Sabato della seconda settimana dopo l’Epifania.
Festa della conversione di San Paolo apostolo.
Per continuare la riflessione di questi giorni chiediamoci: di chi stiamo celebrando la festa? Ce lo dice molto bene la seconda lettura. Di un fanatico, di uno che ha creduto di rendere culto a Dio denunciando altri uomini. Di uno che ha fatto arrestare molti uomini per il fatto di essere cristiani. Di un uomo che ha saputo provare disprezzo grande per i suoi simili, solamente perché credevano in modo diverso da lui! Uno che ha fatto torturare altri, uno che è stato l’approvatore di assassini, pensiamo a Santo Stefano ma, forse, non solo a lui. E molto altro ancora!
Perché fare una festa a quest’uomo? perché celebrare la festa di un uomo così? Risponde san Paolo stesso: a causa della sua conversione. Come abbiamo già meditato l’altro giorno: alla fine ciò che rimane di un’esistenza è solo il bene, è solo il ricordo del meglio che uno ha fatto.
Così è anche per San Paolo: dopo che egli imparò a conoscere, a meditare, a confrontarsi con la Parola di Dio, tutto ciò che aveva caratterizzato la sua esistenza prima di quell’incontro, venne, immediatamente, dimenticato, rinnegato, abolito. Ci fu posto solo per la vicinanza a Dio e agli uomini, il gusto per la predicazione, il godere di portare il Vangelo alle genti, la assiduità della riflessione che divenne profondità unica del mistero… noi ricordiamo e veneriamo San Paolo per questo. Noi ricordiamo la sua parabola di fede e il suo moto di conversione interiore, solo per questo motivo. Ecco il centro, ecco il cuore di questa festa!
La centralità di Damasco
At 9, 1-18
Lettura degli Atti degli Apostoli
In quei giorni. Saulo, spirando ancora minacce e stragi contro i discepoli del Signore, si presentò al sommo sacerdote e gli chiese lettere per le sinagoghe di Damasco, al fine di essere autorizzato a condurre in catene a Gerusalemme tutti quelli che avesse trovato, uomini e donne, appartenenti a questa Via. E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all’improvviso lo avvolse una luce dal cielo e, cadendo a terra, udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perséguiti?».
Rispose: «Chi sei, o Signore?». Ed egli: «Io sono Gesù, che tu perséguiti! Ma tu àlzati ed entra nella città e ti sarà detto ciò che devi fare». Gli uomini che facevano il cammino con lui si erano fermati ammutoliti, sentendo la voce, ma non vedendo nessuno. Saulo allora si alzò da terra ma, aperti gli occhi, non vedeva nulla. Così, guidandolo per mano, lo condussero a Damasco. Per tre giorni rimase cieco e non prese né cibo né bevanda.
C’era a Damasco un discepolo di nome Anania. Il Signore in una visione gli disse: «Anania!». Rispose: «Eccomi, Signore! ». E il Signore a lui: «Su, va’ nella strada chiamata Diritta e cerca nella casa di Giuda un tale che ha nome Saulo, di Tarso; ecco, sta pregando e ha visto in visione un uomo, di nome Anania, venire a imporgli le mani perché recuperasse la vista». Rispose Anania: «Signore, riguardo a quest’uomo ho udito da molti quanto male ha fatto ai tuoi fedeli a Gerusalemme. Inoltre, qui egli ha l’autorizzazione dei capi dei sacerdoti di arrestare tutti quelli che invocano il tuo nome». Ma il Signore gli disse: «Va’, perché egli è lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli d’Israele; e io gli mostrerò quanto dovrà soffrire per il mio nome». Allora Anania andò, entrò nella casa, gli impose le mani e disse: «Saulo, fratello, mi ha mandato a te il Signore, quel Gesù che ti è apparso sulla strada che percorrevi, perché tu riacquisti la vista e sia colmato di Spirito Santo». E subito gli caddero dagli occhi come delle squame e recuperò la vista. Si alzò e venne battezzato.
Se poi ci domandassimo cosa accadde a Damasco quel giorno, cosa avvenne nella mente e nel cuore dell’Apostolo, ebbene non lo sappiamo. San Paolo ci dice con simboli, ma non nella chiarezza. Il cadere da cavallo, il rimanere cieco, come uno che ha perso la luce dei suoi giorni, oltre alla fisicità degli eventi, comunicano il suo stato spirituale: quello di un uomo che non vede la luce, quello di un uomo che ha fallito, quello di un uomo che non sa più chi è, né cosa fa, né dove andare. La conversione, probabilmente, non fu un atto unico, singolare, repentino. Fu un processo, un lungo pensare, un lungo cercare. Evento di fede che, poi, sfociò anche nell’episodio di Damasco, ma che venne preparato per lungo tempo, per un lungo cammino.
Centrale, poi, fu l’incontro con una comunità. Ecco, allora, l’apparire bellissimo di Anania, questo cristiano, questo credente che, per primo, andò da Saulo e gli diede la grazia del Battesimo. Lui che lo aveva temuto, lo accoglierà come un fratello e lo venererà come un grande uomo di fede! Sarà lui ad introdurlo nella comunità, sarà lui a rischiarare il passo per quest’anima complessa, sempre in ricerca del volto di Dio, sempre innamorato del suo Signore.
Vangelo
Mt 19, 27-29
✠ Lettura del Vangelo secondo Matteo
In quel tempo. Pietro disse al Signore Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele. Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna».
Così accade che un persecutore, un ebreo fortemente radicato nelle sue convinzioni, diventò uno che ebbe in eredità quel centuplo che il Signore promise a tutti coloro che avrebbero dato, per amore, la propria vita per Dio. Saulo che diventa Paolo è l’esempio di come noi tutti possiamo ereditare quel centuplo che rimane, per tutti noi, richiamo alla conversione.
Per Noi
Questa festa ci dice che anche noi, se vorremo potremo essere eredi di questo centuplo. Anche noi, se vorremo, potremo essere luci sul lucerniere, uomini e donne che diventano luci per l’altro. Ad una sola condizione: quella di convertire sempre noi stessi!
- Siamo pronti e siamo disposti a vivere tutto questo?
- È questa una delle cose che ci stanno a cuore nella vita?
Senza cuore nelle cose di Dio, si diventa anche grandi uomini, ma non certo santi!