Domenica 24 Novembre

La sobrietà come stile di vita del cristiano maturo.

Mistero dell’Incarnazione,

2a domenica d’avvento

Se ci siamo introdotti in questo tempo forte, come ci eravamo proposti, con la preghiera, abbiamo allora la possibilità di comprendere bene il contenuto di questa seconda domenica di Avvento e, più in generale, della seconda settimana: la sobrietà.

Vangelo

Ci lasciamo, come sempre, provocare anzitutto dal Vangelo. È la stessa figura di Giovanni il Battista a parlarci di sobrietà: il precursore che si è ritirato nel deserto, con la sua stessa vita dimostra di essere persona sobria. Egli, nel deserto, medita la scrittura del profeta Isaia, come abbiamo sentito. Potremmo dire, per continuare la riflessione e il linguaggio della scorsa settimana, che Giovanni si ritira in un luogo di povertà e di silenzio per meditare la Parola di Dio. È nella preghiera che si prospetta a lui ciò che Dio chiede alla sua persona. Dio chiede a lui una vita di perfetta sobrietà per annunciare il ritorno di Dio presso il suo popolo. Se il profeta antico vedeva nel segno del ritorno degli ebrei dall’esilio, un segno di particolare efficacia per parlare della presenza di Dio nel suo tempo, ora Giovanni vede nella presenza del Messia il segno della vicinanza di Dio a tutti i popoli della terra. È la sobrietà della vita che permette a Giovanni di comprendere l’azione di Dio. Un richiamo per dire che senza sobrietà della vita, rimane oscuro il modo di agire di Dio.

Da questa sua personale sobrietà ecco il richiamo agli altri. Alle folle che lo interrogano: “cosa dobbiamo fare?”, Giovanni risponde: “chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha”. È un invito e rendersi conto dei bisogni dell’altro, è un invito alla condivisione, è un invito ad essere più sobri nella vita personale per dare in carità ciò che sovrabbonda.

Ai pubblicani, che pure vengono per farsi battezzare e che pongono la stessa domanda, Giovanni risponde: “non esigete nulla di più di quanto è fissato”. I pubblicani, ricorderete, nel ritirare le tasse sempre trattenevano una parte per sé, oltre il dovuto da riscuotere. Dunque un richiamo all’onestà, un richiamo ad essere meno esigenti con gli altri e più esigenti con sé stessi. Il richiamo ad accettare una condizione di vita più modesta, ma a vantaggio dell’onestà.

Ai soldati che entrano sulla scena Giovanni dice: “non maltrattate e non estorcete niente a nessuno: contentatevi delle vostre paghe”. Anche qui un richiamo ad accontentarsi di ciò che si ha, soprattutto un richiamo a trattare bene gli altri, a non  estorcere niente a nessuno, a non incutere timore in nessuno.

Il Vangelo, quindi, con i suoi richiami, porta a concentrare l’attenzione sulla dimensione economica della sobrietà: occorre vivere in sobrietà per condividere con gli altri, per non offendere gli altri, per salvaguardare la vita di tutti. Sobrietà è la forma di vita che prende il credente che vuole attendere il ritorno di Dio e la sua visita.

Romani

Anche San Paolo ci introduceva subito al tema: “noi, i forti, abbiamo il dovere di portare le infermità dei deboli, senza compiacerci”. Cosa intende dire San Paolo? L’apostolo sta facendo un ragionamento di fede. Chi è “forte”, cioè chi ha un cammino di fede intenso, serio, motivato, non può guardare solo a sé stesso. Deve necessariamente interessarsi degli altri, specie di coloro che sono più deboli, ovvero di coloro che non hanno un cammino strutturato o una fede forte. La sobrietà è l’arte di non autocompiacersi, per saper guardare, piuttosto, alle necessità della fede e della vita degli altri. Sostenuto da questa visione introduttiva, San Paolo torna, poi, su un argomento che gli è caro, su una raccomandazione che emerge spesso dai suoi scritti: “il Signore vi conceda di avere gli uni verso gli altri gli stessi sentimenti di Cristo”. È la sobrietà della vita di Cristo che permette al credente di incamminarsi sulla strada di questa virtù. Se il credente vuole essere sobrio, non lo fa solo per una personale scelta di vita o solamente con l’uso della propria volontà. Il credente diventa sobrio se guarda a Cristo e se decide di imitare il suo stato di vita e il suo modo di comportarsi.

