7° Incontro – Finale2022-10-30T15:59:18+01:00

Project Description

Finale

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Ripresa

Siamo alla fine del percorso che anche quest’anno abbiamo fatto insieme. In questo ultimo incontro vorrei raccogliere qualche diversa formazione e provocazione sulla celebrazione dell’Eucarestia e lasciare poi spazio per una revisione di quest’anno insieme.

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La particolarità cristiana della domenica

Appare sempre più chiaramente una difficoltà dei fedeli di vivere il giorno della domenica come giorno del Signore. Potremmo aprire una dissertazione di come, negli ultimi decenni, si sia passati ad una cultura del week end, del giorno dello sport, del giorno delle spese per la famiglia… Vorrei però brevemente ricordare cosa successe a livello storico per poi portare una provocazione sul nostro modo di vivere la domenica da cristiani.

  1. Il giorno dopo il Sabato.

Anzitutto vorrei ricordare che, fin da subito, nella primitiva Chiesa, fu chiaro che “il primo giorno dopo il Sabato” era il giorno per celebrare la risurrezione del Signore. I primi cristiani vollero mantenere la fedeltà al giorno della risurrezione per celebrare l’Eucarestia. Non scelsero né il giorno del giovedì, giorno in cui l’Eucarestia è stata istituita, né il venerdì, giorno del sacrificio della Croce, dedicando ad essi, una volta all’anno, nella settimana Autentica o Santa, un ricordo particolare di ciò che avvenne in quei giorni. Nemmeno decisero di cristianizzare il sabato ebraico. Da subito la fedeltà fu per “il primo giorno dopo il Sabato”. Non fu nemmeno un problema di nome. Il nome “dominicus”, “Dies Domini”, sarebbe arrivato solo molto più tardi, quando la cultura cristiana si sarebbe affermata anche come cultura cristiana di un impero. Nel primo giorno della settimana, in un giorno che era, a tutti gli effetti, lavorativo, i primi cristiani mantennero la fedeltà alla celebrazione dell’Eucarestia, celebrazione della passione, della morte e della risurrezione di Cristo.

  1. Riposo e comandamento.

All’origine della domenica, non vi fu nessun riferimento al terzo comandamento: “ricordati di santificare le feste”. Solo molto più tardi venne l’allusione al comandamento ebraico. Il tema del riposo, poi, non era direttamente richiamato dal “giorno dopo il sabato”, che era il giorno della risurrezione, l’”octava dies”, il “giorno nuovo”.  Nessun riferimento a tutti i temi cari alla predicazione dell’Esodo ed alla fede ebraica. Tanto che non sconvolgeva nessuno il fatto che il giorno del Signore fosse anche un giorno lavorativo. La “sabbatizzazione della domenica” sarebbe arrivata solo molto più tardi, almeno tre secoli dopo e, all’inizio, vi furono molti alti esponenti della Chiesa del tempo che si opposero a far coincidere il giorno del riposo settimanale con il giorno del Signore. Era chiaro, infatti, che l’accento della domenica era sulla risurrezione di Cristo e non sulla “ricreazione” dell’uomo, sebbene la domenica mettesse a tema, com’è ovvio, il rapporto del singolo fedele con Dio che si esprime nella fede nella risurrezione di Cristo. Solo in epoca più tarda, come ho detto, le due cose vennero a coincidere. Come solo in epoca medioevale si fece ricorso al tema del comandamento per giustificare il precetto domenicale. Il precetto, infatti, è attivo nella Chiesa dal secolo settimo, quando si incominciò a verificare una disaffezione dei fedeli del tempo alla domenica come giorno per celebrare la risurrezione del Signore. Il precetto, poi, è tipico della Chiesa occidentale, latina. La Chiesa orientale non conosce il precetto domenicale. Unica raccomandazione è la frequentazione della celebrazione eucaristica almeno una volta all’anno e, possibilmente, nel tempo pasquale. Fu, dunque, solo a “fini catechetici” che si fece coincidere il tema del terzo comandamento con il precetto domenicale, ma ci furono secoli nei quali le due cose furono assolutamente distinte e nei quali era chiaro che la domenica era il giorno per il Risorto e non per il riposo.

