Santa Lucia educatrice di emozioni.
Mistero dell’Incarnazione,
Settimana della 4a domenica
La luce di Santa Lucia, la portatrice di Luce, illumina questo giorno feriale di Avvento, giorno di conversione, di attesa, di verità oltre le emozioni effimere del Natale.
Vangelo
Mt 21, 23-27
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Il Signore Gesù entrò nel tempio e, mentre insegnava, gli si avvicinarono i capi dei sacerdoti e gli anziani del popolo e dissero: «Con quale autorità fai queste cose? E chi ti ha dato questa autorità?». Gesù rispose loro: «Anch’io vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, anch’io vi dirò con quale autorità faccio questo. Il battesimo di Giovanni da dove veniva? Dal cielo o dagli uomini? ». Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: “Dal cielo”, ci risponderà: “Perché allora non gli avete creduto?”. Se diciamo: “Dagli uomini”, abbiamo paura della folla, perché tutti considerano Giovanni un profeta». Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». Allora anch’egli disse loro: «Neanch’io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
Che le emozioni sregolate impediscano di comprendere la verità, è cosa nota. Il Vangelo di oggi ne è la prova. Di fronte a Gesù ci sono uomini dotti e sapienti, uomini che sanno cercare il volto di Dio. Eppure, uomini dalle emozioni imprigionate. Uomini che non sanno districarsi nelle mille cose della loro esistenza. Da un lato, infatti, temono la reazione di Gesù, se diranno che Giovanni il Battista era davvero un profeta. Dovranno ammettere che non gli hanno creduto, perdendo di autorità presso tutto il popolo. Una emozione che vizia il loro agire che, di fatto, diventa tutto indirizzato a non perdere di autorità e credibilità. Dall’altro lato non possono nemmeno dire che Giovanni era un invasato, un visionario: temono il linciaggio del popolo. Così, in preda a queste emozioni, si chiudono in quell’emozione che, molto spesso, vizia e rovina il modo di pensare e di agire degli uomini: la paura. È per paura che questi uomini decidono di non rispondere. È per paura che decidono di rimanere sospesi tra queste domande. È per paura che danno origine ad un’altra emozione: quella dell’incertezza. Uomini di fede che preferiscono rimanere nell’incertezza piuttosto che lasciarsi illuminare e guidare da Dio! È il massimo risultato di un agire emotivo, irrazionale, del tutto immotivato. Un insegnamento che dimostra come le emozioni imprigionano. Dove non si educano le emozioni, si è prigionieri del proprio vissuto emotivo e della pochezza verso la quale tutto questo porta.
Osea
Os 3, 4-5
Lettura del profeta Osea
Così dice il Signore Dio: «Per molti giorni staranno i figli d’Israele senza re e senza capo, senza sacrificio e senza stele, senza éfod e senza terafìm. Poi torneranno i figli d’Israele, e cercheranno il Signore, loro Dio, e Davide, loro re, e trepidi si volgeranno al Signore e ai suoi beni, alla fine dei giorni».
Quale emozione genera un ritorno? Un ritorno a casa, dopo un’assenza lunga, dopo un periodo lungo trascorso lontano dalla propria casa, dai propri affetti, dal proprio “mondo”, genera una innumerevole quantità di emozioni. La gioia, l’attesa, il sogno, il desiderio… sono solo alcune di esse. Il profeta si serve di questa immagine per dire cosa dovrebbe sognare l’anima che decide di tornare a Dio. Scoprendo poi, nel momento in cui riuscirà ad attuare il suo principio di conversione, che Dio l’attendeva e che Dio stesso sarà, per così dire, il “premio” di quest’anima fedele. Premio superiore a qualsiasi aspettativa, desiderio, sogno. Esattamente così è il Natale. Chi avrebbe potuto pensare che Dio avrebbe dato il Figlio per redimere il mondo? Chi avrebbe potuto pensare che il suo ingresso nel mondo sarebbe stato così dolce e, al tempo stesso così forte? Il profeta ci sta dicendo che l’unica gioia che permette di comprendere la vera portata della gioia di Dio, è la grazia di un ritorno a Lui, con spirito di conversione e desiderio di pentimento.
