8° Incontro – Lo Spirito Prega In Noi2023-02-10T21:28:49+01:00

Project Description

Lo Spirito prega in noi

 

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Introduzione  

In questa quarta serata di preghiera di fronte al Sacramento, dopo aver ascoltato l’insegnamento del Signore nella cena e di fronte alla morte, ci domandiamo come prega il credente? Come il credente può rivolgersi a Dio? questa serata vuole anche essere in continuità con gli esercizi spirituali che abbiamo fatto ad inizio anno pastorale, con l’esegesi e la preghiera sul Padre nostro. Ci avvaliamo di due testi di San Paolo, Gal 4, 6-7 e Rm 8, 14-17. Come sempre facciamo un esercizio di preghiera preliminare.

Esercizio iniziale

  • Come hai vissuto queste giornate?
  • Come prego la preghiera del padre nostro?
  • Vivo altre forme di espressione della mia preghiera che sono simili alla preghiera del Signore?
  • Quando sento vivo il peso della preghiera, come mi comporto? Cosa faccio?

Credo che queste domande ci facciano bene e ci aiutino ad entrare nel cuore di questa terza serata di preghiera silenziosa davanti al Sacramento.

lo spirito prega in noi e per noi

rm 8, 14-17

Il contesto

Siamo nel contesto della lettera ai Romani che è l’opera più matura di Paolo. Siamo ormai alla metà della lettera, quindi nel suo cuore. Paolo ha affrontato, negli ultimi capitoli, i temi che più gli stanno a cuore e cioè il confronto con il mondo giudaico, la fede in Cristo unico salvatore, la presenza di Cristo nella vita del peccatore che anela alla redenzione. Ora siamo nel cuore di questo capitolo nel quale Paolo intende insegnare che Dio non abbandona mai nessuno. La presenza di Cristo è misteriosamente presente nel cuore di ogni uomo e guida tutti alla salvezza. A maggior ragione Cristo è presente nel cuore del battezzato che continua a richiamare alla bellezza, alla verità, alla profondità dell’alleanza con Dio, alleanza che deve essere continuamente rinnovata. Ecco perché continuamente si celebra il memoriale della nuova ed eterna alleanza, e cioè l’Eucarestia. Il continuo rinnovarsi dell’alleanza produce, come effetto, il progressivo avvicinamento di ogni cuore a Dio in Cristo Gesù. Cosa insegna San Paolo in questo brano?

L’insegnamento

Eccoci al cuore di questo brano.

Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio!”. È lo Spirito Santo che prega nel cuore dell’uomo e lo avvicina a Dio. La grande intuizione di Paolo è questa: non è la buona volontà dell’uomo ad essere meritoria di fronte a Dio, piuttosto è il cuore dell’uomo che, accogliendo sempre la presenza del Signore, trova nello Spirito Santo la forza per un cammino di fede che lo conduca a Dio.

Voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per rimanere nella paura, ma uno Spirito di figli adottivi”. Ecco l’altro cuore del discorso, l’altra verità. Noi non abbiamo ricevuto uno spirito di paura, i figli di Dio sono uomini che non hanno paura di Dio! sono figli amati! Di che cosa dovrebbero avere paura! È con questo Spirito di figli che gli uomini pregano. Dio, nella prima alleanza, era temuto perché in grado di fare cose terribili. Come in ogni religione, anche l’ebraismo ha espresso la paura di Dio, soprattutto la paura del suo giudizio e del suo castigo. I cristiani si accostano a Dio, invece, non per paura, ma con lo spirito di figli adottivi che sanno di accostarsi ad un padre buono. Ecco la fiducia, ecco la grande speranza, ecco la forza che viene impressa ad ogni preghiera del cristiano. È con questo spirito di figli che noi ci sentiamo radunati anche questa sera, come in ogni altra preghiera e, soprattutto, in ogni celebrazione eucaristica.

