5° Incontro – Canone IV2022-03-29T14:39:58+02:00

Project Description

Canone IV

SCARICA IL TESTO

Ripresa

In questo quinto incontro, affrontiamo il tema teologico della Preghiera Eucaristica IV, unica nel suo genere e nella sua forma.

Il video di questo incontro non è disponibile

la preghiera eucaristica IV                                                                                                                

La vera particolarità della Preghiera Eucaristica IV è la teologia della creazione e della salvezza, insieme alla sua antropologia, che vedremo nella spiegazione del testo. La prima particolarità è però data dal prefazio. Questa Preghiera Eucaristica ha un prefazio proprio che, costituendo con essa un’unità indissolubile, non può mai essere sostituito con un altro. Questa Preghiera Eucaristica vuole essere, infatti, un unico inno di ringraziamento e di lode al Padre, creatore e redentore in Gesù Cristo per la potenza dello Spirito Santo. Di fatto è un’unica e grande professione di fede che il credente eleva a Dio. È come se il testo ci aiutasse a pregare dicendo che all’azione della creazione e della redenzione da parte di Dio e, soprattutto, di fronte all’annuncio dell’ “eu-angelion”, del Vangelo, della buona notizia, si può rispondere solo con l’ “eu-charistein”, con l’Eucarestia, con la preghiera di lode e di ringraziamento che da tutto il creato si eleva a Dio per i suoi benefici offrendo lo stesso sacrificio di Cristo, unica vera lode al Padre. Come si vede il testo offre spunti di riflessione e, soprattutto, di preghiera, davvero molto complessi ma ben articolati.

prefazio                                                                                                                                            

Il prefazio si apre subito con l’invocazione a Dio, chiamato “Padre Santo”. Questa formulazione è una ripresa diretta delle chiavi teologiche dell’Antico Testamento. La santità, la “qabod” è la dimensione di vita di Dio stesso, l’essenza del Dio trinitario, eppure questa santità è santità “partecipativa”. Come dice san Paolo nella sua lettera ai Filippesi, Dio non ritiene un “tesoro geloso” la sua santità, ma la partecipa. Anzitutto nella stessa Trinità di persone, per cui il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo partecipano della medesima essenza e, quindi, della medesima santità. Non solo. Come il prefazio ci aiuta fin da subito a pregare, “Dio effonde il suo amore su tutte le creature”. L’amore di Dio non rimane confinato in se stesso, non rimane dentro i confini della Trinità, se di confini si può parlare. Tutto l’amore di Dio si riversa all’esterno, e cioè nell’opera della creazione. La creazione tutta viene allietata dallo “splendore della luce di Dio”, autore di ogni bene e di ogni perfezione. Il prefazio aiuta, poi, il credente a capire che tutta la creazione riflette questo splendore di Dio, sia la creazione visibile, quella di cui anche noi facciamo parte, sia la creazione invisibile, ovvero quella angelica. Riprendendo la tradizione profetica, presente, per la verità, in molti altri prefazi, questo testo introduce al canto del Santo, ricordando che questo è il vero canto degli angeli di fronte alla immensa Trinità di Dio.

Il canto del Santo, preghiera ancora una volta rivolta al Padre, si inquadra perfettamente nel contesto che è tutto una preghiera rivolta al Padre. Come abbiamo già avuto modo di dire, la prima parte del Santo è ciò che i profeti (Isaia, Ezechiele…) e poi anche l’Apocalisse mettono sulla bocca degli angeli più vicini a Dio, i cherubini e serafini. La seconda parte è cristologica e riprende le parole del Vangelo nell’ingresso messianico di Gesù a Gerusalemme. È con queste parole che la liturgia ci introduce nella lode di Dio e nell’accoglienza di Cristo, presente veramente nel pane e nel vino consacrati.

