Rimanere nell’amore2022-01-21T14:05:30+01:00

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Rimanere nell’amore

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Rimanere nell’amore

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Introduzione

Iniziamo lo studio di un nuovo capitolo del vangelo di Giovanni. D’ora in avanti ogni lectio divina corrisponderà ad un intero capitolo. Questo già ci dice l’importanza che ha avuto il capitolo 13 che ha introdotto questi capitoli che ora leggeremo insieme. Credo che anche ad una semplice lettura abbiamo capito la bellezza di questo capitolo 14 ma anche la sua complessità.

La struttura

La complessità viene anzitutto dalla struttura del testo. Ci sono stati molti modi di approcciare questo capitolo da parte dei diversi autori e manca un consenso su come Giovanni abbia pensato questa parte del suo vangelo. Questo ci dice già che Giovanni e la sua redazione devono essere tornati più volte su questi discorsi e che hanno riportato molti detti del Signore utilizzando la “tecnica della sovrapposizione”, per cui un discorso si sovrappone ad un altro senza che la logica sia sempre chiara e riconoscibile. Credo che, per semplicità, possiamo dividere il brano in tre parti:

  • vv. 1-14 il Paraclito, Gesù e il Padre
  • vv. 15- 24 il ritorno del Signore
  • vv. 25-31 la pace

è una distinzione piuttosto schematica, che ci serve per capire meglio il discorso del Signore, non è certo la divisione migliore o quella esaustiva. Addentriamoci in ciascuna delle sezioni per capire anche cosa vogliono dire a noi queste parole, a noi che rileggiamo spiritualmente questo testo.

Il Paraclito, Gesù, il Padre

Distinguerei anche in questa sezione alcuni schemi interpretativi che ci possono aiutare. Il tema generale della sezione è quello contenuto dalle parole “abbiate fede”. Sono parole che rispondono ad una precisa richiesta del Signore. Il Signore, ormai nell’ora della morte, che è l’ora della rivelazione, come abbiamo detto fin dal primo incontro, chiede al discepolo di avere fede. Gesù indica la fede come l’unico vero modo di stare davanti a quel momento che sarà il momento della sua rivelazione. Di fronte al suo imminente morire, ovvero al suo imminente distacco, al discepolo preoccupato di rimanere solo, Gesù propone la fede come via di uscita per sopportare questo momento. La fiducia della fede è ciò che può sopperire il turbamento del cuore. Turbamento comprensibile, che non può non esserci, e che, tuttavia, deve essere in qualche modo superato. L’unico modo di superarlo è la fede.

V 1-7

Un primo tema che viene affrontato in questi versetti, è quello del posto nella casa del Padre. È un tema molto frequente anche nel primo testamento ed è un tema al quale hanno dedicato molto spazio anche gli autori cristiani dei primi secoli. Un tema complesso che intende rispondere alla domanda di ogni credente: cosa succede dopo la morte? Che posto occupiamo dopo la morte? Cosa accade all’anima dopo la morte? Gesù prende una posizione molto precisa, ricordando che nella “casa del Padre vi sono molte dimore”.  In questo modo Gesù attesta diverse cose:

  1. Anzitutto il dopo morte è comunque un futuro di comunione con il Padre. Ovviamente Gesù si sta riferendo non solo a sé stesso, perché ha già detto che la sua morte è un congiungersi di nuovo con il Padre, ma a tutti noi. Anche l’uomo è invitato ad essere in comunione con quel Padre da cui ha avuto l’esistenza ed ogni altro bene.
  2. Un secondo tema è quello del posto. Sono le “dimore”, come traduce la Bibbia della Cei. Gesù dice con chiarezza che c’è un posto per tutti. La comunione con il Padre non è esclusiva di qualcuno, ma è il destino finale della vita di tutti, il destino a cui tutti sono indirizzati. I padri della chiesa hanno anche ulteriormente esplicitato il discorso, soffermandosi sui diversi gradi di perfezione a cui un’anima può giungere, il che si riflette su quel posto che ciascuna anima occuperà nella vita eterna. Si spiegano così perché alcuni posti sono molto vicini al Signore e molti altri più “lontani” da Lui. Il linguaggio è figurativo. La vita eterna è comunione con il Padre, indipendentemente dal “posto” che si occupa. Anche se è vero che diversi gradi di perfezione possono dare origine ad un ordine celeste differenziato. Questo tema è molto presente anche nel primo testamento, per esempio nell’Esodo, o nella predicazione di San Paolo, come leggiamo soprattutto nella prima lettera ai Corinti.