Ezechiele
35, 1; 36, 1-7
Lettura del profeta Ezechiele
In quei giorni. Mi fu rivolta questa parola del Signore: «Ora, figlio dell’uomo, profetizza ai monti d’Israele e di’: Monti d’Israele, udite la parola del Signore. Così dice il Signore Dio: Poiché il nemico ha detto di voi: “Bene! I colli eterni sono diventati il nostro possesso”, ebbene, profetizza e annuncia: Così dice il Signore Dio: Poiché siete stati devastati, perseguitati dai vicini, resi possesso delle altre nazioni, e poiché siete stati fatti oggetto di maldicenza e d’insulto della gente, ebbene, monti d’Israele, udite la parola del Signore Dio: Così dice il Signore Dio ai monti, alle colline, alle pendici e alle valli, alle rovine desolate e alle città deserte, che furono preda e scherno delle nazioni vicine: ebbene, così dice il Signore Dio: Sì, con gelosia ardente io parlo contro le altre nazioni e contro tutto Edom, che con il cuore colmo di gioia e l’animo pieno di disprezzo hanno fatto del mio paese il loro possesso per saccheggiarlo. Per questo profetizza alla terra d’Israele e annuncia ai monti, alle colline, alle pendici e alle valli: Così dice il Signore Dio: Ecco, io parlo con gelosia e con furore; poiché voi avete sopportato l’insulto delle nazioni, ebbene – così dice il Signore Dio –, io alzando la mano giuro: anche le nazioni che vi stanno intorno sopporteranno il loro insulto».
Continua la serie di emozioni che il profeta Ezechiele sembra mettere nel cuore di Dio. Per esempio la gelosia. Può Dio essere veramente geloso? Ovviamente è una rappresentazione, un modo di dire, per affermare che Dio tiene veramente al suo popolo e che non c’è nulla che possa rovinare quell’amore “geloso” che Dio ha per il suo popolo. Nulla può distogliere Dio dal prendersi cura di quell’uomo che ha creato e che pure continua ad allontanarsi da Lui. Il Natale è esattamente questo: il modo con cui Dio circonda di amore infinito l’uomo, l’ultima “sorpresa” di Dio per l’uomo che non cerca il volto del Padre e sembra distratto di fronte ai suoi richiami di amore. Il mistero dell’incarnazione è la sorpresa di Dio per gli uomini nel senso che, facendosi uomo, Dio prende su di sé tutta l’umanità, di qualsiasi tempo e di qualsiasi luogo.
Il furore è l’altra emozione evocata. Anche questa non si addice a Dio. Ovviamente è un’altra espressione che il profeta utilizza per dire che, come gli uomini si sono messi con furore contro Israele, così Egli, difenderà il suo prezioso alleato. Se è vero che, storicamente, il credente deve sopportare l’odio di chi è nemico di Dio, è pur vero che Dio si mette a servizio dell’uomo, liberandolo da chi attenta contro di lui. È questa, propriamente, l’azione di Cristo. Egli, che viene a debellare la morte, mostra quel “sacro furore” di Dio che sconfigge il nemico dell’uomo: l’accusatore e la morte da lui provocata.
Educare le proprie emozioni
La “scuola” della Parola di oggi è particolarmente difficile e complessa. Questa Parola di Dio ci ha detto che Dio “insegue” anche noi pur di trovarci; ci ha assicurato che il suo desiderio è la nostra gioia; ci ha proposto come esito della libertà la visione del suo volto.
Ci teniamo davvero a tutte queste cose? Il nostro agire, il nostro pensare, il nostro parlare, ci porta nella direzione di chi vuole vedere il volto di Dio?