Si conclude quindi la prima parte di questa Preghiera Eucaristica e si entra, con il post Sanctus, in quella che è la vera e propria particolarità di questo testo eucologico.

anamnesi                                                                                                                                          

Il vero capolavoro di questa Preghiera Eucaristica è quella che potremmo definire l’anamnesi per la salvezza. Ripercorriamone i tratti essenziali.

  1. L’eucologia della Preghiera Eucaristica IV ribadisce che il compito dell’uomo che sta davanti a Dio è quello della lode e del ringraziamento. L’uomo si mette davanti a Dio con l’atteggiamento del credente che ringrazia per i “mirabilia Dei”, cioè per tutte le meraviglie di Dio che egli vede riflesse nella creazione.
  2. Subito si introduce il tema che porterà a scoprire la vera antropologia teologica della preghiera, ovvero l’essenza, la verità dell’uomo secondo la fede. L’uomo è chiamato subito “apice del creato”. Se è dunque vero che tutta la creazione parla di Dio, se è vero che tutto, nella creazione, è opera di Dio e riflesso del suo splendore, è altrettanto vero che l’apice di questa creazione è l’uomo, pensato da Dio come “immagine”.
  3. In questa espressione, “immagine”, tutti riconosciamo subito la citazione della Genesi. Dunque, l’uomo è “immagine e somiglianza di Dio”, come tutti sappiamo bene. Questa affermazione, o meglio il suo richiamo, servono alla Preghiera Eucaristica IV per introdurre l’altro grande tema che vedremo, quello della redenzione.
  4. L’uomo, immagine di Dio e apice della creazione, è colui che riceve il creato come dono. Propriamente il creato è affidato alle “sue mani operose”. Si riconosce, quindi, che l’uomo ha un compito ben preciso nella creazione, ovvero quello di collaborare con l’operosità delle sue mani a rendere ancora più splendida la creazione stessa, rispettando il disegno di Dio.
  5. L’anamnesi passa poi subito ad un altro tema: il tema del peccato. “E quando l’uomo, per la sua disobbedienza, perse la tua amicizia…”. È qui che brilla l’antropologia teologica dell’anafora. L’uomo, vera immagine e somiglianza di Dio, non può cancellare il suo essere tale. Il peccato porta, per così dire, a confondere questa immagine, ma non può toglierla. Il peccato, in questa visione teologica, è, più che altro, l’allontanamento da Dio, l’offuscamento di un’immagine impressa nella coscienza, il che configura l’opera della redenzione, come vedremo, come riavvicinamento, ricostruzione dell’immagine, presa di coscienza, con una nuova consapevolezza, della propria identità e della propria natura.
  6. Di qui la teologia della redenzione, intesa come un “andare incontro” da parte di Dio all’uomo. Infatti, accanto al titolo di “Figlio”, subito viene accostato quello di “Salvatore”. Ecco perché il testo della Preghiera Eucaristica subito ricorda il mistero dell’incarnazione per opera dello Spirito Santo e la gloriosa nascita dalla Vergine Maria, e il mistero della “condivisione” della vita, in tutti i suoi aspetti, “tranne che nel peccato”. Questa condivisione è in vista dell’annuncio del Vangelo, che viene esplicitamente ricordato come annuncio della buona notizia ai poveri e agli umili, a coloro che aspettavano, per dirla con i termini evangelici, “il conforto di Israele”. Annuncio che viene ripreso dalla citazione di Isaia che Gesù stesso fa nella Sinagoga di Cafarnao: il Messia è venuto per annunciare “il Vangelo di salvezza, la libertà ai prigionieri, agli afflitti la gioia”. Il testo contiene poi una citazione della lettera di San Paolo ai Romani, al capitolo 6, quando si afferma la volontaria consegna di Cristo alla morte, perché, nella risurrezione, egli sconfiggesse la morte e riaprisse la via al Padre per tutti gli uomini.
  7. Da questa teologia discende anche il compito dell’uomo. La citazione biblica, in questo caso, è di 2 Cor. 5, 15: “e perché non vivessimo più per noi stessi…”. Il credente sa che la sua vita, dopo il mistero dell’incarnazione e della redenzione di Cristo, deve essere tutta un tendere a Lui. “Non sono più io che vivo, ma Cristo che vive in me”, dice San Paolo. La medesima trasformazione di grazia è operata nel credente che riceve devotamente l’Eucarestia che ci accingiamo a celebrare e a ricevere. È nel pane santo della salvezza e nel calice per la vita eterna che l’uomo, redento dal peccato, continuamente trasforma se stesso e diventa sempre più immagine di Cristo, venuto per la nostra salvezza. Come si vede il contenuto teologico è molto denso e pregnante. È così che, con questa mirabile sintesi, la Preghiera Eucaristica ci ripropone i dati fondamentali dell’antropologia teologica della Chiesa cattolica. L’azione di amore del Padre si compie nel Figlio che viene a redimere l’uomo e che, per la potenza dello Spirito Santo, crea nel cuore degli uomini che si aprono alla sua azione di grazia quell’immagine originaria che il peccato non può mai cancellare ma, al massimo, offuscare.