Lo Spirito attesta al nostro spirito che siamo figli di Dio! e se siamo figli siamo anche eredi. Eredi di Dio, coeredi di Cristo se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria”. San Paolo è particolarmente convinto anche di questa verità. Se noi vogliamo partecipare alla gloria di Dio, quella gloria di cui l’Eucarestia è anticipo, o richiamo, o rimando – possiamo esprimerci in vari modi – allora hanno un senso anche le sofferenze della nostra vita. Quando noi veniamo davanti all’altare per adorare, come in questa serata, o per celebrare la Messa, come facciamo in altri momenti della nostra vita di fede, tutti siamo invitati a mettere le nostre sofferenze in comunione con quelle di Cristo che si offre per noi sull’altare. È in questa offerta che noi santifichiamo la nostra vita. È in questa offerta che noi viviamo in comunione con Cristo nella storia, per essere coeredi con lui nella gloria. Pregare con lo Spirito di figli, insomma, altro non è che offrire a Dio le cose della nostra vita per ottenere quello Spirito di Dio che attesta al nostro spirito che siamo davvero figli amati, eletti, cercati, mai abbandonati.

Siamo certamente di fronte ad uno dei cuori della lettera che questa sera possiamo fare nostro e rileggere, rimeditare nel silenzio.

Gal 4, 4-7

Il contesto

Siamo nel contesto della lettera ai Galati, quindi in tutt’altro momento del ministero di San Paolo e mentre egli scrive alle comunità della Galazia, quindi ad un destinatario completamente diverso rispetto ai Romani. Cronologicamente viene prima questo brano dei Galati rispetto a quello di Romani. Siamo all’inizio della lettera, nella parte in cui San Paolo, profondo conoscitore della legge ebraica, sta difendendo la “legge di Mosè” per il suo valore, ma introduce anche non solo l’idea del superamento della legge antica da quella di Cristo, ma anche il valore indiscutibilmente superiore della seconda, nella quale Cristo si offre per tutti, una volta sola, in sacrificio perenne e gradito al Padre.

L’insegnamento

Eccoci al cuore di questo secondo brano.

Quando venne la pienezza del tempo”. San Paolo ci sta dicendo che le cose avvengono per gradi. È giusto che ci sia stato un tempo in cui gli uomini, indagando il mistero di Dio, si sono mossi con le loro forze e con il loro modo di pensare. Avendo, come abbiamo detto, un certo timore di Dio nel senso di una certa paura della sua rivelazione. Tutto è servito per avvicinarsi a quella pienezza del tempo che è il tempo di Cristo, il tempo della sua rivelazione, il tempo del suo apparire tra gli uomini.

Dio mandò suo figlio, nato da donna, nato sotto la legge per riscattare coloro che erano sotto la legge”. San Paolo mette al centro della riflessione il mistero dell’incarnazione. È il vero corpo di Cristo, quello preso dalla vergine, il corpo che poi patisce, risorge e muore. È così che Cristo riscatta coloro che erano sotto la legge, cioè coloro che si sforzavano di mettere in pratica tutti gli insegnamenti di Mosè che erano il modo per giungere a Dio rivelato nella prima alleanza. Modo buono, ma insufficiente a produrre la salvezza. La salvezza viene solo da Cristo che nasce, patisce, muore e risorge per noi. È questo il cuore dell’alleanza che noi celebriamo.

Dio ha mandato il suo Spirito nei nostri cuori che grida Abbà, Padre!”. San Paolo ci insegna che non solo Dio ci rende figli adottivi, ma è il continuo chiamare il nome di Padre nella nostra vita che produce quella figliolanza che è il cuore dell’alleanza. In questo senso queste giornate eucaristiche richiamano da vicino il corso di esercizi spirituali che abbiamo fatto all’inizio dell’anno pastorale. Noi ogni volta che invochiamo il nome del Padre diventiamo un po’ più figli. Ogni volta che invochiamo il suo nome lasciamo che il suo spirito agisca in noi per la nostra salvezza. Ogni volta che ci mettiamo in serio atteggiamento di preghiera, e massimamente nella preghiera dinnanzi al Sacramento, noi rinnoviamo la sua presenza e il suo essere tra noi. Rinnovando questa presenza il nostro cuore muta, cambia, migliora. È l’effetto della preghiera dentro di noi.

