Project Description
La preghiera di Gesù nella Cena
Introduzione
Le giornate eucaristiche di quest’anno si svolgono in un contesto particolare: siamo nell’anno della preghiera e, per questo, assumono un tono del tutto singolare. In queste tre serate, dopo la serata di apertura con la S. Messa di ieri sera, vogliamo vivere una sosta orante sulla preghiera di Gesù. Questa sera ripenseremo alla cena del Signore, domani alla preghiera di Gesù di fronte alla morte. Sabato alla preghiera di Gesù nel sepolcro e verso la risurrezione. Sono tutti testi biblici che conosciamo molto bene, non solo dalla lettura che ne facciamo in occasione della Pasqua, ma anche perché questi brani biblici sono la trama delle preghiere eucaristiche che noi utilizziamo durante la S. Messa. Quelle preghiere, cioè, che permettono che il pane e il vino offerti all’offertorio sull’altare, diventino il corpo e il sangue di Gesù. Questo è propriamente il cuore della nostra fede. Cuore che non va senza domande:
Esercizio iniziale
- Come è possibile tutto ciò?
- Come il pane diventa il corpo di Cristo?
- Come il vino diventa il suo sangue?
- Come devo agire io di fronte alle specie eucaristiche?
- Come vivo il loro permanere in mezzo a noi?
Credo che queste domande ci facciano bene e ci aiutino ad entrare nel cuore di questa seconda serata di preghiera silenziosa davanti al Sacramento.
la preghiera di Gesù nella cena
Mt 26, 26,29; Lc 22, 14-20; 1 Cor 11, 23-25
Il contesto
Il contesto nel quale queste parole sono immerse è il contesto della cena pasquale ebraica. Una cena di ricordo solenne del tempo dell’Esodo, come tutti sappiamo. Gesù era nel cenacolo per questo motivo: voleva celebrare la sua Pasqua con i suoi discepoli. È propriamente in questo momento che è momento di ritrovo, momento di festa, momento di catechesi, momento di preghiera che Gesù compie i gesti che conosciamo bene sul pane e sul vino e pronuncia quelle parole che tutti sappiamo quasi a memoria perché si ripetono in ogni preghiera eucaristica, al di là di quella di essa il sacerdote celebrante decida di utilizzare. Cosa fa Gesù? Dove prende spunto Gesù? Cosa dicono i suoi gesti e le sue parole?
L’insegnamento
È il cuore dell’insegnamento di Cristo che ora meditiamo quasi parola per parola, ripercorrendo le due tracce della preghiera di Gesù, perché è duplice la preghiera di Cristo nel cenacolo.
“Ho desiderato ardentemente mangiare questa Pasqua con voi”. (Lc 22,15). Il primo aspetto da meditare è il desiderio del Signore. Egli “desidera ardentemente” mangiare la Pasqua con i suoi discepoli. Evidentemente non si tratta più della cena pasquale ebraica, che Gesù aveva mangiato molte volte con la sua famiglia e che per altre volte aveva vissuto con i suoi discepoli. Qui si tratta di qualcosa di nuovo. Il desiderio di Gesù è motivato anzitutto dal sapere che quella è l’ultima Pasqua che egli celebra con i suoi discepoli. Quella Pasqua ha già, quindi, di per sé un sapore diverso. Sarà unica, non più ripetibile in quella forma, l’ultima per tutti. Da qui il desiderio “ardente” di Gesù, il desiderio di fare qualcosa di nuovo per i suoi discepoli e per coloro che avrebbero creduto per mezzo loro, per coloro che sarebbero venuti dopo quella cena. È il primo aspetto della preghiera del Signore: il forte desiderio. Gesù insegna già che anche chi mangerà del suo pane e berrà del suo calice, anche il discepolo che ripeterà quel gesto nel suo nome e per avere la sua presenza dovrà vivere qualcosa di questo desiderio. La preghiera di Gesù nel cenacolo insegna che la preghiera di fronte all’Eucarestia – e, dunque, anche la preghiera che stiamo facendo – dovrebbero essere motivate da un desiderio grande di rimanere con il Signore.