Baruc

La prima lettura, di per sé, sembra non contenere nessun richiamo alla sobrietà. Anzi, pare esattamente il contrario. Il profeta sta parlando del ritorno degli esuli da Babilonia a Gerusalemme e descrive un viaggio faticosissimo attraverso il deserto, come se fosse una passeggiata dove tutta la natura si piega al ritorno del popolo santo sostenendolo ed aiutandolo. È una visione di pace e di gioia per un popolo travagliato che sta recuperando la sua libertà. Il profeta ricorda a tutti che Israele è diventato sobrio proprio grazie a ciò che ha vissuto. L’aver perso tutto, l’aver visto i suoi figli deportati presso un popolo straniero, il dover faticare per recuperare la libertà, il dover attraversare un deserto per tornare in patria, sono tutte fatiche che rendono umile Israele, che lo rendono sobrio. Un popolo che aveva dimenticato Dio pensando di poter fare tutto da solo, deve riconoscere non solo di essersi incamminato verso l’autodistruzione, ma anche di aver perso tutto ciò che aveva. Solo nel recupero della sobrietà che l’esilio ha permesso con una povertà imposta, consente, ora, un recupero della fede e anche un recupero di quelle condizioni di vita in patria che erano state solo un sogno.

Per Noi

Credo che, anche per tutti noi, ci siano insegnamenti circa il cammino di sobrietà per  il cristiano che vuole incamminarsi verso il ricordo della nascita del Signore e che vuole correre verso la meta della vita eterna, che riassumerei così:

  • La sobrietà consiste nell’accontentarsi di quello che si ha;

  • La sobrietà consiste nel non chiedere nulla di eccessivo o gravoso per gli altri pur di accrescere la propria stabilità di vita;

  • La sobrietà è fatta di rispetto per tutti;

  • La sobrietà consente di avere gli stessi sentimenti di Cristo e di saper guardare all’umanità degli altri come la guarda Cristo stesso;

  • La sobrietà nasce in tutte quelle condizioni di vita che portano a concentrarsi sull’essenziale e, quindi, diventano un’occasione di crescita nel bene.

Credo che possiamo già verificare noi stessi per capire se siamo in linea con questo insegnamento o se il nostro cuore, il nostro modo di vivere, di vedere, di interpretare la realtà va da un’altra parte.

Ci sono però due sottolineature che credo essenziali:

  1. Cerchiamo di avere gli stessi sentimenti di Gesù. Il cristiano non cerca lo stile della sobrietà per privarsi di qualche cosa o per vivere uno sforzo della volontà. Il cristiano cerca di avere gli stessi sentimenti di Cristo e, per questo, cerca di avere questo stile di vita. Il cristiano cerca di essere sobrio non perché viene Natale, non per fare un’opera buona o un fioretto di rinuncia, ma cerca di acquisire uno stile di vita permanente, solido, serio. Il cristiano sa che tocca lui avere gli stessi sentimenti di Cristo e sceglie deliberatamente la sobrietà come il suo proprio stile di vita.
  2. Il cristiano sa che, in questo stile di vita della sobrietà, cerca di accostare la vita degli altri, cerca di essere interprete dei bisogni degli altri, cerca di farsi prossimo verso tutti, proponendo il suo stile di vita alternativo e singolare.

Potremmo allora chiederci:

  • Ho questo stile di vita?

  • La sobrietà che scelgo diventa occasione per interpretare alla luce della fede le occasioni di vita che mi vengono offerte?

I giorni di questa seconda settimana di avvento ci servano per acquisire uno stile di vita sobrio, vera testimonianza dell’attesa che viviamo.

2020-01-12T10:27:30+01:00