Così San Paolo ci spiega che la preghiera del cristiano non è mai il proiettare su Dio le attese, le speranze o anche i problemi che, come uomini, abbiamo e condividiamo con tutti gli altri esseri umani. Questa è una concezione molto elementare e superata della preghiera e del modo di essere credenti. Per il cristiano è vero il contrario. Quando il cristiano prega si lascia invadere dallo Spirito di Dio. È lo Spirito di Dio che, rendendo presente in noi l’azione di Cristo ci rivela chi è il Padre. In questo modo egli ci insegna anche che cosa sia la vera paternità di Dio e, per questo, trova poi senso la preghiera dell’uomo che affida a Dio le sue lodi, ma anche le sue richieste, i suoi problemi, la sua intercessione. “Cristo ci rivela che il Padre è amore. Noi, con la preghiera, entriamo in questo circuito di amore, amore di Dio che purifica i cuori e i desideri, i nostri atteggiamenti segnati dalla chiusura, dall’egoismo. È il Cristo che rinnova ciascuno di noi”. Sono parole di Benedetto XVI che ci aiutano a vivere ancor meglio questa serata di attenzione, silenzio, adorazione, preghiera, contemplazione dinanzi al Sacramento.

Conclusione

A conclusione di questa terza serata, credo che tutti possiamo immergerci nella preghiera silenziosa dinnanzi al Sacramento non solo convinti ma anche gustando il fatto che:

  1. Noi non siamo mai soli a pregare. Quando ci disponiamo ad entrare nella stanza interiore, quando chiudiamo la porta del cuore e cerchiamo il silenzio di adorazione, di presenza di Dio, di dialogo con Lui, lo Spirito Santo prega in noi e per noi. Questa deve essere la prima convinzione che ci accompagna.
  2. Lo Spirito Santo viene in aiuto alla nostra debolezza. Così quando non sappiamo come pregare, quando non sappiamo nemmeno bene come rivolgerci a Dio, è Lui, lo Spirito di Dio, che suggerisce, guida, sprona, aiuta ciascuno di noi a vivere bene questo momento di preghiera interiore che è già dialogo con Dio.
  3. Non siamo soli quando preghiamo anche perché partecipiamo alla grande preghiera della Chiesa. Lo Spirito di Dio ha il compito di guidare la preghiera di tutti verso il Padre e di sostenere la preghiera di tutti. Così che, quando noi preghiamo, non solo non siamo mai soli, ma siamo in compagnia di tutti gli uomini che, sulla terra, si rinchiudono nel silenzio del loro cuore e pregano Dio. Non solo. Lo Spirito sostiene anche la Chiesa che prega. Anche noi, qui, adesso, siamo tutti sotto l’azione dello Spirito che prega per noi e che sostiene questa nostra comunità che è radunata per la preghiera di lode, di contemplazione davanti al Santissimo Sacramento. L’effetto di questa preghiera non è poi solo per noi, perché la preghiera benefica sempre tutti. Questa nostra presenza sotto la guida dello Spirito è luce per il mondo, sostegno di tutti coloro che credono, anche se non qui presenti, anche se non oranti con noi in senso stretto.
  4. Lo Spirito ci ricorda anche che noi siamo già figli di Dio ma questa identità deve essere conservata. Ecco il perché di una preghiera che si rinnova, ecco il perché di una preghiera che continua ogni giorno, incessantemente, a richiamarci. Non è solo questa preghiera solenne che ci serve. Questa preghiera deve essere rinnovata continuamente ogni giorno, nell’intimo del cuore, anche senza la solennità di questi giorni. Siamo qui, infatti, per un momento straordinario che, poi, deve lasciare spazio a momenti più ordinari, meno solenni, meno strutturati e, tuttavia non meno utili per attestare al nostro spirito che siamo figli ed eredi! Noi non siamo ancora nella pienezza di questa figliolanza. Pienezza che raggiungeremo solo quando saremo nella vita eterna, solo quando saremo anche noi presenti nella gloria di Dio Padre. Ecco il perché di questo “allenamento” che è necessario vivere, continuare, custodire. Se non fosse lo Spirito ad attirarci, noi non potremmo nemmeno pensare di raggiungere questa meta, che rimane per noi, con le nostre sole forze umane, irraggiungibile.

In questi giorni ci siamo lasciati attirare dall’Eucarestia, ci siamo lasciati istruire dalla preghiera di Gesù nella cena, nell’orto, e da San Paolo che ci ha ricordato che è lo Spirito a pregare in noi e per noi. Mentre viviamo questi ultimi momenti di adorazione, chiediamo al Signore la forza e la grazia di continuare a camminare secondo quello che lo Spirito ci suggerisce, così da attestare continuamente al nostro spirito il bisogno, l’esigenza di preghiera. Impariamo anche la necessità di essere chiesa, comunione, popolo in cammino. Solo così salveremo la nostra anima e saremo esempio per quella degli altri.