Questo desiderio nasce da lontano. Nasce dai miracoli di moltiplicazione dei pani e dei pesci che Gesù ha vissuto per introdurre a questa cena. Nasce dalla predicazione del buon pastore. Nasce dalle predizioni della passione. Sono tutti testi biblici di riferimento che potrete rileggere voi, cercandoli nella vostra Bibbia, per alimentare la vostra preghiera. Il Signore in tutti questi testi ha detto con chiarezza che il suo compito era quello di perdere la vita per poi riprenderla di nuovo. Ora, nell’ultima cena, è il momento di vivere questo. Gesù lo sa. È questo il suo ardente desiderio. Ciò che ha preparato in tutto il suo ministero sta per giungere al suo massimo compimento.
“Prese il pane e rese grazie”. (Lc 22,17). Anche questa parola risuona facilmente nella nostra mente, perché la conosciamo tutti molto bene. Le preghiere di Gesù nel cenacolo sono due. La prima è questa: il rendimento di grazie, che è anche il primo aspetto dell’Eucarestia. Il rendimento di grazie era una preghiera molto comune in Israele. L’umo di fede ringrazia Dio per ogni cosa. Ci sono molti aspetti della preghiera del Signore che rimandano a questo atteggiamento di rendimento di grazie al Padre. Per dirne uno, l’esultanza del Signore: “ti rendo grazie, o Padre, perché hai rivelato queste cose ai piccoli…” (Mt 11, 25). Ma ci sono molti altri luoghi della preghiera del Signore dove Gesù “rende grazie”. Gesù insegna a lodare Dio per ogni cosa. In questo caso Gesù insegna a lodare Dio per quello che si riceve. Il pane è certamente frutto del lavoro dell’uomo, del contadino che semina, cura e miete, del mugnaio che macina, della massaia o del fornaio che impasta e cuoce. Ma prima di tutto questo, il grano è dono di Dio che così ha voluto nell’ordine della creazione, sia rispetto alle risorse della natura, sia rispetto al lavoro dell’uomo.
La preghiera del Signore insegna che, nella Messa, noi rendiamo grazie per quello che siamo per quello che abbiamo, per quello che riceviamo in dono gratuitamente e per quello che è il frutto del nostro lavoro, il frutto delle nostre mani. Ecco un altro aspetto della preghiera del Signore che invito a non trascurare.
“Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e pronunciata la benedizione lo diede a loro dicendo…”. (Mt 26, 26). Anche queste parole sono da noi conosciutissime, però, come vedete, colgono un altro aspetto della preghiera del Signore. Gesù non solo rende grazie, ma pronuncia sul pane e sul vino una benedizione. Questo gesto che ci viene trasmesso è molto più forte e molto più carico di significato. Non solo si rende grazie sul pane, ma si chiede a Dio che benedica questo pane per trasformarlo in qualcosa d’altro. Il pane dei giorni degli azzimi doveva ricordare la grande trasformazione dell’Esodo: dalla terra della schiavitù si passava alla terra della libertà; dal pane mangiato con il sudore della fronte lavorando per gli altri, si passava al pane dato per la libertà di un popolo. Qui c’è molto di più. Gesù chiede al Padre di identificare sé stesso, il suo corpo con quel pane. Così come, poco dopo, farà con il calice.
“Prese il calice e dopo aver reso grazie lo diede loro dicendo: prendete e bevetene tutti perché questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati””. (Lc 22,28). Anche queste parole ci sono molto note. Vedete che Gesù continua le due preghiere insieme. Rende grazie per il vino, il frutto della vita e del lavoro dell’uomo, come per il pane. Le due cose insieme, indistinguibili, indisgiungibili. Rese nuove dalla benedizione del Signore che fa di quel vino, che era il vino nuovo, quello da bere nella terra dei padri, nella terra della promessa, il sangue di Cristo. Non più il solo ricordo della pasqua ebraica, non più il solo ricordo di quello che Dio aveva fatto nei tempi antichi, ma la richiesta di qualcosa di nuovo, la richiesta di una perfetta identificazione di ciò che avverrà con quel vino.