Con queste parole si conclude la grande anamnesi per la salvezza e ci si introduce alla prima epiclesi.

epiclesi                                                                                                                                              

Non ci soffermiamo molto su questa parte, dal momento che le indicazioni e la teologia che abbiamo già presentato negli scorsi incontri credo siano sufficienti per comprenderne il significato. La medesima cosa vale per il racconto dell’istituzione che, al di là delle modifiche stilistiche proprie di questo Canone, sottintende il medesimo argomento teologico già trattato in precedenza.

unde et nos                                                                                                                                       

Più interessante la sottolineatura e il riferimento completo al mistero pasquale di Cristo: “In questo memoriale della nostra redenzione celebriamo, o Padre, la morte di Cristo, la sua discesa agli inferi, proclamiamo la sua risurrezione e ascensione al cielo e, in attesa della sua venuta nella gloria, ti offriamo il suo Corpo e il suo Sangue, sacrificio a te gradito per la salvezza del mondo”. Come si vede è un riferimento completo a tutto il mistero pasquale compresa la discesa agli inferi che professiamo nel Credo degli apostoli, e un riferimento anche al ritorno glorioso di Cristo. Ovviamente questo ultimo particolare si inserisce nella linea teologica e antropologica che abbiamo già delineato prima. L’uomo, immagine di Dio, redento dal sangue di Cristo, attende la beata speranza dell’incontro con Lui. Questo rimando escatologico conclude tutti i richiami teologici della Preghiera Eucaristica. L’Eucarestia ci è qui presentata come pegno di vita eterna. Il credente continua a celebrare l’Eucarestia nell’attesa della venuta del Signore perché, da questo Sacramento, ottiene forza e sostegno per il proprio cammino.

la trasformazione del credente e l’unità della chiesa                                                                        

Altra particolarità di questa Preghiera Eucaristica è la richiesta di unità che, proprio dal sacrificio di Cristo, discende sull’assemblea dei fedeli. Poiché insieme si celebra il sacrificio che è unico per tutti, unico in tutta la Chiesa, il dono che si ottiene da questa celebrazione è quello di essere trasformati in unità. Unico è il mistero di Dio, unica la redenzione operata da Cristo, unica è la Chiesa alla quale questo sacrificio viene offerto come dono, come memoriale, come perenne attualizzazione della Croce; chi si ciba di questo pane di vita, chi celebra devotamente questo Sacramento, ottiene il medesimo dono: essere costituito in unità.

