1° Incontro – Quando pregate…2022-10-30T20:09:07+01:00

Project Description

Quando pregate…
Sulla necessità di pregare sempre

SCARICA IL TESTO

Una scuola di preghiera

Quest’anno, come ormai sappiamo, il Vescovo ci chiede di insistere molto sulla preghiera. Potremmo domandarci perché, dal momento che la preghiera dovrebbe essere realtà normale di una comunità cristiana. Credo che la risposta sia molto semplice: la preghiera non è realtà normale! Nemmeno in una comunità cristiana! Nemmeno per i credenti! Lo si vede bene da alcuni segni.

  • Anche in una comunità come la nostra, dove sarebbe un peccato lamentarsi, la frequenza alla S. Messa domenicale sta progressivamente venendo meno. Soprattutto vediamo la disaffezione all’Eucarestia domenicale nelle famiglie, nei bambini del catechismo, per non parlare di adolescenti e giovani.
  • Vediamo i giovani molto lontani dalla realtà della preghiera. Ne sono un esempio i funerali, o alcuni momenti di preghiera anche dell’oratorio, nei quali si fa sempre più fatica a vedere un giovane che recita anche solo il Padre nostro.
  • Se, poi, ci addentriamo nel vissuto di una comunità come la nostra, scopriamo che è sempre più difficile proporre momenti di preghiera oltre la S. Messa, se non il rosario, che resiste come tradizione. Si fa fatica a pregare con la Parola di Dio, nonostante gli insegnamenti di Martini. Si fa fatica a pensare che ci possa essere un momento di preghiera diverso dalla Messa.

Potrei trovare altri segni, ma mi fermo a questi. Come pastore, oltre che come cristiano, mi domando: sappiamo pregare? La domanda non è solo nostra! Se guardate l’intera Sacra Scrittura noterete che ci sono state diverse figure di oranti che si sono domandati cosa fosse la preghiera, come dovesse essere composta un’azione di preghiera, quali parole dovessero essere utilizzate in una preghiera… Non ultimi i discepoli che hanno chiesto direttamente al Signore come pregare. Proprio dalla loro richiesta è nata la preghiera del Padre nostro sulla quale abbiamo appena tenuto il corso di esercizi in occasione della festa della Madonna del Rosario. Quindi non deve preoccuparci il fatto che, magari, non sappiamo bene come si preghi, o cosa sia la preghiera. Piuttosto dovremmo preoccuparci di avere il desiderio di pregare, il desiderio di imparare a pregare, il desiderio di sentire dalla viva voce del Signore che risuona nella sua parola, come pregare.

Così è nata questa scuola di preghiera che, come avete visto, ha due cicli: uno di carattere più introduttivo, uno di carattere più specifico. Ad essa, dopo la Quaresima che avrà diverse vie Crucis rionali, abbiamo aggiunto un terzo ciclo che è solamente sulla preghiera mariana per eccellenza: il rosario con alcune intenzioni particolari che scandirà i venerdì del mese di maggio.

Credo che, in questo modo, possiamo avere una serie di serate, in forma di lectio divina, che ci possono aiutare ad approfondire questo tema e a lasciarci guidare dalla Parola di Dio per imparare a pregare, o per approfondire la nostra preghiera, o per migliorare il nostro modo di pregare. Ciascuno ha un po’ il suo punto da cui partire e il suo approfondimento a cui mirare.

Esercizio iniziale

Per questo, prima di iniziare la nostra scuola, credo sia bello, utile, fare un esame di coscienza sulla preghiera personale. Possibilmente da scrivere, così che, alla fine della scuola, potremo verificare se abbiamo mutato qualcosa oppure no. Vi lascio qualche domanda.

  • Quali momenti della giornata riservo alla preghiera?
  • Quanto sono estesi nel tempo questi momenti?
  • Con quale forma prego? (preghiere a memoria, Rosario, liturgia delle ore, lettura della Scrittura, lettura spirituale, lettura delle vite dei santi…)
  • In quale luogo prego? (casa, macchina, chiesa, mentre vivo spostamenti a piedi o con i mezzi, letto…)
  • Sono costante nella preghiera?
  • Quali obiezioni trovo ad una vita di preghiera?
  • Come mi aiuta la mia preghiera a vivere l’incontro della domenica nell’Eucarestia?
  • Vivo in qualche modo l’Eucarestia infrasettimanale?
  • Che rapporto ho con la Parola di Dio?
  • Chi sono i miei maestri di preghiera?
  • Quali sono le difficoltà maggiori nella preghiera? (non trovo il tempo, mi distraggo facilmente, mi addormento..)
  • Per quali intenzioni personali prego?
  • Ciò che capita nel mondo influisce sulla mia preghiera?