“per tutti/per molti””. Matteo ci dice che questo sangue è versato per molti. Il pane dato e il sangue versato, sono per tutti o per molti? Riguardano solo alcuni o ha un valore universale? La risposta più bella è quella che papa Benedetto ha dato nel suo libro su Gesù Cristo proprio facendoci ripensare al gesto eucaristico e alle parole del Signore. ’Eucarestia ha un valore universale certamente. È per tutti. Ma per fare in modo che il suo valore arrivi a noi, occorre il desiderio di viverla, occorre il desiderio di farla entrare nel nostro cuore. Coloro che faranno questo, sono molti, ma non più tutti. Il gesto di Cristo è universale e per tutti, ma gli uomini che si avvicineranno con fede a questo gesto, riconoscendo in esso la presenza del Signore, benché siano molti, non sono tutti.
Così il Signore insegna che il suo sangue dell’alleanza è il vino che, nella Messa, è il suo sangue. Questo sangue è dato per tutti. Molti sono coloro che lo accoglieranno come tale, celebrando in esso l’alleanza con il Signore.
In sintesi, possiamo anche dire che: la lode a Dio, il ringraziamento e la benedizione sono le due preghiere del Signore nell’ultima cena. Queste due preghiere si fondono insieme e diventano un’unica preghiera che noi chiamiamo preghiera eucaristica. Il sacerdote che, nella celebrazione, ripete i gesti e le parole di Gesù chiede sul pane e sul vino presentati nella celebrazione la benedizione di Dio perché essi, elementi della terra e del lavoro dell’uomo, cessino la loro sostanza e diventino la sostanza del corpo e del sangue del Signore.
Sacramentum charitatis. Sempre Papa Benedetto ci ha insegnato, in moltissime occasioni, a cogliere il valore del “sacramentum Charitatis”, ovvero il valore della presenza del Signore nelle specie eucaristiche.
Valore di presenza. Anzitutto il primo valore che ricordiamo e che celebriamo è il valore della presenza. Gesù rimane presente nelle specie consacrate, rimane accanto all’uomo per essere adorato. È il senso proprio di questa preghiera, delle serate che facciamo insieme, di queste giornate eucaristiche. È il cuore della presenza nel tabernacolo, che molto spesso trascuriamo o non veneriamo con la sufficiente cura. Il Signore è sempre qui, in ogni chiesa, che ci attende. La sua presenza nel tabernacolo è e rimane presenza di amore, luogo proprio dell’ascolto. Noi possiamo parlare con il Signore ogni volta che veniamo in Chiesa. In ogni momento che desideriamo, il Signore è qui, pronto ad ascoltarci, pronto a ricevere la nostra lode, il nostro ringraziamento, la nostra intercessione. La presenza eucaristica dice esattamente questo.
Valore del nutrimento. La transustanziazione, ovvero questa preghiera che fa del pane e del vino il corpo e il sangue di Cristo dato per tutti perché si giunga alla salvezza eterna, è anche nutrimento. È il gesto proprio della comunione. Quando noi lasciamo che il corpo del Signore entri in noi, avviene esattamente il contrario di quello che avviene con ogni altro cibo. Mente il cibo è trasformato in energia perché noi tutti possiamo vivere, l’Eucarestia trasforma noi, l’anima che riceve il corpo del Signore si trasforma nel suo stesso sacramento. Come il Corpo di Cristo è sacramento di carità, così anche il nostro corpo, sostenuto dall’Eucarestia e partecipando della sua forza misteriosa, diventa capace di donazione, vicinanza, servizio, impegno. La forza dell’Eucarestia è capace di trasformare le nostre vite e di renderle quello che non sarebbe nemmeno pensabile che siano. È la forza propria del sacramento della presenza del Signore che trasforma il cuore di chi lo riceve in sé stesso.