L’unità della Chiesa è sottolineata anche dalle intercessioni che seguono. Il ricordo non è solo per il Papa, garanzia di questa unità, ma è anche per il Vescovo diocesano in unione con tutti i Vescovi del mondo. Il riferimento al collegio episcopale ricorda la verità teologica che noi professiamo. Sebbene ogni Vescovo sia punto di riferimento per la propria diocesi, sebbene il suo magistero dia luce ai fedeli, un Vescovo non è mai solo nell’esercizio della propria autorità, ma è unito a tutti gli altri Vescovi del mondo nel collegio episcopale. Anche il Papa, in quanto Vescovo di Roma, partecipa a questa unità del collegio dei Vescovi, nel quale egli è garanzia di unità e riferimento primaziale. Il Papa, che è Vescovo come gli altri Vescovi, in quanto successore particolare dell’apostolo Pietro è colui che ha la “sollecitudine per tutte le Chiese” e vive perché l’unità della Chiesa possa brillare come faro per tutta la cattolicità. La Preghiera Eucaristica IV è l’unica così esplicita su questo punto.

Notiamo poi anche che, accanto al collegio episcopale viene espressamente ricordato il clero, ovvero coloro che sono percepiti come “gli aiutanti” del Vescovo, coloro che condividono la responsabilità di pascere il gregge di Cristo. L’unione tra Vescovo e clero, che è segno dell’unione stessa nella Chiesa, è ciò che garantisce al singolo credente di partecipare alla comunione universale che in ogni celebrazione eucaristica si compie.

Questo riferimento “gerarchico” non è in contrapposizione ai laici. I fedeli laici vengono subito menzionati, sia nella loro componente generale, sia nella componente presente alla celebrazione che si sta compiendo. La grazia dell’Eucarestia e il richiamo all’unità valgono, certamente, per i presenti, come è facile intuire e capire. Non solo per loro. La grazia di Cristo travalica il Sacramento stesso e viene donata a tutti. Tutti, infatti, possono essere partecipi della grazia che proviene da esso, anche se inconsapevolmente. Il credente ha consapevolezza di ciò che accade in ogni celebrazione eucaristica, il non credente o il non praticante non avranno questa consapevolezza, ma, non per questo, sono esclusi dalla grazia di Dio che opera in tutti ciò che vuole.

È interessante notare anche la definizione: “e in tutti quelli che ti cercano con cuore sincero”. Esattamente come viene espresso nella dottrina conciliare, ci possono essere uomini e donne di buona volontà che non conoscono il mistero del Dio Trinitario, che non conoscono la beata redenzione operata da Cristo, ma che, poiché sono retti di cuore, non sono lontani da Dio. Brilla in questa espressione tutto l’insegnamento di Cristo nel Vangelo, insegnamento che mostra come tutti gli uomini di buona volontà possono cercare Dio, sebbene su diverse vie. Alcune sono più diritte, altre più tortuose, ma rimane innegabile il fatto che molto uomini cerchino Dio partendo da sentieri diversi da quelli ecclesiali. Anche a costoro è data la grazia della purezza di cuore per giungere alla meta della loro ricerca.

Ultima intercessione, come abbiamo però già visto anche nelle altre Preghiere Eucaristiche, è quella per i defunti, che vengono esplicitamente ricordati nella Preghiera Eucaristica come già presenti nel mistero di Dio. In attesa di ricongiungerci a loro, noi, i credenti nel tempo, ci cibiamo della S. Eucarestia per essere trasformati dalla sua potenza.

dossologia                                                                                                                                       

La dossologia finale della quarta Preghiera Eucaristica è uguale a quella del Canone II. Dopo questo testo così teologico e così pieno di rimandi alla tradizione della Chiesa e alla tradizione biblica, una conclusione semplice alla quale tutto il popolo acclama, come al solito: “Amen”, segno della propria partecipazione al rito, quasi una “firma” su ciò che si è appena celebrato e detto.

Il testo del Canone IV aiuta il credente a professare la sua fede in Dio Padre Creatore, in Dio Figlio Redentore, in Dio Spirito Santo, Santificatore. Ogni volta che sentiamo questo testo dovremmo rimanere attenti per una professione di fede limpida che, come sempre, impegna tutto il nostro cuore, oltre che il nostro intelletto.