Tenete bene in evidenza questo esame di coscienza, per vedere se, alla fine dell’anno, avremo fatto qualche passo in più per camminare sulla via di Dio, oppure no.

Chiudere la porta

Mt 6, 5-6

Partiamo con un primo esercizio, una prima piccola lectio divina. Saranno tutte così quest’anno, più che lectio divine costruite, cercheremo poche note del testo, ma molti spunti di riflessione personale.

Il contesto

Siamo all’inizio del Vangelo di Matteo, nel primo dei 5 grandi discorsi nei quali è organizzata l’opera di San Matteo. Siamo nel discorso della montagna e, quindi, in un momento molto particolare della formazione del discepolo alla vita spirituale. Potremmo dire che siamo agli inizi.

L’insegnamento

Come vedete il Signore dà subito un insegnamento molto preciso. Pone subito un paragone. Al tempo di Gesù molta gente pregava pubblicamente. La vita di preghiera non era certo senza difficoltà, ma un buon numero di persone pregava anche in pubblico. Tanto che era prassi farsi vedere, farsi notare, sostare a lungo nel tempio o in altri luoghi di preghiera… insomma, molti pregavano per farsi vedere. Era un modo per costruirsi una certa reputazione. Gesù dà un altro consiglio: pregare nel segreto. Questo è un primo insegnamento sulla preghiera. La preghiera è il cuore della relazione con Dio, è il cuore della relazione con il Padre, è il centro della relazione della fede. Ecco perché un orante deve viverla “nel segreto”. La relazione che si instaura con Dio nella preghiera è una relazione di affetto, è un po’ come una relazione di amore: necessariamente è privata, segreta, deve essere protetta.

Insegnamento che lascia spazio subito al secondo consiglio: chiudi la porta del cuore. Possiamo interpretare in vario modo questo insegnamento.

Anzitutto esso ci dice che la preghiera esige protezione per favorire la concentrazione. Chiudere la porta del cuore non significa non ricordare le cose che occupano il tempo e nemmeno dimenticarsi di tutti i motivi della vita che potrebbero diventare fonte preziosa di intercessione, piuttosto significa chiedere a Dio la capacità di concentrazione. La concentrazione, per un verso, è opera dell’uomo. Si può essere più o meno attenti ad essere concentrati. Dipende da un insieme molteplice di fattori. Un orante dovrebbe disporsi a vivere la concentrazione con tutte le sue forze ma, sapendo che essa è anche dono di Dio, dovrebbe chiederla come primo dono della preghiera. La preghiera è quindi questo: un momento di concentrazione per vivere appieno la relazione con Dio.

In secondo luogo potremmo dire che chiudere la porta del cuore deve essere un modo per segnare uno stacco con le altre attività. Noi siamo molto abituati a vedere un Gesù attivo, un Gesù che parla, cammina, prende parte alle vicende del suo tempo, compie miracoli, mangia, dorme… Il Vangelo ci dice anche che Gesù prega molto, al mattino presto e alla sera, quando interrompe le sue attività, si reca in luoghi dove diventa più difficile trovarlo, vive una relazione con il Padre in forma assolutamente singolare. Vuole che anche la sua esperienza di preghiera sulla terra sia protetta, riservata, custodita. Anche noi siamo chiamati a fare questo. Siamo chiamati a segnare uno stacco con le attività della giornata. Guai se il nostro tempo fosse tutto un susseguirsi di cose, di appuntamenti, di attività che, alla fine, lasciano spazio solo al riposo o al sonno. Mancherebbe qualcosa! Come sarebbe possibile vivere la preghiera in un’agenda sempre più fitta? Molti, però, vivono proprio così. Molti mettono la preghiera come se fosse una cosa da fare tra le altre cose, nella propria agenda! Alcuni, perfino, mettono dei pro memoria nel telefono, per ricordarsi di pregare! Mi pare che se vediamo la preghiera così, ci stiamo allontanando molto dal dato biblico che, invece, ci chiede di vedere la preghiera all’interno di una relazione e non come una cosa da fare! Ecco perché occorre creare uno stacco. Creare uno stacco significa curare molto l’ingresso nella preghiera.  Curare l’ingresso nella preghiera significa, magari, avere attenzioni banali: spegnere il telefono, la radio, la tv… Oppure avere attenzioni più personali: placare l’ansia, liberare la mente da qualche pensiero pesante… Oppure ancora mettersi alla presenza di Dio curando l’atteggiamento del corpo: mi metto in ginocchio, curo un angolo di preghiera nella mia abitazione… in questo senso trova spazio una pratica molto antica e sempre attuale: la visita. Sarebbe bello entrare in una chiesa, magari mentre passiamo per andare al lavoro, per portare i figli a scuola… mettersi davanti al tabernacolo qualche istante, in ginocchio… curare il silenzio esteriore per curare quello interiore… piccole attenzioni che dicono molto del nostro modo di pregare.

