Essere testimoni.
Mistero dell’Incarnazione,
5a domenica di Avvento
Una rivalutazione della nostra preghiera, una decisa attenzione alla sobrietà, una rinnovata capacità di crescere nella valutazione della storia personale e comunitaria illuminati dalla fede, un invito ad entrare nel profondo delle nostre emozioni. Questo l’itinerario dell’avvento da cui proveniamo. Itinerario che ora prende una svolta perché questa domenica ci introduce alla novena di Natale e alla bellezza delle “ferie prenatalizie” che incominceremo a celebrare nei prossimi giorni.
Vangelo
Gv 1, 6-8. 15-18
✠ Lettura del Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Giovanni proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me».
Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
Ancora, con insistenza, un invito a riflettere sulla figura di Giovanni il Battista che è centrale nel nostro Avvento. Non più la storia di Giovanni, ma la ripresa sintetica che ne fa Giovanni Evangelista, nella riflessione in poesia del prologo.
“Venne un uomo mandato da Dio”. San Giovanni Evangelista parte da questa prima incontestabile verità: Giovanni il battista è un uomo di Dio. Un uomo che Dio ha suscitato per annunciare la venuta del Messia. Un carisma unico, illuminato dalla stessa forza di Dio. Un uomo che, in tutto e per tutto, è stato dominato dal desiderio di vedere il Regno di Dio avanzare e lo ha annunciato a tutti coloro che hanno condiviso con lui il medesimo desiderio.
“Egli venne come testimone”. Il compito di Giovanni è questo; la testimonianza alla luce che è Cristo. Un compito non singolare: sono molto i testimoni del alluce, i testimoni di Cristo, prima della sua venuta in senso profetico, dopo la sua venuta in senso ecclesiale. A Giovanni fu dato di vivere in modo unico questo compito di testimonianza.
“Colui che viene dopo di me era prima di me”. Sono le parole della testimonianza di Giovanni il Battista. Colui che viene dopo di me, cioè il Messia, Gesù Cristo, era prima di me, ovvero era nel Padre dai secoli eterni Giovanni Evangelista sintetizza così l’eternità del Figlio e l’incarnarsi del Verbo; eternità e storia, divinità ed umanità intrecciate insieme nella natura del Messia.
“Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto grazia su grazia”. Il ministero di Gesù è tutto rivolto a farci comprendere l’importanza della grazia di Dio che viene riversata su di noi. Il mistero del Natale, il mistero della nascita di Cristo è, in fondo, solamente questo: il mistero di una grazia che ci viene donata.
“Dio nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato”. Infine, ci dice ancora l’Evangelista Giovanni, il senso della rivelazione di Gesù Cristo è il farci conoscere il volto di Dio Padre. Quel colto amico, quel volto del Dio vicino, quel volto di misericordia che brilla in tutte le azioni del ministero di Gesù è il volto di Dio Padre. È questa la rivelazione della grazia e della verità che Dio Padre dona agli uomini per mezzo di Gesù Cristo.
Galati
Gal 3, 23-28
Lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati
Fratelli, prima che venisse la fede, noi eravamo custoditi e rinchiusi sotto la Legge, in attesa della fede che doveva essere rivelata. Così la Legge è stata per noi un pedagogo, fino a Cristo, perché fossimo giustificati per la fede. Sopraggiunta la fede, non siamo più sotto un pedagogo. Tutti voi infatti siete figli di Dio mediante la fede in Cristo Gesù, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. Non c’è Giudeo né Greco; non c’è schiavo né libero; non c’è maschio e femmina, perché tutti voi siete uno in Cristo Gesù.
Questa rivelazione è universale, ci avvertiva San Paolo nella lettera ai Galati. Provenendo da Israele, San Paolo sapeva bene come il popolo eletto fosse chiuso e come ritenesse che il Messia sarebbe stato solo per il popolo di Israele, solo per quel popolo che Dio si era scelto nella storia per essere suo alleato. San Paolo comprende bene che se è vero che la venuta del Messia è dentro le vicende del popolo di Israele, è altrettanto vero che non è solo per questo popolo. La venuta del Messia è per tutti i popoli della terra, ha un valore universale che non può essere negato o oscurato. Tutti i popoli possono trarre in Gesù la rivelazione del volto amico, del volto paterno di Dio. Anzi, San Paolo comprende, alla luce della rivelazione di Gesù, il ruolo, il compito di Israele. Israele è stato come una sentinella come una guida che, attraverso la rivelazione datata a Mosè ha permesso a tutti di comprendere la vicinanza di Dio. Ma quello che era solo promesso nel primo testamento, quello che era solo adombrato nella testimonianza dei padri, ora è visibile e aperto a tutti nella rivelazione di Cristo. È una riflessione sul valore universale del Natale, una riflessione sul valore salvifico della venuta di Cristo per tutti gli uomini.