Un secondo tema è quello della via. Anche qui si tratta di un tema classico, un tema sul quale hanno riflettuto anche non poche pagine del primo testamento. Anche su questo punto Giovanni esprime una posizione particolare. Ben sapendo che ci sono diverse vie con le quali l’uomo tenta di arrivare a Dio, San Giovanni riconosce che “la” via è una sola, è quella di Cristo che è il rivelatore del Padre. Se è vero che in ogni via c’è qualcosa di buono, è però vero che la via che ha scelto Dio è una sola, ed è Gesù Cristo stesso. In questo l’insegnamento di Giovanni si differenzia e si distacca da ogni altro tipo di religione. Se la via, normalmente, fa riferimento ad un contenuto morale, a cosa da fare o da non fare per arrivare alla conoscenza di Dio, San Giovanni sta proprio su un altro piano. Per Giovanni il tema della via non ha implicanze morali, ma teologiche. È Dio che viene a rivelarsi all’uomo, è Dio che viene a farsi conoscere dall’uomo. Dio si fa conoscere dall’uomo in Gesù Cristo. Non c’è altra via di rivelazione, non c’è altra via più chiara e più sicura che questa. Dio si rivela così perché l’uomo possa cercarlo qui. Dio si rivela in modo tale che l’uomo possa conoscerlo ed amarlo. Il concetto di via, è poi unito a quello di verità e di vita. La rivelazione di Gesù Cristo non è solo una dottrina, non è solo un insieme di nozioni, ma è un permettere all’uomo di essere introdotto nella vita del Padre, che è verità. Per San Giovanni la verità di Dio non corrisponde ad una gnosi, a un insieme di cose da sapere a cui possono essere iniziati gli uomini, ma ad un incontro con Dio Padre che è la verità di ogni cosa creata, appunto perché Dio è il creatore di ogni cosa. Via di accesso a questa verità di Dio è solo Cristo, è solo Gesù che è la via al Padre.

V 8- 11

L’obiezione di Filippo. La riflessione è marcatamente di carattere teologico. Gesù spiega la perfetta unione che c’è tra lui e il Padre nella potenza dello Spirito. Chi ha visto Lui, ha visto anche il Padre. Chi ascolta la sua voce, ascolta la voce del Padre. Poiché l’unione della Trinità è perfetta, ogni cosa che il Figlio compie, dice, rivela, è compiuta, detta, rivelata anche dal Padre nella potenza dello Spirito. Se volete questo è il compimento di ciò che Giovanni ha già detto nel capitolo 4 alla Samaritana. Quando Gesù ha detto che occorre adorare Dio in spirito e verità, intendeva proprio dire queste cose: chi conosce Lui, chi ascolta Lui, chi adora Lui, nel suo cuore ha già riconosciuto e adorato il Padre e lo Spirito Santo. È la parte più difficile del discorso del capitolo 14 e, come vediamo, è tutta un’affermazione sull’unità di Dio. Queste parole sono intimamente unite alle precedenti. Il dimorare presso Dio, la vita eterna dopo la morte, altro non è che un vedere Dio nella sua essenza. Quello che, in questo tempo, è creduto per fede, sarà svelato e ci sarà un accesso possibile a tutti. La vita eterna altro non è che il vivere nella perfezione quella vita di fede che ora tutti noi stiamo conducendo. Il tutto si compie nella potenza dello Spirito Santo, che è la forza con cui Dio compie la sua opera e con la quale attira a sé l’uomo. Discorso complesso, per il quale Gesù non solo chiede fede, ma rimanda ai “segni” che ha offerto, ovvero ai miracoli che ha compiuto e che il quarto vangelo ci ha presentato proprio così, come segni del suo amore. A proposito di questi segni, San Giovanni, riprendendo la parola del Signore, dice poi che anche il credente compirà segni ulteriori con la sua fede. Giovanni, a differenza dei sinottici, non si ferma su qualche elenco di opere grandi che faranno i credenti. Preferisce lasciare nell’indeterminato, per dire che l’uomo che crede, potrà fare qualsiasi cosa con la forza che viene dal Signore.