Compito a casa

Vedete voi se riprendere questi spunti in forma di esame di coscienza. Io ho dato questo titolo: “compito a casa” perché se siamo ad una scuola, occorre anche avere dei compiti a casa! Piccole indicazioni per curare la preghiera dei prossimi giorni. Da qui al prossimo incontro:

  • Curo il modo di entrare in preghiera
  • Curo il silenzio
  • Purifico la mente
  • Scelgo un tempo e un luogo che mi aiutano a concentrarmi
  • Chiudo la porta del cuore per vivere una relazione con Dio, non per mettere un’attività in più nei miei giorni
  • Cerco un tempo di preghiera nella mia giornata a cui rimanere fedele. Costi quel che costi!

Sulla necessità di pregare sempre

Lc 18, 1-8

Partiamo per un secondo insegnamento di questa prima “lezione”. La necessità di pregare sempre.

Il contesto

Il contesto di questo secondo insegnamento che ho scelto è molto diverso dal primo. Siamo molto in là nel ministero di Gesù. Gesù sta salendo a Gerusalemme per l’ultima Pasqua. Sta parlando in parabole. Ha appena terminato le parabole sulla misericordia, ha ampliato il discorso in parabole, ha appena parlato della venuta del figlio dell’uomo. Così, con una piccola parabola, provoca ulteriormente.

L’insegnamento

L’insegnamento è quello contenuto nella domanda finale: “il figlio dell’uomo, quando verrà, troverà ancora la fede sulla terra?”. Questa citazione, come il libro di Giona, termina con una domanda che rimane aperta. Il Signore non risponde, come il libro di Giona, che contiene tra l’altro una bellissima preghiera che vi invito a leggere, non risponde. Lascia aperta la questione. Ci saranno tra noi persone che desiderano subito rispondere alla domanda. Qualcuno sarà pronto a sottolineare la nequizia dei tempi e, quindi, a dire che no, il Signore non troverà più la fede, perché si sono persi i valori, perché ciascuno pensa a sé, perché nessuno pensa più a Dio… Così come ci saranno sempre gli ottimisti: qualcuno che avrà fede ci sarà sempre, qualcuno che prega lo si troverà ancora, guarda quanta gente di buona volontà c’è nel mondo…