  1. La comunità cristiana.

Altra idea fondamentale della prima comunità cristiana fu che la domenica prendeva senso proprio per il raduno, insieme, dei cristiani. Non esisteva l’idea di una pluralità di Messe. Unica era la celebrazione della Messa, officiata dal Vescovo che, in comunione con i presbiteri e i diaconi, officiava il rito comune a tutti, il rito nel quale prendeva forma e attingeva senso la comunione ecclesiale all’unico e santo corpo del Signore. Il fedele veniva educato a comprendere che il ricordo della passione, morte e risurrezione del Signore e la sua attualizzazione nel tempo, non poteva certamente essere svolto dal singolo fedele, ma doveva essere necessariamente celebrato in una comunità, sotto la guida del Vescovo e dei presbiteri. Fu solo quando le comunità cristiane si diffusero che si perse l’idea di un’unica celebrazione attorno al Vescovo. Dai villaggi, dalle piccole città, era difficile il “convenire in unum” che aveva segnato i primi tempi di diffusione della Chiesa. Ecco che nacque l’idea di una celebrazione officiata dai presbiteri, in comunione con il Vescovo, e dai suoi rappresentanti o collaboratori nelle diverse città e villaggi in una diocesi. Anche in questa fase la celebrazione dell’Eucarestia era, comunque, unitaria. Una sola Messa, per tutti, nel giorno del Signore, che, nel frattempo, era diventato il “Dies Domini” e al quale si sarebbe presto aggiunto il riposo, come ho brevemente ricordato. L’idea, però, di un’assemblea eucaristica nella quale convenivano tutti i cristiani, rimase, per secoli, assolutamente al di là di ogni discussione.

Fu solamente quando prevalse l’idea del “precetto” che si cominciò una moltiplicazione di Messe che, in origine, non era per garantire ai fedeli la possibilità di una celebrazione nell’orario più congeniale alla loro situazione. Fu piuttosto quando si perse l’idea della concelebrazione che si realizzò l’idea di garantire ad ogni singolo presbitero la possibilità di una celebrazione eucaristica. Fu solo dopo molti secoli, con il Concilio Vaticano II, che si riscoprì l’idea di concelebrazione. Credo che alcuni di voi ricordino ancora la “Messa bini bini”.

I due presupposti fondamentali per la domenica cristiana sono quindi:

  • il convenire in uno della comunità dei fedeli;
  • l’attualizzazione, nell’oggi della salvezza, della passione, morte e risurrezione del Signore.
  1. Provocazioni:
  • La nostra domenica è ancora così?
  • Per recuperare il senso della domenica non è necessario far coincidere la domenica con il giorno del riposo e, tuttavia, un’adeguata sospensione del lavoro è pure necessaria. Come coniugare le due cose?
  • “Una” Messa, “molte” Messe: cosa ci sta dicendo il periodo storico in cui viviamo?
  • Che idea di comunità cristiana contribuiamo a formare?

Eucarestia festiva anticipata

Altro tema assolutamente fondamentale è quella che, nel gergo comune, viene chiamata “Messa prefestiva”. L’idea è assolutamente erronea. È fuori discussione che vi sia una possibilità, per motivi pratici, di celebrare il “giorno del Signore” il giorno antecedente, come se fosse una pre-domenica e, quindi, ci possa essere una Messa pre-festiva.

Il rito ambrosiano ci aiuta moltissimo a comprendere che, poiché il giorno liturgico inizia con il vespero del giorno precedente, con il vespero del sabato sera, che è chiamato “vesperi primi della domenica”, si entra già, a tutti gli effetti, nel giorno domenicale. Dunque la Messa che, molto opportunamente, nel rito ambrosiano viene chiamata “vigiliare”, non è una Messa della pre-festa! Caso mai è la prima Messa, in ordine cronologico, del giorno festivo! Essa dovrebbe sempre essere celebrata solennemente, perché introduce, a tutti gli effetti, nel giorno del Signore. Noi utilizziamo una delle nostre Messe vigiliari connotandola di solennità. È la Messa delle ore 18.00 in San Giulio, che ha una struttura leggermente differente dalle altre Messe vigiliari, mentre nelle chiese di Santa Maria, San pietro e Sant’Anna ricorriamo a questa forma solenne solo nei tempi forti. E tuttavia con ciò non intendiamo affatto derogare al principio per cui tutte le Messe vigiliari debbano essere celebrate con dignità e con sobria solennità per introdurre nel giorno del Signore Risorto. Tanto più che poi, quattro volte all’anno, come prescritto dal rito ambrosiano, noi celebriamo anche nelle altre chiese e negli altri orari vigiliari le Messe vigiliari solenni tipiche della nostra Chiesa.