V 12-14

Sono la logica conclusione di quello che è appena stato detto. Poiché questo discorso è difficile, Gesù stesso invita alla preghiera. Lo Spirito Santo è la forza che il Padre infonde in ogni credente. Ecco perché qualsiasi credente, anche il più dubbioso, potrà chiedere, nella preghiera, quella forza di fede che è necessaria per giungere alla verità di Dio.

Il ritorno del Signore

Entriamo così nella seconda sezione, i vv 15-24, che abbiamo intitolato il ritorno del Signore. Questi versetti non sono più retti dalla richiesta: “abbiate fede”, ma piuttosto da un’ulteriore richiesta del Signore: “amatemi”. Questa richiesta è molto “nuova” e differente da quelle del primo testamento. Se, infatti, il primo testamento insiste molto sull’amore che Dio ha per l’uomo, amore che non può venire meno, cosa che è ripresa da diversi autori sia del nuovo testamento che, poi, dai padri apostolici, San Giovanni insiste su un altro tema, che è quello dell’amore che il cristiano deve avere per Gesù. È un tema nuovo, un tema che il primo testamento affronta solo marginalmente e che, invece, è il cuore di questa sezione del Vangelo. La sezione introduce il tema di un “altro paraclito”, cioè “consolatore”. Normalmente “paraclito” è il nome che noi diamo allo Spirito. Ma se Gesù dice: “un altro paraclito”, significa che lui è già stato un “paraclito”, cioè un consolatore della fede dell’uomo, la sua venuta, la sua vicinanza all’uomo, infatti, sono già state consolazione per la sua fede. Il Paraclito continuerà la sua opera, quando non sarà più visibile la sua presenza. L’opera di Gesù non finisce, quindi, con la sua vita, ma continua anche dopo la sua esistenza. Sarà lo Spirito Santo a donare quella forza che permetterà di conoscere la Via per giungere alla Verità e alla Vita. Come si vede le sezioni sono tutte una connessa con l’altra e penso che capiate, ora, quell’effetto “cascata” che è tipico di San Giovanni. Tutti i detti del Signore sono stati ricomposti in maniera tale che si continui a passare dall’uno all’altro riproponendo sempre una conoscenza più profonda e più vera del mistero di Dio.

A cosa si riferisce, però Gesù, quando parla del suo ritorno? Alcuni autori hanno tentato risposte diverse:

a). alle apparizioni dopo la sua risurrezione. Cosa indubbiamente vera ma non esaustiva.

b). una presenza non più corporea e perenne. Anche questo è certamente vero e designa la presenza dello Spirito Santo, incorporeo eppure sensibile.

c). Gesù si riferisce ad una presenza che è per tutti e non solo per una elite, quindi sono superate le obiezioni di chi pensa che il Signore si riferisca ad apparizioni personali;

d). il tema centrale diventa l’osservanza dei comandamenti. Questo è il vero cuore di questa sezione. L’amore per Dio, l’amore per il Signore a cui Gesù fa appello, si vede dall’osservanza dei comandamenti. Il che non significa un’osservanza esteriore dei comandamenti di Mosè ma ad una interiorizzazione di quel comandamento dell’amore con cui si era concluso il capitolo 13 e che noi abbiamo già commentato. Capiamo, ancora una volta di più, l’importanza del capitolo 13 e del gesto in esso contenuto: la lavanda dei piedi; quel gesto di servizio e di amore è, come abbiamo già avuto modo di dire, ciò che sostiene anche questa parte del discorso e questa rivelazione di amore del Signore.

e). la venuta del Signore è nella potenza dello Spirito Santo e introduce tutti nella più perfetta conoscenza del Padre. Sarà quell’occupare la propria dimora di cui abbiamo appena parlato.