Ma il Signore non ci chiede di rispondere! L’unica risposta giusta avrebbe potuto darla Lui! Invece il Signore ci chiede di riflettere sulla parabola, che mette al centro di tutto l’atteggiamento insistente della povera vecchia che chiede giustizia. Si sa che a quel tempo la giustizia non era amministrata così equamente. Una donna non aveva tanti diritti da far valere. Meno che meno se era povera e vedova. Eppure questa donna trova il modo di farsi ascoltare dal giudice: lo importuna! Capisce che, prima o poi, sarà preso per sfinimento! E ottiene! Così, dice Gesù, è la preghiera. L’insegnamento del Signore ci sta dicendo che non occorre pensare di pregare bene. Non serve pensare a quali vette spirituali assurgere. Occorre pregare sempre! Ecco cosa ci dice il Signore. Senza stancarsi! Noi avvertiamo subito che non è quello che facciamo. Noi ci stanchiamo ancor prima di pregare, oltre che nel pregare. Credo che a tutti sia capitato di dire: oggi sono proprio stanco! Dovrei pregare, ma lo farò domani! Oppure credo sia capitato a tutti di dire: oggi dico un Pater, un’Ave e basta, perché sono troppo stanco! Quella preghiera, anche minima, fatta con distrazione, ha il suo valore. Ma la preghiera dovrebbe essere fatta sempre! Ecco perché vi rimando al primo esercizio, quello cioè di trovare un tempo da difendere, da custodire, a cui mantenere la fedeltà. Notate che la parabola ha anche un secondo insegnamento: Dio ascolta la preghiera insistente, come il giudice. È l’esatto contrario di tutte le volte in cui diciamo: il Signore sa di che cosa ho bisogno! Se vuole me lo concederà! No, è proprio il contrario. La supplica insistente ha il suo valore! Non tanto perché deve convincere Dio, il quale sa bene di cosa hanno bisogno i suoi figli prima ancora che essi glielo chiedano. Piuttosto perché educa noi alla povertà, la povertà del mendicante. La povertà di chi non può fare tutto da sé e, quindi, non monta in superbia, non cresce nell’orgoglio. La povertà di chi attende, la povertà di chi entra in una relazione particolare, quella con Dio, e chiede a Dio le cose di cui ha bisogno! Dio ascolta chi vive questa relazione. Dio ascolta chi prega da povero. Dio ascolta la voce di chi supplica perché crede. Molte edicole dei nostri paesi, molti luoghi di preghiera, sono nati proprio per questo, grazie all’insistenza di alcuni oranti del passato.

Compito a casa

Vi lascio allora un secondo compito a casa. Da qui al prossimo mese cercate di vivere una preghiera insistente. Cercate di chiedere al Signore la cosa che più vi sta a cuore, per voi, per un vostro caro, per un vivo, per un morto, e imparate a chiederla più spesso che potete. Chiedendo magari l’intercessione di Maria o di qualche santo a cui siete devoti.

Insieme ad un secondo compito che è conseguenza del primo che vi ho lasciato. Rimanete fedeli al momento di preghiera che vi siete scelti. Se avete scelto di pregare al mattino, non spostate quel momento. Se avete scelto di venire a Messa una volta alla settimana, rimanete fedeli a quella scelta. Se avete promesso di iniziare questa scuola di preghiera con la confessione, fatelo! Insomma, siate insistenti e fedeli nel poco.

Un ultimo consiglio: non promettete mari e monti, promesse che poi non manterrete! Promettete un piccolo segno per iniziare. Il mantenere questo piccolo segno già vi aiuterà.

Pregare con i salmi

Infine, come ad ogni appuntamento, cerchiamo di pregare con un salmo. Vi consiglio, in questa prima serata, di pregare con il salmo 27.

Il Signore è mia luce e mia salvezza:
di chi avrò timore?
Il Signore è difesa della mia vita:
di chi avrò paura?

2 Quando mi assalgono i malvagi
per divorarmi la carne,
sono essi, avversari e nemici,
a inciampare e cadere.

3 Se contro di me si accampa un esercito,
il mio cuore non teme;
se contro di me si scatena una guerra,
anche allora ho fiducia.

4 Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per contemplare la bellezza del Signore
e ammirare il suo santuario.

5 Nella sua dimora mi offre riparo
nel giorno della sventura.
Mi nasconde nel segreto della sua tenda,
sopra una roccia mi innalza.

6 E ora rialzo la testa
sui nemici che mi circondano.
Immolerò nella sua tenda sacrifici di vittoria,
inni di gioia canterò al Signore.

7 Ascolta, Signore, la mia voce.
Io grido: abbi pietà di me, rispondimi!

8 Il mio cuore ripete il tuo invito:
«Cercate il mio volto!».
Il tuo volto, Signore, io cerco.

9 Non nascondermi il tuo volto,
non respingere con ira il tuo servo.
Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi,
non abbandonarmi, Dio della mia salvezza.

10 Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato,
ma il Signore mi ha raccolto.

11 Mostrami, Signore, la tua via,
guidami sul retto cammino,
perché mi tendono insidie.

12 Non gettarmi in preda ai miei avversari.
Contro di me si sono alzàti falsi testimoni
che soffiano violenza.

13 Sono certo di contemplare la bontà del Signore
nella terra dei viventi.

14 Spera nel Signore, sii forte,
si rinsaldi il tuo cuore e spera nel Signore.

Sostate sull’espressione: cercare il volto di Dio. È quello che possiamo fare nella preghiera, adesso davanti al Santissimo e, poi, in ogni preghiera quotidiana.