Valore di compagnia. Vorrei che non trascurassimo poi il terzo valore del Sacramento. Il Corpo di Cristo non è solo cibo o presenza reale, ma anche accompagnamento. È per questo che tutti ci sentiamo sostenuti da esso, specie nei momenti difficili o disperati della vita. Il Sacramento sostiene la malattia, la povertà, la disperazione, qualsiasi difficoltà dell’esistenza. Così come accompagna i momenti di gioia, i momenti belli, i momenti di esultanza. L’Eucarestia accompagna tutti i momenti della vita degli uomini. Partecipando all’Eucarestia noi partecipiamo direttamente alla preghiera dell’Agnello e otteniamo forza per tutti i giorni della nostra vita, sia per quelli più sereni che per quelli più bui. La preghiera davanti all’Eucarestia e la Santa Comunione sono il sostegno del pellegrino, il pane dei poveri, la forza del convertito.
Noi di fronte alla preghiera eucaristica.
Come dovremmo stare noi di fronte alla preghiera eucaristica? Come dobbiamo pregare noi non solo questa sera ma generalmente di fronte all’Eucarestia?
Offrendo. Anche noi quando veniamo a Messa o quando preghiamo davanti all’Eucarestia, dobbiamo offrire quello che siamo. Offriamo la nostra vita, con le sue ricchezze e le sue difficoltà con quello che sappiamo fare e con i limiti dell’esistenza, con quello che ci arricchisce e con quello che, al contrario, ci rende più poveri. Offriamo noi stessi e facciamolo con sincerità. Mettendo di fronte a Dio anche tutto il nostro peccato. È li che sperimentiamo quel valore di pane del cammino, di pane del pellegrino che deve accompagnare la nostra esistenza.
Lodando. Anche noi tutti siamo chiamati a lodare il Signore per quello che avviene in noi. Lodiamo il Signore per la sua bontà, lodiamo il Signore per quello che di buono vediamo nel mondo. Lodiamo il Signore per quello che avviene in noi, lodiamo il Signore per tutto quello che ristora la vita. Lodiamo il Signore perché c’è. Ci sono diversi modi di lodare Dio, lasciamoci coinvolgere da essi, per essere pronti a dire la benedizione di Dio per le cose della vita.
Intercedendo. Anche questo è possibile. Davanti a Cristo realmente presente nel pane e nel vino consacrati, chiediamo. Chiediamo per noi e, allora, sarà preghiera di richiesta. Chiediamo per gli altri, e, allora, sarà preghiera di intercessione. Rimettiamoci davanti al Signore con quello che c’è nel cuore, parlando come si parla ad un amico, come faceva Mosè o Elia.
Sentendoci sostenuti. Infine, davanti all’Eucarestia, noi tutti ci dobbiamo sentire sostenuti. Sostenuti da Dio che, nel sacramento viene incontro alle nostre debolezze. Sostenuti per le miserie della vita. Sostenuti per la disperazione che ci può invadere.
Soprattutto, quando siamo dinnanzi all’Eucarestia, sentiamoci sostenuti dalla preghiera dell’Agnello. Noi non siamo mai soli a pregare. Lo Spirito di Dio è sempre pronto a pregare in noi. La partecipazione all’Eucarestia ci fa capire che noi partecipiamo alla preghiera di Cristo. Siamo inseriti nel suo proprio modo di pregare. Ecco perché, tra le diverse forme dell’eucarestia, la preghiera eucaristica è la più efficace, la più forte, la più bella.
Conclusione
Lasciamo ora il tempo di preghiera personale, per riprendere le cose che questo Vangelo ci ha detto e per parlare con il Signore come si parla ad un amico.