Il testo

PREGHIERA EUCARISTICA IV

Questa Preghiera Eucaristica, il cui prefazio non si può mai sostituire con un altro, presenta la sintesi della storia della salvezza. Essa si può usare nelle domeniche dei tempi dopo l’Epifania e dopo Pentecoste, nelle Messe rituali, «per varie necessità», votive e nelle Messe dei Santi che non hanno un prefazio proprio. In questa Preghiera Eucaristica, a motivo della sua struttura, non si può inserire una specifica formula per il defunto.

CP È veramente giusto renderti grazie,
è bello cantare la tua gloria,
Padre santo, unico Dio vivo e vero:
prima del tempo e in eterno tu sei,
nel tuo regno di luce inaccessibile.
Tu solo sei buono e fonte della vita,
e hai dato origine all’universo
per effondere le tue benedizioni
su tutte le creature
e allietarle con gli splendori della tua luce.
Schiere innumerevoli di angeli
stanno davanti a te per servirti,
contemplano la gloria del tuo volto
e giorno e notte cantano la tua lode.
Insieme con loro anche noi,
fatti voce di ogni creatura che è sotto il cielo,
confessiamo il tuo nome
ed esultanti cantiamo: Santo…

Il sacerdote, con le braccia allargate, dice:

CP Noi ti lodiamo, Padre santo,
per la tua grandezza:
tu hai fatto ogni cosa con sapienza e amore
Hai creato l’uomo a tua immagine,
alle sue mani hai affidato
la cura del mondo intero
perché nell’obbedienza a te,
unico creatore,
esercitasse la signoria su tutte le creature.
E quando, per la sua disobbedienza,
l’uomo perse la tua amicizia,
tu non l’hai abbandonato
in potere della morte,
ma, nella tua misericordia,
a tutti sei venuto incontro,
perché coloro che ti cercano
ti possano trovare.
Molte volte hai offerto agli uomini
la tua alleanza,
e per mezzo dei profeti
hai insegnato a sperare nella salvezza.
Padre santo,
hai tanto amato il mondo
da mandare a noi,
nella pienezza dei tempi,
il tuo unigenito Figlio come salvatore.
Egli si è fatto uomo
per opera dello Spirito Santo
ed è nato dalla Vergine Maria;
ha condiviso in tutto,
eccetto il peccato,
la nostra condizione umana.
Ai poveri annunciò il Vangelo di salvezza,
la libertà ai prigionieri, agli afflitti la gioia.
Per attuare il tuo disegno di redenzione
consegnò se stesso alla morte
e risorgendo distrusse la morte
e rinnovò la vita.
E perché non vivessimo più per noi stessi
ma per lui che è morto e risorto per noi,
ha mandato, o Padre, lo Spirito Santo,
primo dono ai credenti,
a perfezionare la sua opera nel mondo
e compiere ogni santificazione.

Congiunge le mani e, tenendole stese, dice:

CC Ora ti preghiamo, o Padre:
venga il tuo santo Spirito
a santificare questi doni

congiunge le mani, e traccia un unico segno di croce sul pane e sul calice, dicendo:

perché diventino il Corpo e ✠ il Sangue
del Signore nostro, Gesù Cristo,

congiunge le mani

nella celebrazione di questo grande mistero,
che ci ha lasciato come alleanza eterna.

Nelle formule seguenti le parole del Signore si pronuncino con voce chiara e distinta, come è richiesto dalla loro natura.

Egli, venuta l’ora di essere glorificato da te,
Padre santo,
avendo amato i suoi che erano nel mondo,

li amò sino alla fine;
e mentre cenava con loro,

prende il pane e, tenendolo leggermente sollevato sull’altare, prosegue:

prese il pane, pronunciò la benedizione,
lo spezzò,
lo diede ai suoi discepoli, e disse:

si inchina leggermente,

PRENDETE, E MANGIATENE TUTTI:
QUESTO È IL MIO CORPO
OFFERTO IN SACRIFICIO PER VOI.