Michea
Mi 5, 1; Ml 3, 1-5a. 6-7b
Lettura del profeta Michea
Così dice il Signore Dio: «E tu, Betlemme di Èfrata, così piccola per essere fra i villaggi di Giuda, da te uscirà per me colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti.
Ecco, io manderò un mio messaggero a preparare la via davanti a me e subito entrerà nel suo tempio il Signore che voi cercate; e l’angelo dell’alleanza, che voi sospirate, eccolo venire, dice il Signore degli eserciti. Chi sopporterà il giorno della sua venuta? Chi resisterà al suo apparire? Egli è come il fuoco del fonditore e come la lisciva dei lavandai. Siederà per fondere e purificare l’argento; purificherà i figli di Levi, li affinerà come oro e argento, perché possano offrire al Signore un’offerta secondo giustizia. Allora l’offerta di Giuda e di Gerusalemme sarà gradita al Signore come nei giorni antichi, come negli anni lontani. Io mi accosterò a voi per il giudizio e sarò un testimone pronto.
Io sono il Signore, non cambio; voi, figli di Giacobbe, non siete ancora al termine. Fin dai tempi dei vostri padri vi siete allontanati dai miei precetti, non li avete osservati.
Tornate a me e io tornerò a voi, dice il Signore degli eserciti».
La predicazione di Giovanni il Battista che si attua pienamente nel Cristo, era anche la predicazione dei profeti, tra cui Michea, i quali avevano compreso, progressivamente, mentre aumentava anche in loro la consapevolezza di prendere parte della storia della salvezza, che il Messia sarebbe sorto da Betlemme e che la sua venuta sarebbe stata in ordine alla remissione dei peccati. “Tornate a me e io ritornerò a voi”, predicava Michea, come Giovanni il Battista nel deserto. Il ritorno dell’uomo a Dio, la conversione come propriamente diciamo, è anche il ritorno di Dio all’uomo. Perché dove l’uomo mostra di comprendere la volontà di salvezza di Dio, Dio realizza quel regno al quale stiamo pensando fin dall’inizio del nostro avvento.
Per Noi
Forse la lezione biblica di questa quinta domenica di avvento è un poco più complicata,, ma noi vogliamo comprendere il senso di una chiamata a rendere ancora più forte il senso dell’attesa, incominciano di giorni della novena di Natale. Quello che viene chiesto a tutti è uno slancio del cuore. La celebrazione del Natale è tutta fatta di preparazione, è tutta fatta di desiderio. I giorni prima del Natale custodiscono un loro segreto o, se vogliamo, una loro atmosfera magica, che, però, non vuole essere, come abbiamo già riflettuto settimana scorsa, quella delle emozioni che sono accese dentro di noi dal contesto culturale in cui viviamo, piuttosto sono quelle che la scrittura vuole mettere dentro di noi grazie ad un sorta di progressione nella conoscenza di Dio che ci viene permessa. Il segreto di questa quinta domenica di Avvento sta proprio in questa pressante richiesta che viene dalla scrittura di rendere i nostri passi più vicinia quelli di Cristo che viene nel mondo. Di qui l’invito ad un impegno. Prendiamo sul serio i giorni della novena. Se anche noi, come San Giovanni, vogliamo essere in qualche modo testimoni di questa luce di Cristo che brilla per noi e per il nostro mondo, abbiamo al responsabilità morale di custodire questa luce e di fare in modo che non si spenga dentro di noi l desiderio di continuare ad incontrare quel alluce che rende ragione del nostro natale di speranza. Speranza che poi sapremo testimoniare agli altri solamente se continueremo a viverla con un rinnovato desiderio del cuore.
Questa domenica ha dunque il compito di dirci che se Giovanni fu unico testimone della Verità e della luce di Cristo per importanza e grandezza, è vero che ci possono essere altri piccoli testimoni di verità e di luce che siamo noi.
Prendiamo sul serio l’invito e traiamone un impegno. Ne va della santità con al quale celebreremo il prossimo Natale.