applica a sé questa immagine. Egli è come l’amico dello sposo: il suo compito era quello di dire che il Messia era ormai presente nel mondo. Giovanni sa di avere svolto questo compito: ha annunciato a tutti, sulle rive del Giordano, la presenza del Cristo. Ora che il Messia non solo è presente, ma ha anche iniziato a testimoniare nel mondo la luce della verità che proviene da Dio, il compito del profeta è terminato, è finito. Giovanni ha annunciato l’avvento del Signore, ma ora è presente Colui al quale tutto appartiene. Non c’è più bisogno del compito del profeta!

Cantico dei Cantici

Ct 1, 2-3b. 4b. 15; 2, 2-3b. 16a; 8, 6a-c
Lettura del Cantico dei Cantici

Mi baci con i baci della sua bocca! Sì, migliore del vino è il tuo amore. Inebrianti sono i tuoi profumi per la fragranza, aroma che si spande è il tuo nome. M’introduca il re nelle sue stanze. Quanto sei bella, amata mia, quanto sei bella!
Gli occhi tuoi sono colombe. Come un giglio fra i rovi, così l’amica mia tra le ragazze. Come un melo tra gli alberi del bosco, così l’amato mio tra i giovani. Il mio amato è mio e io sono sua. Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore.

Per questo il Cantico dei Cantici, la poesia d’amore che stiamo leggendo in questi giorni, oltre alle immagini suntuose per descrivere lo sposo e la sposa, aveva questa espressione: “il mio amato è mio ed io sono sua. Mettimi come un sigillo al tuo cuore, perché forte come la morte è l’amore”. Parole che, immediatamente, si addicono al rapporto uomo – donna nel matrimonio e che, per questo, spesso vengono scelte proprio per accompagnare le letture del matrimonio. L’amore tra un uomo e una donna dovrebbe essere come un sigillo, cioè diventare definitivo. Il matrimonio suggella, di per sé, questa definitività. È il matrimonio – sacramento che dice l’essere per sempre l’uno dell’altro, fino a che, appunto, “morte non ci separi”.

Dall’altro lato la Chiesa si serve di queste parole per descrivere l’opera del Messia, l’opera del Cristo. Egli viene con un amore totale, che si consacra all’uomo fino alla morte. La Croce è, infatti, il simbolo perpetuo dell’amore donato, sparso per la moltitudine, perché l’uomo conosca e comprenda quanto Dio ama l’uomo, quanto Dio lo serva, quanto Dio stimi preziosa la vita di ciascuna anima. È Cristo che si lega a tutti con un amore forte come la morte, quell’amore preannunciato da Giovanni il Battista e diventato effettivo, efficace nella Croce di Cristo.

Per Noi

Credo che a noi queste parole facciano estremamente bene. Infatti sono parole che ci ricordano non tanto quello che dobbiamo fare noi per piacere a Cristo, ma quello che Cristo fa per noi, per sostenere la nostra umanità, per sostenere il nostro cammino. Oggi dovremmo fermarci a contemplare sia il Bambino Gesù, che riluce ancora nei presepi delle nostre chiese, ma anche la sua Croce, per comprendere che quell’amore apparso nella persona del Cristo è l’amore totale che accompagna sempre l’esistenza di ciascuno di noi.

  • Sono consapevole di questo amore?

Poi, forse, credo che potremo riflettere su quel misterioso compito di “amico dello sposo” che fu di Giovanni ma che, in fondo, deve competere un poco anche a noi. Anche a noi è chiesto di essere sentinelle, amici di Cristo, annunciatori della sua presenza nel mondo, nelle nostre vite, nel nostro tempo.

  • La mia vita è consacrata ad essere un segno dell’amicizia con lo Sposo – Cristo?

Non perdiamo l’occasione per fare, anche di questo tempo, il tempo della testimonianza limpida della fede.

2020-01-12T10:31:35+01:00