Presenta al popolo l’ostia consacrata, la depone sulla patena e genuflette in adorazione.

Poi prosegue:

Allo stesso modo, dopo aver cenato,

prende il calice del vino e, tenendolo leggermente sollevato sull’altare, prosegue:

prese il calice
ti rese grazie con la preghiera di benedizione,
lo diede ai suoi discepoli e disse:

si inchina leggermente,

PRENDETE, E BEVETENE TUTTI:
QUESTO È IL CALICE DEL MIO SANGUE
PER LA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA,
VERSATO PER VOI E PER TUTTI
IN REMISSIONE DEI PECCATI.
FATE QUESTO IN MEMORIA DI ME.

Presenta al popolo il calice, lo depone sul corporale e genuflette in adorazione.

Quindi il sacerdote canta o dice:
CP Mistero della fede.

Il popolo prosegue acclamando:
Annunciamo la tua morte, Signore,
proclamiamo la tua risurrezione,
nell’attesa della tua venuta.

oppure:
Ogni volta che mangiamo di questo pane
e beviamo a questo calice
annunciamo la tua morte, Signore,
nell’attesa della tua venuta.

oppure:
Tu ci hai redento con la tua croce
e la tua risurrezione:
salvaci, o Salvatore del mondo.

Con le braccia distese in forma di croce, il sacerdote continua:

CC In questo memoriale
della nostra redenzione
celebriamo, Padre,
la morte di Cristo,
la sua discesa agli inferi,
proclamiamo la sua risurrezione e ascensione al cielo,
dove siede alla tua destra;
e, in attesa della sua venuta nella gloria,
ti offriamo il suo Corpo e il suo Sangue,
sacrificio a te gradito
e fonte di salvezza per il mondo intero.

Quindi con le braccia allargate prosegue:

CC Guarda con amore, o Dio,
il sacrificio che tu stesso hai preparato
per la tua Chiesa;
e a tutti coloro che parteciperanno
a quest’unico pane e a quest’unico calice,
concedi che,
riuniti in un solo corpo dallo Spirito Santo,
diventino offerta viva in Cristo,
a lode della tua gloria.

1C Ora, Padre, ricòrdati,
di tutti quelli per i quali
noi ti offriamo questo sacrificio:
del tuo servo e nostro papa N.,
del nostro vescovo N., *
dell’ordine episcopale,
dei presbiteri, dei diaconi,
di coloro che si uniscono alla nostra offerta,
di quanti sono qui riuniti, †

† Si inseriscono qui le intercessioni per le diverse Messe rituali, come si trovano nei rispettivi formulari.

dell’intero tuo popolo
e di tutti quelli che ti cercano con cuore sincero.

* Qui è permesso nominare anche il vescovo coadiutore e gli ausiliari.

2C Ricòrdati anche di coloro che sono morti
nella pace del tuo Cristo,
e di tutti i defunti
dei quali tu solo hai conosciuto la fede.
Padre misericordioso,
concedi a tutti noi, tuoi figli,
di ottenere con la beata Maria,
Vergine e Madre di Dio,
con san Giuseppe, suo sposo,
gli apostoli, sant’Ambrogio e tutti i santi,
l’eredità eterna del tuo regno,
dove con tutte le creature,
liberate dalla corruzione
del peccato e della morte,
canteremo la tua gloria,
in Cristo nostro Signore,

congiunge le mani

per mezzo del quale tu, o Dio
doni al mondo ogni bene.

Prende con una mano la patena su cui è l’ostia, e con l’altra il calice, ed elevandoli insieme, canta o dice:

CP Per Cristo, con Cristo e in Cristo,
CC a te, Dio Padre onnipotente,
nell’unità dello Spirito Santo,
ogni onore e gloria
per tutti i secoli dei secoli.

Il popolo acclama:
Amen.