Provocazione.

  • La nostra Chiesa è in grado di educare i fedeli a questo?

Le giornate speciali

Nella programmazione annuale, poi, vi sono non poche domeniche che devono essere dedicate alla sensibilizzazione su particolari temi: missioni, vita, Terra Santa… con scopi catechetici o con appropriate riflessioni.

Ci sono poi molte altre “giornate” certamente meno rilevanti dal punto di vista pastorale: la giornata per il quotidiano cattolico, per l’Università Cattolica… che, pur proponendo riflessioni su temi di grande importanza per la vita del cristiano, tuttavia pongono la domanda: queste riflessioni devono essere unite alla S. Messa? Esiste un altro modo per educare i fedeli a queste riflessioni senza intaccare il contenuto della Messa, celebrazione della Risurrezione del Signore e sua attualizzazione nel tempo?

Altre innumerevoli, poi, sono le occasioni con cui gruppi, associazioni etc. chiedono spazi che, più che per un’educazione ad alcuni temi di vita cristiana, assomigliano solo ad una raccolta fondi…

Il criterio della nostra comunità.

Per ora, dopo discussione con il CPCP e con il CAECP, si ritiene che:

  • Si propongono e si sostengono le giornate più significative: Terra Santa; Carità del Papa; Missioni; Migranti;
  • Si segnalano le altre giornate, ma senza che vi sia un’apposita raccolta o spiegazione;
  • Si concede l’utilizzo del sagrato, senza segnalazione dal pulpito, ad associazioni o gruppi ecclesiali con fini caritativi, una volta al mese, generalmente la terza domenica del mese, al di fuori dei tempi forti di Avvento e di Quaresima che sono riservati alle iniziative di carità segnalate dal gruppo liturgico.

Provocazioni:

  • Ti pare che questo criterio sia sufficiente e ancora valido?
  • Hai segnalazioni da farci in questo senso?

Precetto, radio, TV, WEB

Già da molti anni, molti canali televisivi, radiofonici e siti web, propongono la celebrazione di ampi spazi della liturgia, e non solo della S. Messa. Sono molte le persone anziane o malate che traggono frutto da questi canali, che, è bene ricordarlo, non assolvono il precetto, dal momento che anziani in età avanzata, malati etc. sono esenti da qualsiasi precetto. Pastoralmente è molto utile che vi siano queste trasmissioni e che coloro che sono impediti a partecipare alla celebrazione parrocchiale ascoltino o vedano questi programmi di fede. Tuttavia, sarebbe ancor meglio se, accanto all’ascolto della Messa attraverso questi strumenti, ci fosse un ministro, se non proprio il sacerdote, che rechi il conforto della S. Eucarestia al capezzale dei malati. Meglio ancora se qualche gruppo caritativo della parrocchia si stringesse attorno a coloro che sono impediti alla celebrazione eucaristica e facesse sentire il calore umano di una comunità che prega e sente vicini i suoi malati.

Un grosso cambiamento è stato introdotto nella pandemia. Con l’impossibilità di recarsi in chiesa, come ricorderete, abbiamo dato ai fedeli la possibilità di partecipare alla S. Messa della nostra comunità via web. Al termine del periodo di forzata chiusura in casa, il ritorno in chiesa non è stato uguale per tutte le categorie.

Mentre gli anziani hanno, da subito, ripreso la frequenza insieme agli adulti, notiamo che le famiglie fanno proprio fatica! Anzi, per alcune la Messa dei ragazzi via web è diventata un’utile soluzione: si partecipa alla comunità, si sta a casa, la si vede quando si desidera, possibilmente dal divano…

Certamente il nostro impegno deve andare in un’altra direzione ed invitare i fedeli all’incontro personale con Cristo. Questo è e deve essere l’unico modo con il quale vogliamo educare una comunità credente! Come fare? Credo che nessuno abbia la ricetta. Fino a quando non capiremo che la Messa non è un “precetto” ma un incontro con Cristo e che non c’è un “obbligo”, ma, piuttosto, un desiderio di incontrare il Signore che si esprime proprio nella celebrazione, non usciremo dall’impasse che viviamo.

Provocazioni:

  • Ti pare che riusciamo in questo intento?
  • I nostri ministri sono adeguatamente formati e adeguatamente presenti?