Come si vede questa sezione è molto concisa ma anche molto complessa ed è piena di riferimenti e di indicazioni per un passo di fede forte. Tutti i credenti, ci sta dicendo San Giovanni, sono invitati a mettersi in cammino verso questa conoscenza del Padre che chiamiamo vita eterna.

La pace

Così giungiamo all’ultima parte di questa sezione. Se la prima è stata retta dalla richiesta “abbiate fede” e la seconda da “amatemi”, questa terza sezione è tutta retta dal tema della “pace”. Sono i vv 25-31. Ovviamente la pace di San Giovanni non ha nulla a che vedere con la tranquillità o con l’assenza di guerre e di conflitti. La pace di cui parla San Giovanni è il dono che concerne la salvezza dell’uomo. San Giovanni è molto chiaro nel dire che la pace di Dio non ha niente a che fare e a che vedere con la pace del mondo, la pace dell’uomo, o come l’uomo si scambia questa pace. La pace consiste nell’essere immersi nella stessa dimensione di Dio. Vera pace sarà solo quella della dimora, del posto che Dio stesso ci ha preparato nella vita eterna. Ora possiamo cercare questa pace, possiamo sforzarci di giungere a questa pace, ma essa rimane, pur sempre, dono di Dio e non per questo tempo. Il “principe di questo mondo” ovvero il demonio che ha sempre una forza subdola e distruttiva sull’uomo, è colui che tenterà di staccare l’uomo da questa pace. È il credente, è il discepolo che deve rimanere sempre proteso a questa pace. Pace che avrà come dono dello Spirito. Pace che sperimenterà solo nella conoscenza vera e piena del Padre. Pace che arriverà solo dopo che uno avrà percorso completamente la via della propria vita, seguendo quella Via che è Cristo e che ci immette nella vera conoscenza del Padre. Vedete che questa ultima sezione richiama molto da vicino la prima sezione con cui abbiamo aperto la nostra lectio divina.

La conclusione di questa sezione riprende, poi, anche la sezione seconda. Gesù, che ha chiesto di essere amato, vuole mostrare ancora una volta come Lui ama il Padre. Per Gesù amare il Padre è compiere la sua volontà. Quella volontà che, ora, passa per la via della Croce, alla quale il Signore ha già deciso di aderire e che ora viene richiamata.  Quell’”andiamo via di qui”, con cui si conclude il capitolo, dice con chiarezza l’intento di abbracciare quella morte che sarà l’apice della sua rivelazione. È con questa finale che siamo immessi nei capitoli successivi che sono l’ultima parola di Gesù e, soprattutto, la grande preghiera di Gesù al padre con la quale concluderemo poi la lectio divina di quest’anno.

Per la preghiera:

  • Come vivo il pensiero della vita eterna?
  • Cosa significa che ci sono molte dimore?
  • Penso mai alla “mia dimora”?
  • Cosa significa, per me, seguire Gesù che è via verità e vita?
  • Vivo anch’io il desiderio di vedere il volto del Padre come gli apostoli e come Filippo?
  • Quale paura mi prende quando sento questi discorsi o mi accingo a questa meditazione?
  • In che senso posso dire di dispormi ad amare Gesù?
  • La mia vita cristiana, come risposta di amore all’amore del Padre, cosa mi sta chiedendo?
  • Cosa penso quando sento dire: “il ritorno del Signore?”. È un concetto che mi fa paura o che mi allarga il cuore?
  • Come prego per la pace? Cosa intendo per pace del cuore, come Giovanni ci ha insegnato a dire?
  • Cosa mi ha più colpito di questo capitolo e come posso trasformarlo adesso in preghiera?

Impegno del mese

Nel prossimo mese avremo le giornate eucaristiche, credo che l’impegno del mese potrebbe essere proprio quello di vivere queste giornate come pegno di vita eterna. Vita eterna alla quale pensiamo anche ora, durante l’esposizione.

Buona preghiera.